L’elenco comprende le specie e sottospecie di Mammiferi presenti sul territorio italiano allo stato selvatico, da esso sono quindi escluse l’uomo e le specie domestiche.
Secondo una revisione del 2019[1] le specie di mammiferi residenti in Italia sono 123, appartenenti a sette ordini (Erinaceomorpha, Soricomorpha, Chiroptera, Carnivora, Cetartiodactyla, Rodentia, Lagomorpha), e 28 famiglie. Tuttavia, tale revisione è stata integrata anche con le specie e sottospecie riportate in Italia dalla Associazione Teriologica Italiana[2] e dal Comitato Italiano dell’IUCN[3].
Di seguito la lista dei mammiferi residenti in Italia suddivisi per Ordine e successivamente per Famiglia tassonomica. Nelle tabelle oltre al nome comune e al nome scientifico, sono indicati lo stato di conservazione in Italia e generale secondo la classificazione IUCN.
Nella colonna della Categoria (Cat.) è invece riportato se la specie, o sottospecie, è endemica (EN), autoctona (AU), alloctona (AL) o parautoctona (PA); dove per endemica si intende una specie o sottospecie presente sul solo territorio italiano, per alloctona quelle non originarie dell’Italia ma introdotte per cause antropiche e per parautoctone quelle specie o sottospecie che, pur non essendo originarie del territorio italiano, sono giunte per intervento diretto, intenzionale o accidentale, dell’uomo prima del 1500[4]. Sono inoltre indicate in questa colonna le specie alloctone invasive di rilevanza unionale[5] (AL Inv.) quelle specie cioè i cui effetti negativi sono talmente rilevanti da richiedere un intervento coordinato e uniforme a livello di Unione Europea.
^ Il gatto selvatico è stato introdotto anticamente in Sardegna e successivamente si è probabilmente ibridato con quello domestico[6]. Inoltre, a seguito della riclassificazione avvenuta nel 2007 la sottospecie F. s. sarda è stata inserita nella sottospecie F. s. lybica e in tal caso la popolazione sarda non sarebbe da considerarsi un endemismo
^ Un solo esemplare di Genetta comune catturato in Italia alla fine degli anni 1960 in Valle d’Aosta, seguito da alcuni avvistamenti dubbi in Piemonte negli anni 1970. Potrebbe trattarsi di individui erratici provenienti dalla popolazione francese, a sua volta probabilmente introdotta dal Nord Africa.[7]
^ L’Arvicola acquatica italiana (Arvicola italicus) è una specie di recente identificazione, distinta da Arvicola amphibius, alla quale prima era attribuita, sulla base di differenze molecolari. La sua distribuzione ristretta all’Italia la rende un endemismo italiano, ma è necessario approfondire le conoscenze sulle eventuali popolazioni dei paesi confinanti.[10]
^ L’Arvicola di Leverned (Microtus levernedii) è una specie recentemente rivalutata alla luce delle differenze con le popolazioni centro europee di Microtus agrestis e viene considerato il taxon presente in Francia, Svizzera e Italia, con forma nominale.[11]
^ Dapprima considerata una sottospecie dell’arvicola del SaviMicrotus savii nebrodensis (Minà-Palumbo, 1868), l’arvicola dei Nebrodi (Microtus nebrodensis) è stata recentemente elevata al rango di specie. Le differenze morfologiche tra le specie attualmente riconosciute si basavano su confronto di alcune misurazioni del cranio e sulla morfologia dei denti molari. Tuttavia, questa distinzione risulta ancora discussa da alcuni autori.[12]
^Salta a:abc In Italia sono presenti 4 sottospecie di quercino: la sottospecie nominale Eliomys quercinus quercinus, il quercino italico E. q. pallidus in Italia peninsulare e in Sicilia, il quercino di Lipari E. q. liparensis dell’isola di Lipari e il quercino sardo E. q. sardus endemismo sardo-corso.[13][14]
Mario Spagnesi e Anna Maria De Marinis (a cura di), Mammiferi d’Italia – Quad. Cons. Natura n.14 (PDF), Ministero dell’Ambiente – Istituto Nazionale Fauna Selvatica, 2002. URL consultato il 19 dicembre 2022.