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Calabria Citeriore

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Calabria Citra
Informazioni generali
Nome ufficialeJustitiaratus Vallis Gratae et Terra Jordanae (dal 1231 al XVI secolo)
Giustizierato di Calabria Citeriore (dal XVI secolo al 1806)
Provincia di Calabria Citeriore (dal 1806 al 1860)
CapoluogoCosenza
12.506 abitanti (1840)
Dipendente daRegno di Sicilia
Regno di Napoli
Regno delle Due Sicilie
Suddiviso indistretti
43 circondari
152 comuni
Evoluzione storica
Inizio1231
CausaPromulgazione delle Costituzioni di Melfi
Fine1860
CausaOccupazione garibaldina e annessione al Regno di Sardegna
Preceduto daSucceduto daDucato di Puglia e CalabriaProvincia di Cosenza
Cartografia

La Calabria Citeriore (anche Calabria CitraCalabria AltaCalabria Superiore, o Enotria[1]) è stata un’unità amministrativa del Regno delle Due Sicilie.

Già in età medievale nel territorio dell’attuale regione Calabria erano individuabili due distinte aree che nel corso dei secoli avrebbero assunto la denominazione di Calabria Citeriore (o Calabria latina) e Calabria Ulteriore (o Calabria greca). La Calabria latina corrisponde all’area più settentrionale della regione e costituì, dal 1147, una unità amministrativa prima del Regno di Sicilia, poi del Regno di Napoli ed, infine, del Regno delle Due Sicilie.

Indice

Valle di Crati e Terra Giordana[modifica | modifica wikitesto]

In epoca normannosveva, il territorio della Calabria era suddiviso in 3 regioni geografico-amministrative: la Valle di Crati, la Terra Giordana e la Calabria propriamente detta (che sarà definita, poi, Calabria Ulteriore)[2]. Dal punto di vista prettamente amministrativo, però, la Valle di Crati e la Terra Giordana formavano un unico giustizierato, che era detto, appunto, Vallis Gratae et Terra Jordanae.

Tale territorio corrispondeva all’area settentrionale della Calabria: più precisamente, la Val di Crati comprendeva Cosenza ed il territorio occidentale del giustizierato, mentre la Terra Giordana abbracciava la parte orientale della provincia spingendosi a Sud sino ad includere parte del territorio di Catanzaro[3]. Il giustizierato, dunque, confinava a Nord con la Basilicata, a oriente col Mar Ionio e ad occidente col Mar Tirreno e a Sud con la Calabria Ulteriore.

Dopo la conquista del Regno da Parte di Carlo I d’Angiò la denominazione non muta, come risulta dall’Ordine di riscossione della sovvenzione generale del 7 dicembre 1266 inviato, tra gli altri, al giustiziere “De Vallisgrate et Terra Jordani” Girardo de Espiscia[4].

Quest’ultimo confine subì un’importante variazione nel 1280, allorquando il giustizierato meridionale della Calabria, la cui estensione era inferiore rispetto a quella della parte settentrionale, fu ampliato con l’annessione dei territori di Catanzaro, TavernaSellia, Simeri, Barbaro, GenicocastroMesoracaPolicastro, Tacina, Le CastellaRocca BernardaSanta Severina, San Giovanni de Monaco, Crotone, Strivillante, GimiglianoSan MauroCutro, San Leone, ScandaleMagisanoAlbi, San Giovanni di Genicocastro e San Martino di Genicocastro[5].

I confini tra le due Calabrie venivano, dunque, individuati, a oriente, dal corso del fiume Neto e, ad occidente, dalla pianura di Decollatura. Il territorio del giustizierato settentrionale veniva, così, a corrispondere, grosso modo, a quello dell’attuale provincia di Cosenza.

Calabria Citra[modifica | modifica wikitesto]

Stemma

Nel XVI secolo[6], le denominazioni dei giustizierati calabresi erano definitivamente mutate, essendosi affermati, oltre che nell’uso comune, anche in quello ufficiale, i nomi di Calabria Citra flumen Nethum, in luogo di Valle di Crati e Terra Giordana, e di Calabria Ultra flumen Nethum, in luogo di Giustizierato di Calabria[7].

Pertanto, le terre a settentrione del fiume Neto saranno identificate come Calabria citeriore per circa quattrocento anni, ovvero fino al XIX secolo, allorquando, con la conquista sabauda del Regno delle Due Sicilie e l’annessione dei suoi territori al neonato Regno d’Italia, le provincia verrà identificata con il nome del proprio capoluogo.

Dal 1582, inoltre, l’amministrazione della Calabria Citeriore e della Calabria Ulteriore, fino ad allora affidata ad un unico Maestro Giustiziere, divenne indipendente l’una dall’altra con l’insediamento di due distinti governatori, uno in Cosenza e l’altro in Reggio.

La provincia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia amministrativa della Calabria.

Con la legge 132 del 1806 Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno, varata l’8 agosto, da Giuseppe Bonaparte, la ripartizione territoriale del Regno di Napoli venne riformata sulla base del modello francese e fu soppresso il sistema dei Giustizierati. Negli anni successivi (tra il 1806 ed il 1811), una serie di regi decreti completò il percorso d’istituzione del nuovo ente provinciale con la specifica dei comuni che in esso rientravano e la definizione dei limiti territoriali e delle denominazioni di distretti e circondari in cui veniva organizzata la provincia stessa.

Dal 1º gennaio 1817 l’organizzazione amministrativa venne definitivamente regolamentata con la Legge riguardante la circoscrizione amministrativa delle Provincie dei Reali Domini di qua del Faro del 1º maggio 1816.

La sede degli organi amministrativi era ubicata a Cosenza nell’attuale palazzo della provincia.

Suddivisione amministrativa[modifica | modifica wikitesto]

La provincia era suddivisa in successivi livelli amministrativi gerarchicamente dipendenti dal precedente. Al livello immediatamente successivo alla provincia individuiamo i distretti che, a loro volta, erano suddivisi in circondari. I circondari erano costituiti dai comuni, l’unità di base della struttura politico-amministrativa dello Stato moderno, ai quali potevano far capo i rioni[8], centri a carattere prevalentemente rurale.

La provincia di Calabria Citra, dunque, venne suddivisa nei seguenti distretti[9]:

Il totale dei circondari della provincia ammontava a 43, mentre il totale dei comuni assommava a 151[10].

Società[modifica | modifica wikitesto]

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto cosentinoDialetti calabresiLingua arbëreshë e Guardiolo.

Nonostante i confini delle aree linguistiche non corrispondano esattamente a quelli amministrativi, è possibile affermare che parte dei dialetti parlati nella Calabria Citeriore sia simile agli altri vernacoli meridionali quali la lingua napoletana e si differenzia dal calabrese parlato nella parte “Ulteriore”, che è considerato una variante della lingua siciliana: è, infatti, assente e sconosciuto il passato remoto nella coniugazione vernacolare dei verbi. I dialetti della Calabria Ulteriore manifestano, secondo l’opinione del filologo e linguista Gerhard Rohlfs, fenomeni riflessi di un lungo bilinguismo greco-latino.

Nelle parlate della Calabria settentrionale il passato prossimo [es.: haju pigliatu o signu jutu – letteralmente, ho preso e sono andato] è la forma comune, specialmente nella provincia di Cosenza. Il passato remoto pigghjai (presi) o jvi (andai), quest’ultimo di chiara derivazione latina (cfr. perfetto latino), è, invece, la forma dominante nella parte centro-meridionale della Calabria che corrisponde appunto alla Calabria Ulteriore.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giovanni Battista PacichelliIl Regno di Napoli in prospettiva – Parte SecondaNapoli, 1703, p. 68.
  2. ^ Matteo Camera, Annali delle Due Sicilie: dall’origine e fondazione della monarchia fino a tutto il regno dell’auguso sovrano Carlo III Borbone, Vol. 2, Napoli, Stamperia e Cartiere del Fibreno, 1860, p. 200. URL consultato l’11 luglio 2010. ISBN non esistente
  3. ^ Pietro Giannone, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo Secondo, L’Aia, Errigo-Alberto Gosse & Co., 1753, p. 466. URL consultato il 12 luglio 2010. ISBN non esistente
  4. ^ Del Giudice e Giuseppe, Codice diplomatico del regno di Carlo I. e Il. d’Angiò, Stamperia della R. Università, 1863, pp. 223-225. URL consultato il 10 febbraio 2020.
  5. ^ Giuseppe Caridi, Popoli e terre di Calabria nel Mezzogiorno moderno, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2001, pp. 44-49, ISBN 88-498-0234-XURL consultato l’11 luglio 2010.
  6. ^ Giuseppe Caridi, Op. cit., p. 61. URL consultato il 12 luglio 2010.
  7. ^ Cesare Sinopoli, Salvatore Pagano; Alfonso Frangipane, La Calabria: storia, geografia, arte, a cura di Francesco Giuseppe Graceffa, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2004, p. 60, ISBN 88-498-0429-6URL consultato il 12 luglio 2010.
  8. ^ Nel Regno delle Due Sicilie, i centri abitati privi di autorità municipale erano chiamati “villaggi”, tranne in Calabria Citeriore dove erano detti “rioni”, in Abruzzo “ville”, in Salerno e Napoli “casali”. Gabriello De Sanctis (a cura di), Dizionario statistico de’ paesi del regno delle Due Sicilie, Napoli, 1840, p. 29. ISBN non esistente
  9. ^ Attilio Zuccagni-Orlandini, Corografia fisica, storica e statistica dell’Italia e delle sue Isole, Firenze, Tipografia L’Insegna di Clio, 1845, pp. 279-280. URL consultato il 13 luglio 2010. ISBN non esistente
  10. ^ Attilio Zuccagni-Orlandini, Op. cit., p. 280. URL consultato il 13 luglio 2010.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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