Pesci in Italia

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L’Italia: penisola nel Mediterraneo. Visibili i laghi del Centro Italia, il sistema glaciale a nord, le lagune nord-adriatiche

pesci in Italia sono diversificati in 621 specie, di cui 72 introdotte o migrate dall’oceano Atlantico e dal mar Rosso per via della tropicalizzazione del mar Mediterraneo. Di tutte le specie presenti circa un quinto vive in acque dolci e di queste 9 sono endemiche[1].

Lista delle specie

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Agnati

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Lo stesso argomento in dettaglio: Agnati in Italia.

Pesci cartilaginei

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Lo stesso argomento in dettaglio: Chondrichthyes in Italia.

Pesci ossei

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Lo stesso argomento in dettaglio: Actinopterygii in Italia.

Il mare

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I mari italiani hanno una fauna ittica molto diversa fra loro, specialmente il popolamento del Mar Adriatico si differenzia sostanzialmente da quella degli altri mari italiani per la presenza di specie ad areale nordico assenti altrove (per esempio il merlano o la passera di mare) e per l’assenza di specie termofile come alcuni sparidi o labridi. I mari del Sud Italia sono invece assai ricchi di specie tropicali o subtropicali come Thalassoma pavoSparisoma cretenseSphyraena viridensis e vari carangidi che si ritrovano anche nelle acque del nord Africa e che, complice il fenomeno della meridionalizzazione del Mediterraneo, si stanno diffondendo anche in acque più settentrionali.

Le popolazioni del Mar Mediterraneo sono caratterizzati dalla presenza di molte specie diverse ognuna delle quali rappresentata da uno scarso numero di individui (ha popolazioni più simili a quelle di un mare tropicale che a quelle di un mare temperato freddo come il Nord Atlantico).

L’industria peschereccia, dunque, non può contare su grandi banchi paragonabili a quelli, per esempio, di aringhe o di merluzzi delle acque del Nord Europa.

Tropicalizzazione e meridionalizzazione del Mediterraneo

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L’innalzamento globale della temperatura è strettamente collegato alla presenza di specie di pesci considerate aliene nelle acque mediterranee. Dallo stretto di Gibilterra e, soprattutto, dal Mar Rosso (attraverso il canale di Suez) molte specie stanno formando popolazioni nelle acque mediterranee. Si tratta di specie perlopiù tropicali, quali scorpenidi del genere Pteroisolocentridisiganidi ed altre specie appartenenti a generi o famiglie precedentemente mai segnalati per il Mare Nostrum. L’immigrazione di specie tipiche del Mar Rosso attraverso il canale di Suez è detto migrazione lessepsiana. L’ingresso di specie tropicali nel mar Mediterraneo prende il nome di tropicalizzazione.

La meridionalizzazione è un fenomeno simile, ma limitato a specie dei bacini meridionali del Mediterraneo che spostano o ampliano verso nord il loro areale, come è successo alle specie Sphyraena viridensisThalassoma pavoSparisoma cretense e molte altre.

Le acque dolci

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Lo stesso argomento in dettaglio: Cyprinidae in Italia.

L’ittiofauna d’acqua dolce italiana riveste un altissimo interesse ittiologico a causa dell’elevato numero di specie endemiche, dei complessi meccanismi di speciazione qui intervenuti e studiabili in vivo e, infine, per l’eccezionale interesse biogeografico che rivestono molte popolazioni.

Essenzialmente, l’Italia può essere suddivisa in due grandi province, ossia la provincia padana (corrispondente all’incirca alla Pianura Padana, ma estesa anche ai fiumi non tributari del Po come AdigeBrentaPiaveTagliamento) e la provincia tosco-laziale (corrispondente al medio ed alto versante tirrenico della Penisola, dal fiume Magra al fiume Volturno a sud).

Queste due regioni ospitano specie e, soprattutto, endemismi totalmente diversi.

Gli endemismi

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La fauna ittica italiana comprende numerose specie endemiche quali:

Sono inoltre endemiche alcune specie di Ciprinidi tra cui meritano una segnalazione:

ed alcuni Salmonidi come:

senza dimenticare i gobidi:

E i membri di altri gruppi come:

È inoltre ormai stata classificata come specie endemica italiana appartenente alla famiglia delle Esocidae

L’alto livello di endemismo è legato principalmente alle vicissitudini occorse all’epoca delle ultime glaciazioni quando l’Italia fu un’area di rifugio con caratteristiche climatiche relativamente più miti rispetto all’Europa continentale, dalla quale si trovò separata dalla’imponente calotta glaciale che allora copriva le Alpi. Anche la Penisola Iberica, i Balcani, il bacino del Danubio, aree con notevole presenza di endemismi, furono simili “rifugi” per l’ittiofauna all’epoca.

Le introduzioni di specie aliene

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Un pesce gatto, ormai diffuso nei fiumi di tutta Italia

Durante tutto il XX secolo sono state immesse nelle acque interne italiane numerosissime specie di pesci alloctoni provenienti da tutto il mondo (soprattutto da nord America ed Europa orientale) sia per scopi alimentari che (prevalentemente) per la pesca sportiva. Questa rivoluzione ha avuto risultati spesso disastrosi, infatti sono state immesse specie incompatibili con le popolazioni preesistenti causando estinzioni locali di specie rare ed una banalizzazione dei popolamenti fluviali e lacustri. Evidente a tutti è la dannosità di alcune specie introdotte come il pesce gatto, il siluro, il persico sole, il carassio, l’aspio ed il lucioperca che in certe aree hanno praticamente sostituito le popolazioni preesistenti. Un fenomeno simile è la transfaunazione ovvero l’introduzione di specie di un certo bacino idrografico in altri all’interno dello stesso paese dove prima era assente, un esempio è l’introduzione della savetta o del triotto nelle acque centromeridionali o l’immissione della rovella in quelle del Po. Di seguito un elenco delle più note specie introdotte prima del 2007 nelle acque dolci italiane che hanno formato popolazioni stabili:

Famiglia Cyprinidae

Famiglia Siluridae

Famiglia Ictaluridae

FamigliaSalmonidae

Famiglia Poeciliidae

Famiglia Percidae

Famiglia Centrarchidae

Note

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  1. ^ All fishes reported from Italy, su fishbase.usURL consultato il 12 luglio 2020.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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