Antica città citata dagli storici antichi e situata nei pressi dell’attuale Castrolibero, o più probabilmente nell’attuale territorio della città di Acri. Pandosia viene descritta dallo storico Strabone (VI 1,-5) quale antica capitale del popolo degli Enotri, dovette quindi essere un centro importante tra l’età del Bronzo e quella del Ferro, in età più recente è ricordata perché presso il fiume Acheronte, che scorreva nelle sue vicinanze, fu assassinato il re d’Epiro Alessandro il Molosso (se si tratta di Pandosia Bruzia invece di Pandosia Lucana è ancora da verificare). Nel centro storico come nel territorio della città di Acri notevoli ritrovamenti archeologici analizzati al carbonio 14 hanno evidenziato la costante frequentazione del territorio a partire dal Pre-Eneolitico fino all’Eta del Ferro, inoltre successive scoperte mostrano la frequentazione fino all’Età Classica.
Fonti antiche
- Tito Livio1, narrando le vicende di Alessandro il Molosso, descrive il suo insediarsi su tre elevazioni vicine al fiume Acheronte, nei pressi della città di Pandosia, che si trovava a sua volta presso i confini tra le terre dei Lucani e dei Bruzi. Da Tito Livio abbiamo la conferma che Pandosia si trovava nei pressi di Cosenza. In un passo successivo2 cita la spontanea sottomissione di Consentia e Pandosia ai Romani nel 204-203 a.C.
- Strabone3 la colloca nei pressi di Consentia (Cosenza) e la descrive come una città fortificata, e da valide difese naturali, riportando la notizia che un tempo fosse stata capitale degli Enotri. Presso la città venne ucciso nel 331-330 a.C. Alessandro il Molosso. La città occupava tre colline e vi scorreva nei pressi un fiume con lo stesso nome dell’Acheronte. Il nome stesso è fin dall’antichità attribuito ad un fiume situato a Castrolibero. Parimenti il fiume Mucone che nasce dai gioghi della Sila e passa per Acri viene identificato come Acheronte.
- Stefano di Bisanzio4, nel V secolo, cita Pandosia come città dei Bruzi, fortificata e con tre “vertices“, e ricorda che vi perse la vita Alessandro il Molosso.
L’identificazione della città
Dai resoconti delle fonti antiche si evince che la città si trovava presso un fiume che aveva all’epoca il nome di Acheronte, che era al confine tra Bruzi e Lucani. È stata l’antica capitale dei re Enotri, situata nell’interno, era annoverata a mezza strada tra Sibari e Temesa, un po’ sopra a Cosenza. Talora posta tra le città del Tirreno, o in quelle del versante Jonico. Citate nella Pariegesi di Pseudo-Scimmo vv . 326-329: nel Pseudo Scilace e ciatata semplicemente fra le città greche e lucane. Attualmente le evidenze e i ritrovamenti archeologici più prominenti situano Pandosia nei pressi dell’attuale città di Acri o nei pressi dell’attuale città di Castrolibero5 dista pochi chilometri da Cosenza nei pressi di Castrolibero e sembra concordare con il racconto liviano della fine di Alessandro il Molosso, secondo il quale parte del suo corpo, straziato dai nemici, venne trasportato a Cosenza ovviamente a dorso di mulo. La città di Cosenza doveva essere molto vicina tenuto conto dei mezzi di trasporto di allora. Castrolibero fu inizialmente una fortezza (Castelfranco e prima ancora Pandosia) situata nei tenimenti di Mendicino. I centri storici dei comuni di Mendicino e di Castrolibero, che confinano tra loro, si trovano a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro. In un documento del 1267 In tenimento Mendicini si trovava il casale di “Pantosa” (infatti all’epoca il complesso Pantosa-Castelfranco faceva parte dei tenimenti di Mendicino). Il documento venne emanato in Viterbo, l’8 febbraio del 1267, decima indizione, da papa Clemente IV. In un altro documento del 1278 (documenti della cancelleria Angioina) il toponimo è indicato indifferentemente come “Pantose” o “Pandose”, indicando una possibile sopravvivenza del nome dell’antica città di Pandosia. Nel 1412 il casale di Pantosa risulta disabitato6 in quanto era stato abbandonato a favore di Castelfranco. A conferma della identità Castelfranco=Pandosia, la chiesa di San Nicola, al confine tra Castrolibero e Marano Principato, viene citata nel 1545 (F. Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, nn. 18965 e 18976) come S. Nicolai de Pantusa de Castrofranco, la chiesa di San Salvatore, ora Parrocchia nel centro storico di Castelfranco, è citata nel 1567 in un documento del “notar” Giordano G. Andrea (Cosenza, 6-5-1563) f. 299 come Santis Salvatoris de Pantusa. Quindi Pantosa-Pantusa e Castelfranco erano intimamente legati. A Castelfranco sono stati rinvenuti, in località “Palazzotto” i resti di strutture difensive e nel 1877 vi venne trovata una moneta dell’antica Pandosia7.
Fonti numismatiche
Agli inizi del V secolo a.C. furono coniati stateri con lo stesso tipo della città di Crotone, alla quale Pandosia era sottoposta. Simili monete furono emesse anche da Crotone con Sibari e con Temesa.
Un secondo statere emesso nel 435-425 a.C. dalla sola Pandosia, riporta sul verso il dio del fiume Crati. Agli inizi del IV secolo a.C. si riferiscono uno statere, una dracma e un triobolo emessi dalla sola Pandosia.
Contesto storico
Le nostre conoscenze su questa città sono esigue, la sua stessa ubicazione è ancora oggetto di dibattito.
Moneta di alleanza con Crotone
Esiste una moneta emessa da Crotone e Pandosia. Si tratta di uno statere. D/ Tripode e ϘPO (qoppa, rho, omicron) R/ dentro un rettangolo incuso toro con testa girata all’indietro, sopra ΠΑΝ e sotto ΔΟ
Una copia di questa moneta si trova all’Ashmolean museum di Oxford8.
La moneta Crotone – Pandosia di Oxford ha un diametro di 26 mm e pesa 7,11g.
Lo stile della moneta la fanno datare tra il 500 ed il 480 a.C. Crotone ha anche coniato una moneta con gli stessi tipi con Sibari9. Questa moneta Croton – Sybaris per caratteristiche stilistiche e per le dimensioni del tondello appare comunque posteriore a quella Croton – Pandosia. Esistono anche monete ϘPO/TE ma non è chiaro se si tratti di Terina o Temesa10.
Tutte queste monete lasciano supporre alleanze anche di tipo militare. Mancano comunque riferimenti storiografici precisi sulle motivazioni di queste ed altre emissioni. Secondo l’interpretazione di N.F. Parise11 non si tratterebbe di un’alleanza paritetica ma di una subordinazione politica a Crotone.
Ca. 435-425
In questo periodo viene collocata la seconda moneta ascrivibile a Pandosia nel Bruttium. Si tratta anche in questo caso di uno statere D/ testa diademata della ninfa Pandosia dx. ΠΑΗΔΟΣΙΑ in alfabeto arcaico. R/ Dio fiume Crati in piedi, testa a sinistra che tiene un ramo e porge una patera con la destra. Nel campo un pesce. ΚΡΑΘΙΣ
L’alfabeto usato è arcaico; in particolare il Sigma è ruotato di 90° così da apparire simile alla lettera M. Anche la Pi e la Iota hanno forme arcaiche. La moneta mostra che la forma arcaica di queste lettere era ancora in uso nella metà del V secolo a meno che non si voglia supporre che si tratti di un arcaismo voluto12.
Una foto di una moneta è qui
La scritta della moneta sembra accreditare l’ipotesi che la città sorgesse nei pressi del fiume Crati.
Inizio IV secolo
Testa di Hera Lacinia di fronte, con capelli al vento, orecchini e collana, che indossa uno stephanos (corona) ornata con protome di grifone e caprifoglio
ΠΑΝΔΟΣΙΝΩΝ; Pan cacciatore nudo, con lancia, seduto su una roccia; accanto, un cane; davanti un’erma barbuta con un caduceo infisso e la legenda ΜΑΛΥΣ. Nel campo Φ.
Secondo Rutter16 ΜΑΛΥΣ potrebbe essere la firma dell’incisore.
Il dritto è simile allo statere
Il rovescio è simile a quello dello statere, ma il cane è a sin. e lancia. In più la legenda ΝΙΚΟ. ΠΑΝΔΟΣΙ
Triobolo[12][13][14]
Il dritto è simile allo statere
Al rovescio Pan su una roccia, che tiene una lancia. Accanto un flauto di Pan. Nel campo la legenda ΝΙΚΟ. ΠΑΝΔΟΣΙΝAnche in questo caso NIKO potrebbe essere la firma dell’incisore, ma potrebbe anche essere il nome di un magistrato, o più probabilmente la prima parte del nome.
Tesori
La monete di Pandosia nel Bruttium sono presenti in due tesori il 1908 ed 1977 secondo la numerazione del IGCH[15].
Il primo è un tesoro trovato in una località imprecisata della Calabria nel 1864. Si ritiene che il tesoro sia stato sepolto verso il 390 a.C. Oltre ad uno statere di Pandosia contiene altri 96 monete d’argento provenienti da diverse città della Magna Grecia tra cui Tarentum, Metapontum, Caulonia, Croton e Terina. L’unica moneta di cui si ha ancora notizie è quella di Pandosia che si trova a Boston.
L’altro tesoro fu trovato nel 1926 a Torchiarolo, a circa 15 da Brindisi. L’anno ipotizzato per la sepoltura è il 270 a.C. circa Si tratta di un tesoro molto importante (1849 monete d’argento). Le monete provengono da tutta la Magna Grecia, da Roma e dalla Grecia vera e propria. Pandosia è rappresentata da una frazione di statere.
Bibliografia
Cataloghi
Note
- Tito Livio, ab Urbe condita, VIII, 24 ↩︎
- Tito Livio, ab Urbe condita, XXIX, 38 ↩︎
- Strabone, Geographia, 6.1.5 ↩︎
- Stefano di Bisanzio, “De Urbis et Populis”. (..Pandosia castellum Brettiorum munitum tres vertices habens circa quod Alexander oetulus perit ab hujsmodi oroculo decepts:Pandosia tre colles habens, multum aliquando populum perdes…). ↩︎
- Castrolibero e Marano Principato nel XIX secolo costituivano un unico comune, con il nome di “Castelfranco”. Gli attuali comuni di Castrolibero, Marano Marchesato e Marano Principato hanno costituito nel 1998 l'”Unione Pandosia”. ↩︎
- Pergamena n.57 dell’Archivio Sanseverino di Bisignano nell’Archivio di Stato di Napoli. ↩︎
- Eugenio Arnon, La Calabria Illustrata (ristampa Edizioni Orizzonti meridionali, 1995), IV, p.59. ↩︎
- SNG Oxford 1534, su s110120695.websitehome.co.uk. URL consultato il 21 febbraio 2007 (archiviato dall’url originale il 28 settembre 2007). ↩︎
- SNG Lockett Collection 637, su s110120695.websitehome.co.uk. URL consultato il 21 febbraio 2007 (archiviato dall’url originale il 28 settembre 2007). ↩︎
- SNG Manchester Univ. Museum 324 Copia archiviata, su s110120695.websitehome.co.uk. URL consultato il 23 aprile 2006 (archiviato dall’url originale il 23 aprile 2006). e Fitzwilliam Museum 259 ↩︎
- Parise: Temesa ↩︎
- Head: Historia Nummorum ↩︎
- Rutter et al. 2450 ↩︎
- Head Fig. 59 ↩︎
- SNG ANS 600, su 64.81.216.220. URL consultato il 21 febbraio 2007 (archiviato dall’url originale il 28 settembre 2007). ↩︎
- Rutter et al. Hist. Numm. p. 185 ↩︎
- Rutter et al. 2451 ↩︎
- Coin Arch. Numismatica Ars Classica ↩︎