Corona d’Aragona
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Corona d’Aragona | |
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Mappa diacronica dei regni della Corona d’Aragona | |
Dati amministrativi | |
Nome ufficiale | Corona d’Aragó Corona Aragonensis Corona de Aragón |
Lingue ufficiali | catalano medievale aragonese medievale latino |
Lingue parlate | lingue ufficiali latino, aragonese e catalano; e altre lingue, castigliano, siciliano, sardo, occitano (aranese), napoletano, albanese e greco nei rispettivi domini linguistici. Nel Regno di Aragona e in quello di Regno di Valencia conobbero una certa diffusione, in epoca medievale, il giudeo-spagnolo e i dialetti mozarabici |
Capitale | vedi capitale sotto |
Dipendenze | regni di Aragona, Valencia, Maiorca, Sicilia, Napoli e Sardegna; Principato di Catalogna; ducati di Atene e Neopatria |
Politica | |
Forma di governo | Monarchia composita |
Organi deliberativi | Corti d’Aragona Corti Catalane Corti Valenciane |
Nascita | 1162 con Alfonso II |
Causa | Unione dinastica |
Fine | 1715 con Filippo IV (V di Castiglia) |
Causa | assorbimento da parte del Regno di Spagna per mezzo dei decreti di Nueva Planta |
Territorio e popolazione | |
Territorio originale | Aragona, Catalogna |
Massima estensione | 250 000 kmq nel 1443 |
Popolazione | ~ 4 700 000[1] nel ~ 1446[2] |
Religione e società | |
Religioni preminenti | Cattolica |
Religione di Stato | Cattolica |
I regni della Corona d’Aragona nel 1446, sotto Alfonso V | |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Regno d’Aragona Contea di Barcellona |
Succeduto da | Spagna Borbonica Andorra |
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Corona d’Aragona (Corona Aragonensis) fu il nome dato all’insieme dei regni e territori soggetti alla giurisdizione dei sovrani d’Aragona dal 1134 al 1715. Nata dall’unione dinastica tra il Regno d’Aragona e la Contea di Barcellona (poi come Principato di Catalogna), la Corona d’Aragona fu accresciuta nei secoli di altri territori: i regni di Maiorca, Valencia, Napoli, Sicilia, Sardegna, Contea di Provenza, nonché i ducati di Atene e di Neopatria.
Indice
- 1Storia
- 2Araldica: i Pali d’Aragona
- 3Capitale
- 4I territori e i regnanti della Corona d’Aragona
- 5Note
- 6Bibliografia
- 7Voci correlate
- 8Altri progetti
Storia[modifica | modifica wikitesto]
L’unione dinastica tra il Regno d’Aragona e la Contea di Barcellona[modifica | modifica wikitesto]
L’unione dei territori della contea di Barcellona e del regno d’Aragona avvenne grazie al matrimonio di Ramon Berenguer IV, conte di Barcellona, con Petronilla d’Aragona (1137). Da quel momento i due territori, pur essendo autonomi, confluirono in unione personale nella figura dei re di Aragona e andarono a formare la cosiddetta “Corona d’Aragona”. Il figlio di Ramon Berenguer IV e Petronilla, Alfonso II, ereditò entrambi i titoli, che furono assunti da tutti i suoi successori. Ciononostante l’unione personale comportò il rispetto delle istituzioni preesistenti e dei parlamenti di entrambi i territori.
Espansione nel Mediterraneo[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista aragonese di Maiorca, Conquista aragonese della Regione valenzana, Vespri siciliani, Compagnia Catalana e Conquista aragonese della Sardegna.
Dopo la perdita d’influenza della Corona d’Aragona in Occitania, a seguito della battaglia di Muret, il re Giacomo I detto il Conquistatore diede inizio nel XIII secolo all’espansione del regno verso il mar Mediterraneo e il levante peninsulare nell’ambito della Reconquista, riuscendo a strappare agli arabi Maiorca e buona parte dell’attuale Comunità Valenciana. Valencia fu dichiarata capitale di un neocostituito regno dallo stesso nome e dotata di proprie istituzioni, cosicché fu il terzo stato ad entrare nella Corona d’Aragona. L’isola di Maiorca, assieme alla Cerdagna, al Rossiglione e alla città di Montpellier, vennero ceduti a suo figlio Giacomo con il nome di regno di Maiorca, per poi essere reincorporati nel 1349.
Seguendo una strategia comune agli altri regni della penisola iberica i re d’Aragona dotarono i regni della Corona di leggi e fueros (consuetudini) proprie, al fine di limitare l’influenza della nobiltà e garantire una maggiore fedeltà alla monarchia.
L’espansione aragonese nel Mediterraneo accrebbe la Corona d’Aragona di nuovi territori: la Sicilia (1282), i Ducati di Atene (1311) e Neopatria (1319), e la Sardegna fra il 1323 e il 1326 (a cui seguì una lunga guerra contro il giudicato di Arborea), nonché, nel 1442, il Regno di Napoli. Data la lontananza geografica dall’Aragona, questi territori non vennero assoggettati a un governo centrale, bensì affidati alle élite locali. Nei possedimenti italiani il controllo aragonese fu quindi spesso nominale, di natura più economica che politica.
Nel 1410 il re Martino I morì senza discendenti: in seguito al Compromesso di Caspe, Ferdinando d’Antequera (della dinastia castigliana dei Trastámara) fu incoronato con il titolo di Ferdinando I d’Aragona. Più avanti suo nipote Ferdinando II riacquistò la Catalogna del Nord (fra cui anche il Rossiglione), che era passata alla Francia, e il Regno di Navarra, che pur essendosi da poco unito alla Corona d’Aragona era stato perso per via di dispute dinastiche interne.
Unione dinastica con la Corona di Castiglia[modifica | modifica wikitesto]
Ferdinando II sposò nel 1469 l’infanta Isabella di Castiglia, creando i presupposti per la futura unione dei due regni. Tuttavia, all’epoca, sia la Castiglia che l’Aragona rimasero entità statuali autonome, ciascuno dotato di proprie istituzioni, parlamenti e leggi tradizionali.
Dagli Asburgo alla fine della Corona d’Aragona[modifica | modifica wikitesto]
La Corona d’Aragona e quella di Castiglia passarono successivamente agli Asburgo (Carlo V di Spagna, detto Carlo I in Aragona, era nipote dei Re cattolici), che le riunirono sotto la Corona di Spagna (anche in questo caso le istituzioni delle due Corone, rimaste distinte, non persero la propria validità). All’estinzione della linea degli Asburgo di Spagna (1700), anche la Corona d’Aragona rimase senza titolari. Scoppiò quindi la guerra di successione spagnola (1701-1714), che vide la vittoria del pretendente borbonico, Filippo d’Angiò, salito al trono con il nome di Filippo V di Spagna.
Appena consolidato il proprio potere Filippo V trasformò la Spagna in una monarchia centralizzata ed emanò i decreti di Nueva Planta, per effetto dei quali le terre della Corona d’Aragona (che si erano schierate a favore dell’altro pretendente al trono durante la guerra di successione) vennero private di tutte le istituzioni e legislazioni tradizionali per essere sottomesse ad un’amministrazione spagnola unita. A partire da questo momento la Corona d’Aragona cessò formalmente di esistere.
Araldica: i Pali d’Aragona[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Pali d’Aragona e Senyera (bandiera).
Le “Barre d’Aragona”, o più correttamente i “Pali d’Aragona” (in spagnolo Barras de Aragón) sono l’antico simbolo araldico del casato dei Re d’Aragona. In catalano vengono chiamati els quatre pals (“i quattro pali“) che formano la senyera reial.
Sono quattro frange verticali rosse su fondo dorato o giallo. La descrizione corretta in araldica è: d’oro, a quattro pali di rosso.
Capitale[modifica | modifica wikitesto]
A partire da Pietro II, la casa della corona fu la cattedrale del Salvatore di Saragozza (XII secolo)[3][4]. Il parlamento utilizzato per le assemblee era quello di Monzón (dal XIII al XVI secolo), mentre i restanti incontri avvenivano presso Fraga, Saragozza, Calatayud e Tarazona. Le sedi del consiglio furono Barcellona (dal XIII al XVI secolo) e Napoli durante il regno di Alfonso V[5].
D’altro canto, l’Archivio Generale della Corona d’Aragona, che era il deposito ufficiale della documentazione reale della casata dal regno di Alfonso II (XII secolo), aveva sede nel Monastero di Santa María de Sigena, almeno fino al 1301 (anno in cui fu trasferito a Barcellona)[6][7].
Nei primi anni del XV secolo, fino all’ascesa al trono di Alfonso V, la capitale de facto era Valencia. Nel corso del XV-XVI secolo la capitale de facto della Corona era Napoli: dopo Alfonso V d’Aragona, anche Ferdinando II d’Aragona stabilì la capitale a Napoli. Alfonso, in particolare, volle trasformare la città in una vera capitale del Mediterraneo[8], prodigando anche ingenti somme per abbellirla ulteriormente. Più tardi le corti furono itineranti[9] fino a Filippo II di Spagna.
Lo storico spagnolo Domingo Buesa Conde sostiene la tesi che Saragozza dovrebbe essere considerata la capitale politica permanente, ma non economica o amministrativa, a causa dell’obbligo dei re di essere incoronati alla Cattedrale del Salvatore di Saragozza.
I territori e i regnanti della Corona d’Aragona[modifica | modifica wikitesto]
La Corona era costituita dai seguenti territori, ora parte di Spagna, Francia, Italia, Grecia, Malta e Andorra:
Nome | Tipo d’entità | Note | Prima annessione | Stato attuale |
---|---|---|---|---|
Andorra | Co-principato | Brevemente annessa alla Corona d’Aragona nel 1396 e poi nuovamente nel 1512 | 1396 | Andorra |
Aragona (Aragón) | Regno | Unitasi alla Contea di Barcellona nel 1162 per formare la Corona | 1162 | Spagna |
Atene (Atenes) | Ducato | Ereditato attraverso il Regno di Sicilia nel 1381; perso nel 1388 | 1381 | Grecia |
Catalogna (Catalunya), originalmente Barcellona (Barcelona) | Principato, originariamente una contea | Unitasi con Aragona in 1162 per formare la Corona. Tra il XII e il XIV secolo la Contea di Barcellona svilupparono istituzioni e legislazioni comuni con il resto delle contee catalane, come gli Usatici di Barcellona, le Corti catalane e le Generalità, creando il Principato di Catalogna come entità politica. | 1162 | Spagna Francia |
Gévaudan (Gavaldà) | Contea | Ereditata nel 1166 da Alfonso II; persa nel 1307 | 1166 | Francia |
Maiorca (Mallorca) | Regno | Istituito nel 1231 da Giacomo I, incluso il Rossiglione (Rosselló) e Montpellier (Montpeller), come parte della Corona | 1231 | Spagna Francia |
Napoli (Nàpols) | Regno | Conquistato nel 1442 da Alfonso V re di Trinacria, Sardegna e Aragona (che assunse il titolo di Rex Utriusque Siciliae e unificò anche formalmente i due regni di Napoli e di Sicilia) che lo strappò ai Valois; divenuto brevemente indipendente, fu di nuovo conteso dal Re di Francia Luigi XIII e riconquistato dalla Spagna durante la guerra d’Italia del 1499-1504 ed infine perso permanentemente nel 1714 dopo la guerra di successione spagnola | 1442 | Italia |
Neopatria (Neopàtria) | Ducato | Ereditato attraverso il Regno di Sicilia nel 1381; perso nel 1390 | 1381 | Grecia |
Provenza (Provença) | Contea | Ereditata insieme alla contea di Barcellona nel 1162 | 1162 | Francia |
Sardegna (Sardenya) | Regno | Nel 1297 il papa Bonifacio VIII creò ex novo questo regno[10] e lo affidò come feudo al re di Aragona Giacomo II, ignorando che esisteva già uno stato indigeno;[11] la conquista aragonese dell’isola non iniziò, tuttavia, che al 1324 e venne completata solo nel 1420. Il Regno venne perso nel 1714 quando, al termine della disfatta franco-spagnola nella guerra di successione spagnola, fu ceduto, insieme ai Paesi Bassi spagnoli, al Regno di Napoli, al Ducato di Milano e allo Stato dei Presidi in Toscana, all’Austria di Carlo VI d’Asburgo. La Sardegna venne brevemente riconquistata dagli spagnoli nel 1717, ma con il Trattato dell’Aia (1720) l’Impero spagnolo, uscito sconfitto anche dalla guerra della Quadruplice Alleanza (in un certo senso unicamente un seguito della guerra di successione spagnola), perse definitivamente tutti i suoi territori in Italia e nei Paesi Bassi; il trattato dispose inoltre che la Sicilia fosse assegnata all’Austria, anziché rimanere a Vittorio Amedeo II di Savoia, al quale fu assegnata in cambio la Sardegna, cosicché Vittorio Amedeo divenne “re di Sardegna“. | 1324 | Italia |
Sicilia (Sicília) | Regno | Governata come un regno indipendente[12] da parenti o membri di rami cadetti della Casa d’Aragona dal 1282 al 1409; poi aggiunta permanentemente alla Corona; persa nel 1713 | 1282 | Italia Malta |
Valencia (València) | Regno | Istituito nel 1238, come parte della Corona, in seguito alla conquista della Taifa di Valencia | 1238 | Spagna |
Corsica (Còrsega) | Regno | Ufficialmente parte integrante del Regno di Sardegna, non fu tuttavia mai conquistata né tantomento controllata dagli aragonesi o, in seguito, dagli spagnoli | – | Francia |
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Per oltre 2/3 residenti nell’Italia continentale e in Sicilia e Sardegna
- ^ ENERGY AND POPULATION IN EUROPE The Medieval Growth (10th-14th Centuries) (PDF), su paolomalanima.it. URL consultato il 22 agosto 2019 (archiviato dall’url originale il 4 novembre 2019).
- ^ Coronación real., su Gran Enciclopedia Aragonesa. URL consultato il 18 novembre 2019 (archiviato dall’url originale il 19 settembre 2016).
- ^ Francesca Español, Hagiografia peninsular en els segles medievals, ed. Università di Leida, 2008, p. 180, ISBN 84-8409-357-3.
- ^ Actes del cinquè Col·loqui Internacional de Llengua i Literatura Catalanes : Andorra, 1-6 d’octubre de 1979, Bruguera J. (Jordi), Massot i Muntaner Josep, [Montserrat], Publicacions de l’Abadia de Montserrat, 1980, p. 189, ISBN 84-7202-409-1, OCLC 8347469.
- ^ Cancillería real aragonesa, in Gran Enciclopedia Aragonesa, Zaragoza, El Periódico de Aragón, su Gran Enciclopedia Aragonesa. URL consultato il 18 novembre 2019 (archiviato dall’url originale il 4 marzo 2016).
- ^ Carlos López Rodríguez, Qué es el Archivo de la Corona de Aragón?, a cura di Mira Editore, Aprile 2007, p. 32-33,35-38,41, ISBN 978-84-8465-220-5.
- ^ Giuseppe Caridi, Alfonso il Magnanimo. Il re del Rinascimento che fece di Napoli la capitale del Mediterraneo, ed. Salerno 2019
- ^ Web.archive.org
- ^ Comprendente formalmente anche la Corsica, che tuttavia non venne mai conquistata né tantomento controllata dagli aragonesi o, in seguito, dagli spagnoli.
- ^ I Giudicati sardi, la città di Sassari e i possedimenti locali della Repubblica di Genova e della Repubblica di Pisa.
- ^ Inclusa Malta. Nel 1530 Carlo V d’Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero, assegnò l’isola ai Cavalieri Ospitalieri in fuga da Rodi (dove avevano avuto sede da sempre e da cui furono scacciati dagli ottomani) sotto il comando del Gran maestro Philippe de Villiers de L’Isle-Adam, concessa in affitto perenne al prezzo simbolico di una fornitura annuale di un falco da caccia ammaestrato (il Viceré di Sicilia mantenne tuttavia il titolo onorifico di conte di Malta).
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Rafael Altamira, Spagna, 1412-1516, in Storia del mondo medievale, vol. VII, 1999, pp. 546–575
- Charles Petit-Dutaillis, Francia: Luigi XI, in Storia del mondo medievale, vol. VII, 1999, pp. 657–695
- Edward Armstrong, Il papato e Napoli nel XV secolo, in Storia del mondo medievale, vol. VII, 1999, pp. 696–751
- Mario Del Treppo, La Corona d’Aragona e il Mediterraneo, Congresso di Storia della Corona d’Aragona, (Napoli aprile 1973), pp. 301–331