Arbëreshë

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Gli arbëreshë (AFI: [aɾbəˈɾɛʃ]; in albanese arbëreshët e Italisë), ossia gli albanesi d’Italia, detti anche italo-albanesi, sono la minoranza etno-linguistica albanese storicamente stanziata in Italia meridionale e insulare.

Bandiera degli Arbëreshë presso il comune di Piana degli Albanesi (PA)

Provenienti dall’Albania, dalla storica regione albanese dell’Epiro e dalle numerose comunità albanesi dell’Attica e della Morea, oggi nell’odierna Grecia, si stabilirono in Italia tra il XV e il XVIII secolo, in seguito alla morte dell’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Scanderbeg e alla progressiva conquista dell’Albania e, in generale, di tutti i territori già dell’Impero Bizantino nei Balcani da parte dei turchi-ottomani. La loro cultura è determinata da elementi caratterizzanti, che si rilevano nella lingua, nel rito religioso, nei costumi, nelle tradizioni, negli usi, nell’arte e nella gastronomia, ancora oggi gelosamente conservate, con la consapevolezza di appartenere a uno specifico gruppo etnico.

L’idioma degli arbëreshë è l’omonima lingua arbëreshe (gluha arbëreshe), che fa parte della macro-lingua albanese e deriva dalla variante tosca (toskë) parlata in Albania meridionale.

Indice

Comunità albanesi d’Italia

Lo stesso argomento in dettaglio: Arbëria e Comuni dell’Arbëria.

Le regioni d’Italia in cui è presente la minoranza albanese/arbëreshe

Le comunità albanesi d’Italia, distribuite in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia, si riconoscono dal mantenimento della lingua. Esse hanno duplice nomenclatura: in lingua italiana e in lingua albanese (nella variante arbëreshe). Quest’ultima è quella con cui gli abitanti conoscono il proprio luogo, identificato come katund o horë. Le comunità dell’Arberia sono divise in numerose isole etno-linguistiche corrispondenti a diverse aree dell’Italia meridionale e non esiste omogeneità sia per la localizzazione geografica che per il numero dei comuni. Alcune località, circa trenta, sono state assimilate e hanno ormai perso l’identità originaria, oltre all’uso della lingua, mentre altre sono completamente scomparse.

Oggi si contano 50 comunità di provenienza e cultura albanese, 41 comuni e 9 frazioni, disseminati in sette regioni dell’Italia meridionale e insulare, costituendo complessivamente una popolazione di oltre 100.000 abitanti. Sulla reale consistenza numerica degli italo-albanesi non vi sono cifre sicure, gli ultimi dati statisticamente certi sono quelli del censimento del 1921, da cui risulta che erano 80.282, e quello del 1997 dal quale risulta una popolazione di 197.000, come emerge nello studio di Alfredo Frega, anche se nel 1998 il ministero dell’Interno stimava la minoranza albanese in Italia in 98.000 persone.

La Calabria è la regione con la maggiore presenza di comunità arbëreshe, alcune molto vicine fra loro, contando 58.425 persone che abitano in 33 paesi, suddivisi in 30 comuni e tre frazioni della regione, in particolare in provincia di Cosenza. Importanti comunità si trovano in Sicilia, 5 comuni, nell’area di Palermo, con 53.528 persone. La Puglia ha solo una piccola percentuale di arbëreshë, 4 comuni e 12.816 persone concentrate in provincia di Foggia, a Casalvecchio e Chieuti, in provincia di Taranto a San Marzano e nella città metropolitana di Bari a Cassano delle Murge. Altre comunità albanesi si trovano in Molise, 13.877 persone, nei 4 comuni di Campomarino, Ururi, Montecilfone e Portocannone; in Basilicata, 8.132 persone, nei 5 comuni di San Paolo Albanese, San Costantino Albanese, Barile, Ginestra e Maschito. Altre comunità italo-albanesi le troviamo in Campania, con 2.226 persone, e in Abruzzo, con 510 persone.

La comunità italo-albanese storicamente più grande, sia numericamente – riguardante il numero di parlanti in albanese – sia nella dimensione dell’abitato, è Piana degli Albanesi (PA). Altri paesi numericamente rilevanti, cresciuti negli ultimi decenni negli abitanti ma non conservanti integralmente la lingua albanese, sono Spezzano Albanese (CS) e San Marzano di San Giuseppe (TA).

Tradizionalmente viene considerata Contessa Entellina (PA) tra le più antiche colonie albanesi in Italia (1450), mentre Villa Badessa (PE) è per certo l’ultimo centro fondato della lunga diaspora schipetara (1742).

L’elenco completo delle comunità arbëreshe è il seguente:

Comunità d’origine albanese

Esistono, inoltre, più di trenta centri anticamente albanesi che hanno perso, in differenti periodi storici e per diversi motivi, l’uso della lingua albanese e sono così caratterizzate da una mancata eredità storica e culturale arbëreshe: per l’Emilia-Romagna sono Pievetta e Bosco Tosca, frazioni di Castel San Giovanni (PC); per il Lazio è Pianiano (VT), frazione di Cellere; per il Molise è Santa Croce di Magliano (CB); per la Campania in provincia di Caserta è Alife; per la Puglia sono Casalnuovo Monterotaro, Castelluccio dei Sauri, San Paolo di Civitate (FG), Monteparano, San Giorgio Ionico, San Crispieri, Faggiano, Roccaforzata, Monteiasi, Carosino, Montemesola (TA); per la Basilicata sono Brindisi Montagna, Rionero in Vulture (PZ); per la Calabria sono Cervicati (Çervikat), Mongrassano (Mungrasana), Rota Greca (Rrota), San Lorenzo del Vallo (Sullarënxa’), Serra d’Aiello (Serrë, CS), AmatoArietta (Arjèta), frazione di PetronàGizzeria (Jacaria) e le frazioni Mortilla (Mortilë) e Gizzeria Lido (Zalli i Jacarisë), ZagariseZangarona (Xingarona), frazione di Lamezia Terme, (CZ); per la Sicilia sono Mezzojuso (Munxifsi), Palazzo Adriano (Pallaci, PA), Sant’Angelo Muxaro (Shënt’Ëngjëlli, AG), Biancavilla (Callìcari), Bronte (Brontë), San Michele di Ganzaria (Shën Mikelli, CT).

Le comunità di Mezzojuso e Palazzo Adriano, in provincia di Palermo, sono da considerarsi un caso particolare, dal momento che, pur avendo perso la lingua albanese e i costumi d’origine, hanno mantenuto il rito greco-bizantino, peculiare pilastro – insieme con lingua e abiti tradizionali – dell’identità albanese della diaspora. In questi casi, l’identità si conserva nell’aspetto religioso e nella memoria storica. Conservano memoria dell’eredità culturale originaria le comunità di CervicatiMongrassano e Rota Greca, in provincia di Cosenza.

Le migrazioni albanesi, sin dagli inizi della lunga diaspora, portarono alla formazione di comunità medio-piccole arbëreshe ben inserite in numerose città già esistenti del centro-nord Italia (in modo particolare, Venezia) e nella Corona d’Aragona (Napoli, Bari, Altamura, Barletta, Andria, Trani, Foggia, Bovino, San Severo, Lecce, Brindisi, Potenza, Matera, Melfi, Caltagirone e Piazza Armerina), nella buona parte dei casi realtà – sempre per ragioni diverse – assimilate dalla cultura circostante.

Isole culturali, migrazioni e moderna diaspora albanese

Sopravvivono rilevanti isole culturali nelle grandi aree metropolitane di MilanoTorinoRomaNapoliBariCosenzaCrotone e Palermo. Nel resto del mondo, in seguito alle migrazioni del XX secolo in paesi come il CanadaStati Uniti[62][63][64]Argentina[65][66][67]BrasileCile e Uruguay esistono forti comunità che mantengono vive la lingua e le tradizioni arbëreshë[51].

Lingua albanese

Albanese
Shqipja
Parlato in Albania (2,866,000) Kosovo (2 milioni) Macedonia del Nord (510 000) Montenegro (33 000) Italia (100 000 autoctoni + 440 465 immigrati) Grecia (50 000 autoctoni + 440 000 cham + 438 000 immigrati) Serbia (63 000) Turchia (60 000) Croazia (17 000) Ucraina (2 000) Bulgaria (1 000) Romania (1 000)
e tra le comunità di emigrati che vivono all’estero
Locutori
Totalecirca 7 267 000 (Ethnologue, 2008)[1]
Altre informazioni
Scritturaalfabeto latino
TipoSVO, flessiva
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Albanese
Statuto ufficiale
Ufficiale in Albania
 Kosovo
 Macedonia del Nord
Lingua regionale e/o minoritaria:
 Serbia
 Italia
 Montenegro
 Croazia
 Ucraina
 Romania
 Bulgaria
 Turchia (non riconosciuta)
 Grecia (non riconosciuta)
Regolato da Akademia e Shkencave e Shqipërisë
 Akademia e Shkencave dhe e Arteve e Kosovës
Codici di classificazione
ISO 639-1sq
ISO 639-2alb/B, sqi/T
ISO 639-3sqi (EN)
Glottologalba1267 (EN)
Linguasphere55-AAA-a
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
Të gjithë njerëzit lindin të lirë dhe të barabartë në dinjitet dhe në të drejta. Ata kanë arsye dhe ndërgjegje dhe duhet të sillen ndaj njëri tjetrit me frymë vëllazërimi.
Manuale

La lingua albanese (nome nativo gjuha shqipe [ˈɟuha ˈʃcipɛ], storicamente gjuha arbëreshearbërishtja o arbërore) è la lingua ufficiale dell’Albania e appartiene al gruppo delle lingue indoeuropee.

La lingua albanese è composta da due varietà, il tosco (toskërishtja) e il ghego (gegnishtja), parlate rispettivamente nel sud e nel nord dell’Albania, le quali sono parte di un gruppo linguistico più esteso. Alcuni studiosi suggeriscono che sia l’unico sopravvissuto del gruppo illirico parlato un tempo nella penisola balcanica sud-occidentale, mentre altri suggeriscono che possa essere imparentato con l’antico tracio e daco, un tempo parlato in Mesia e in Dacia.

In Italia è parlato storicamente dalle comunità albanesi arbëreshë, dove gode di uno status di co-ufficialità ed è tutelato in alcune regioni.

Distribuzione geografica

Lo stesso argomento in dettaglio: Albania etnica e Arbëria.

Lingua ufficiale: Albania Kosovo Macedonia del Nord (lingua co-ufficiale allo slavo-macedone) Montenegro (lingua regionale co-ufficiale al serbo-croato e allo slavo-bosniaco)Lingua regionale o di minoranza etnica e linguistica o altra lingua parlata: Serbia (lingua regionale) Italia (lingua locale, parlata dagli arbëreshë) Croazia (lingua locale, parlata dagli arbanasi) Ucraina (lingua locale, parlata in Crimea) Romania (lingua locale) Bulgaria (lingua locale) Turchia (lingua non riconosciuta ufficialmente, parlata dagli albanesi/arnaut) Grecia (lingua regionale non riconosciuta ufficialmente, parlata dagli arvaniti in varie zone e dagli albanesi dell’Epiro o della Ciamuria)

Storia

Diffusione della lingua albanese nel sud-est Europa (Balcani e Italia)

Età contemporanea

La prima menzione scritta della lingua albanese avvenne il 14 luglio 1284 a Ragusa, quando un testimone del crimine testimoniò: «Udii una voce gridante sulla montagna in lingua albanese» (in latino: «Audivi unam vocem, clamantem in monte in lingua albanesca»). Il documento più antico scritto in albanese risale al 1462, mentre la prima registrazione audio in lingua fu fatta da Norbert Jokl il 4 aprile 1914 a Vienna.[12][13] Durante i cinque secoli di presenza ottomana nell’odierna Albania la lingua non fu riconosciuta ufficialmente fino al 1909, quando il Congresso di Dibra decise che le scuole albanesi sarebbero state autorizzate.[14]

Dalla fine della seconda guerra mondiale, dopo il 1949, è stato realizzato il tentativo per creare un’unica lingua standard, chiamata albanese standard o letteraria, basata su entrambe le varietà dell’albanese. L’albanese standard è l’ultimo stadio del processo evolutivo della lingua albanese, parlata soprattutto in Albania e Kosovo, preso convenzionalmente a modello – nella prima metà del XX secolo – dalla parlata del sud dell’Albania (in modo simbolico, si comincia a parlare localmente della lingua “shqipe” a partire dalla caduta dell’Albania nel XV secolo in mano ai turchi, ma realmente l’albanese dal e dopo il XVIII secolo ha cominciato a chiamarsi dagli albanese “shqipe”, prendendo il posto della forma nativa arbëreshe. Per molto tempo la lingua è stata tramandata in special modo in forma orale).

Kostaq Cipo, massimo docente della lingua albanese ancora vivente in quel periodo, istruito in Italia alla scuola media degli arbëreshë e laureatosi in filologia all’Università “La Sapienza” di Roma, conoscitore di undici lingue straniere, venne incaricato con contratti stipulati dall’Istituto delle Scienze a condurre un’attività linguistica di primo piano preparando e pubblicando una fonetica (la prima in assoluto per la lingua albanese) proseguendo in seguito con una grammatica, considerata scientifica, e una sintassi premiata con la massima onorificenza, il Premio della Repubblica, e due anni dopo la sua morte, 1954, è stato pubblicato il Dizionario della lingua albanese con la collaborazione di alcuni dipendenti dell’Istituto: fu questo il primo dizionario nella storia della lingua albanese senza spiegazioni in altre lingue.

Solo nel 1965 tutti questi studi, che furono la base didattica per allievi e studenti albanesi, vennero ripubblicati nel Kosovo con il permesso delle autorità serbe che si erano sempre rifiutate di introdurre la lingua albanese tra la popolazione del Kosovo. A vent’anni dalla morte di Kostaq Cipo, il Partito Comunista al potere in Albania decise nel 1972 di organizzare un congresso di ortografia, al quale parteciparono come invitati anche i rappresentanti delle comunità albanesi d’Italia, che ha rifissato le norme universalmente accettate già fin dal 1949. Due libri furono allora pubblicati, Drejtshkrimi i gjuhës shqipe nel 1976, e Fjalori drejtshkrimor i gjuhës shqipe nel 1977, già universalmente noti per le regole ortografiche e le definizioni lessicografiche di dizionario[15].

Letteratura

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della letteratura albanese.

Il primo testo conosciuto scritto in albanese, Meshari[16] o Messale, scoperto da Paolo Schirò nella Biblioteca Vaticana[17], venne scritto da Gjon Buzuku, un ecclesiastico cattolico, nel 1555. La prima scuola albanese che si crede sia stata aperta venne fondata dai Francescani nel 1638 a Pdhanë[18]. Il primo testo della letteratura albanese in diaspora si ha con Luca Matranga (Lekë Matrënga), papàs di rito bizantino e scrittore arbëresh di Piana degli Albanesi in Sicilia, con E Mbësuame e Krështerë[19] del 1592, prima creazione in lingua albanese toske, che diede ufficialmente inizio alla moderna letteratura arbëreshe-shqiptare.

Classificazione

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L’albanese appartiene alla famiglia linguistica indoeuropea, come provato nel 1854 dal filologo tedesco Franz Bopp, e forma un ramo indipendente delle lingue indoeuropee. Il linguista italiano Matteo Bartoli in forza della grande presenza di elementi e parole comuni al latino riteneva che la lingua albanese fosse una lingua in parte originariamente neolatina, per cui la classificò tra le “parzialmente” lingue romanze balcaniche[20][21]. In realtà le teorie sulla filiazione della lingua albanese sono tre: una teoria afferma che l’albanese è l’unico sopravvissuto del gruppo illirico parlato un tempo nella penisola sud-orientale dell’Europa; un’altra teoria afferma invece che possa essere imparentato più con l’antico gruppo linguistico dacotrace, un tempo parlato in Mesia e in Dacia; un’altra teoria ancora preferisce fare dell’albanese un gruppo a sé nell’ambito delle lingue indoeuropee[22].

I sostenitori della filiazione dal gruppo daco-trace fanno notare come il lessico dei termini marittimi sia costituito da prestiti latinigrecislavi e turchi[23]; inoltre certi toponimi in territorio albanese non concordano con la fonetica albanese (il gruppo /sk-/ del nome antico di ScutariScodra, sarebbe dovuto diventare /h-/ anziché /ʃk/ come nell’attuale Shkodër), mentre altri toponimi dei territori interni dei Balcani (soprattutto in Mesia) si accordano con la fonetica albanese[22]. Alcuni studiosi stimano che siano circa 160 le parole della scomparsa lingua daca che sono entrate come substrato nel lessico albanese (e circa 400 in quello del rumeno), come mal (“montagna”), o bredh (“abete”) ma sono spesso riconducibili a scambi lessicali tra le lingue della lega linguistica balcanica[24]. Questa tesi è tuttavia confutata dalla maggioranza degli autori.

I sostenitori della filiazione illirica, invece, affermano innanzitutto che l’albanese è parlato nella zona un tempo abitata dagli Illiri e, dato che non si trova traccia di un arrivo degli albanesi nelle zone attuali in nessuna fonte storica, bisogna concludere che gli albanesi abbiano sempre occupato, approssimativamente, la stessa area che occupano ancora oggi[22]. Per la questione del lessico marittimo, affermano che gli albanesi antichi probabilmente erano insediati nell’Albania interna e che quando occuparono le città costiere di lingua greca o latina ne assorbirono il vocabolario. Va ricordato che, durante la storia, nella costa illirica prima e albanese poi, vi erano un gran numero di colonie greche, poi romane e quindi veneziane per finire con l’occupazione turca. Inoltre la mancanza di una monarchia vera e propria albanese, o comunque di un’organizzazione statale autonoma, spiega la mancanza di una flotta militare o commerciale. Questi elementi rendono plausibile la spiegazione dei prestiti proprio da quelle lingue/culture che hanno occupato il territorio dell’Albania odierna, diventando una conferma ulteriore della presenza ininterrotta della popolazione albanese nel territorio.

Sembra comunque che la tesi prevalente sia di considerare l’albanese come gruppo indoeuropeo separato, in mancanza di prove definitive[22]. I due distinti dialetti parlati oggi, il tosco (toskë) e il ghego (gegë), sono parte di un gruppo linguistico più esteso. Le lingue albanesi parlate in alcune isole linguistiche in Italia meridionale e in Grecia derivano dal tosco e sembrano strettamente imparentate con il dialetto della Ciamuria (çamërisht), nell’estremo sud dell’Albania e nel nord ovest della Grecia[25]. A causa della grande influenza del latino, dell’italiano e di alcuni elementi del greco con le quali sono entrate in contatto, si sono diversificate significativamente dall’albanese standard e sono considerate dai loro parlanti come lingue distinte. Nella lingua albanese sono presenti 5.926 lemmi derivati dalla lingua italiana a causa delle colonie italiane in Albania durante il Regno d’Italia[26][27].

Albanologia

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Lo stesso argomento in dettaglio: Albanologia.

Norbert Jokl (1877-1942), considerato il padre dell’albanologia, definì l’albanese come “la fase odierna di una parlata illirica tracizzata”[28]. Alcuni studiosi eminenti nel campo della lingua albanese sono stati e sono: Johann Georg von HahnFranz Bopp, Gustav Meyer, Giuseppe Valentini, Henrik Barić (1888 – 1957), Stuart Edward Mann, Carlo Tagliavini, Waclaw Cimochowski, Demetrio Camarda, Eric Pratt Hamp, Girolamo de Rada, Eqrem Çabej, Emil Lafe, Giuseppe Zef Schirò, Bahri Beci, Xhevat Lloshi, Paolo Schirò, Kolec Topalli, Antonino Guzzetta, Matteo Mandalà, Papàs Francesco Solano, Francesco Altimari, Leonardo De Martino (cantore della letteratura scutarina).

Studiosi e docenti

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  • Kostaq Cipo (1892-1952), insegnante della lingua e letteratura albanese presso le scuole medie d’Albania, in particolare al Liceo di Korriza. Appoggiò il Movimento di Liberazione Albanese, e, per il suo atteggiamento patriottico, è stato fra i primi albanesi ad essere arrestato dal fascismo e in seguito confinato per circa due anni in Italia. Dopo la guerra, fu per due volte eletto Deputato alla Assemblea Nazionale Albanese. Negli anni 1945 e 1946 ebbe l’incarico di Ministro dell’Istruzione Pubblica. Cipo pose tutte le sue capacità e la sua ricca esperienza al servizio delle profonde trasformazioni democratiche della scuola in Albania. Negli ultimi anni della sua vita si dedicò interamente all’Istruzione Universitaria, svolgendo un’intensa attività pedagogica e didattica all’Istituto di Scienze. Compose i testi della Fonetica e della Morfologia storica contemporanea che furono i primi tentativi in questi settori. Fu coautore e dirigente nella stesura del Dizionario della lingua albanese, pubblicato nel 1954. In seguito con A. Xhuvani e E. Cabej si impegnò nella stesura della prima guida per una scrittura standard dell’Albanese, dopo la guerra (1948-1950). Svolse profondi studi sulle composizioni nella linguistica contemporanea, così come sulle composizioni della lingua albanese antica di alcuni autori della letteratura arbëreshë. In più compose una grammatica dell’albanese su base scientifica.
  • Lo studioso Shaban Demiraj (1920-2014), durante il centenario della nascita di Kostaq Cipo, nato nel 1892, e per il 40º anniversario della sua morte, avvenuta nel 1952, illustrò il personaggio del suo dotto predecessore. Il Demiraj nel 2003 ha pubblicato anche un libro sulla linguistica albanese dal titolo “Gjuha Jone” (La nostra lingua) dove esprime le sue idee su questo grande linguista.
  • Eqrem Çabej. Nella storia della linguistica albanese Cabej, dipendente dell’Istituto di Scienze, avendo svolto durante gli studi universitari un’attività di traduttore presso l’albanologo austriaco Norbert Jokl, con articoli riguardanti le lingue balcaniche, si è distinto per alcuni sonetti. Robert Shwartz, ebreo dattilografo presso l’Istituto di Scienze, si è distinto come traduttore dalle lingue straniere in albanese, svolgendo un’importante attività di traduzione[29].

Status ufficiale in Albania

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Distribuzione degli albanesi

L’albanese unificato è la lingua ufficiale dell’Albania e una delle lingue ufficiali del Kosovo e della Macedonia del Nord[30]. Una forma di albanese considerata standard (comune) per gli albanesi d’Albania era già stata pensata fin dal 1949 con la pubblicazione della grammatica albanese di Kostaq Cipo e, a seguito degli ottimi risultati raggiunti, a vent’anni dalla sua morte, nel 1972 venne politicizzata e formalmente ufficializzata.

Fonologia

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L’albanese ha sette vocali: /i ɛ a ə ɔ y u/ e 29 fonemi consonantici.[31]

Vocali

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FonemiGrafemaPronuncia
/i/iItaliano cibo
/ɛ/eItaliano gente
/a/aItaliano la
/ə/ëFrancese de (scevà)
/ɔ/oItaliano opera
/y/yFrancese u o tedesco ü
/u/uItaliano umore

Consonanti

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Segue una tabella dei fonemi consonantici albanesi. L’ortografia e la pronuncia compaiono dopo.

BilabialiLabiodentaliDentaliAlveolariPostalveolariPalataliVelariGlottali
Occlusivep bt dc ɟk g
Affricatets dztʃ dʒ
Fricativef vθ ðs zʃ ʒh
Nasalimnɲ
Approssimantil j
Vibrantiɹ r
FonemaGrafemaPronuncia
/p/pitaliano penna
/b/bitaliano balena
/t/titaliano tanto
/d/ditaliano dente
/c/qsenza corrispondente in italiano
/ɟ/gjsenza corrispondente in italiano
/k/kitaliano carro (c durak)
/g/gitaliano gonna
/t͡s/citaliano pizza (z sorda)
/d͡z/xitaliano zenzero (z sonora)
/t͡ʃ/çitaliano ciao (c dolce)
/d͡ʒ/xhitaliano giorno (g dolce)
/θ/thinglese thin
/ð/dhinglese this
/f/fitaliano forza
/v/vitaliano volere
/s/sitaliano sole (s sorda)
/z/zitaliano rosa (s sonora)
/ʃ/shitaliano scialle
/ʒ/zhfrancese jour, Sardo Trexenta
/h/hinglese hat (h aspirata)
/m/mitaliano mamma
/n/nitaliano nonno
/ɲ/njitaliano gnomo
/l/litaliano lino
/j/jitaliano ieri (i palatale)
/ɫ/llinglese mill (l dura)
/r/rritaliano carro, (r polivibrante)
/ɹ/ringlese rose ()

Note:

  • Le occlusive palatali q e gj sono completamente assenti in italiano, quindi la guida alla pronuncia è approssimativa. Tra le lingue principali, occlusive palatali si possono trovare, per esempio, in ceco (rispettivamente ť e ď).
  • Il suono ll è una laterale velare, simile alla “l dura” dell’inglese.

Fonologia

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Discussione di alcuni principali processi fonologici, come di importanti allofoni o di regole di assimilazione.

Cambiamenti fonetici storici

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Descrizione di importanti cambiamenti fonetici nella storia della lingua.

Grammatica

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La sintassi della frase è quella SVO (soggetto, verbo, oggetto), anche se, data la presenza dei casi, è molto frequente anche nella lingua parlata l’inversione dell’ordine delle parole, provocando così un lieve cambiamento nell’enfasi. L’albanese possiede un complesso sistema di declinazione e coniugazione con alcuni aspetti assai peculiari rispetto ad altre lingue indoeuropee (in particolare alle lingue baltiche), con casi distinti quando il sostantivo è determinato o indeterminato, avendo così 20 possibili forme. Esistono casi abbastanza frequenti di irregolarità sia nella coniugazione dei verbi che presentano un paradigma irregolare (per esempio rri – ndenjur o ha – ngrene).

La stesura di una completa grammatica scientifica della lingua albanese d’Albania è stata realizzata solo dopo la seconda guerra mondiale. L’attività è iniziata immediatamente in due direzioni principali: primo nel completamento dei fabbisogni delle scuole con nuovi libri didattici per l’insegnamento della lingua albanese per i due cicli della scuola, pubblicando nello stesso tempo anche i primi testi linguistici della scuola superiore (universitaria) e in seconda nell’organizzazione degli studi per le diverse categorie dei problemi linguistici. In questo periodo venne pubblicato per la prima volta una Fonetica e una completa grammatica della lingua albanese contemporanea di carattere scientifico da K. Cipo (Grammatica albanese, 1949 e Sintassi, 1951).

Sostantivo

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Si caratterizza per quattro elementi:

Dato che non esiste una forma distinta per genitivo e dativo, la funzione genitivale è indicata dall’uso dell’articolo prepositivo (vedi sezione seguente) che concorda in numero, genere, caso e forma col sostantivo di cui si sta specificando una proprietà. Esempio: një shok i Markut = “un amico di Marco”; me shokun e Markut = “con l’amico di Marco”. Si è passati da i a e in quanto il sostantivo da specificare, shok, è nel primo caso al nominativo indeterminato e nel secondo all’accusativo, shokun, determinato.

Singolare indefinitoPlurale indefinitoSingolare definitoPlurale definito
Nominativonjë mal ‘una montagna’male ‘montagne’mali ‘la montagna’malet ‘le montagne’
Accusativonjë malmalemalinmalet
Genitivoi/e/të/së një malii/e/të/së malevei/e/të/së maliti/e/të/së maleve
Dativonjë malimalevemalitmaleve
Ablativo(prej) një mali(prej) malesh(prej) malit(prej) maleve

Articolo prepositivo

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Non ha corrispondente in italiano. Si declina secondo numero genere caso e forma. Si usa nella formazione del genitivo e con gli aggettivi articolati e nella declinazione di alcuni pronomi.

Articolo indeterminativo

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Al singolare è një, al plurale disa, senza distinzione di genere. Ad esempio: një djalë: “un ragazzo”, një vajzë: “una ragazza”, disa djema: “alcuni ragazzi”, disa vajza: “alcune ragazze” ecc.

Aggettivo articolato

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Così chiamato perché può essere utilizzato solo preceduto dall’articolo prepositivo. Es.: i Bukur, “bello”, e bukur, “bella”. Di solito segue il sostantivo e in questo caso è l’articolo prepositivo che concorda in numero genere, caso e forma col sostantivo cui si riferisce l’aggettivo. Es. Shoku i dashur, “l’amico caro”, shokut të dashur, “all’amico caro”.

In alcuni casi oltre a cambiare l’articolo prepositivo nel passaggio da maschile a femminile o da plurale a singolare cambia anche la desinenza dell’aggettivo. Se per motivi stilistici si vuol far precedere l’articolo al sostantivo si declinano articolo e aggettivo mentre il sostantivo rimane invariato. Gli esempi precedenti si trasformerebbero rispettivamente in i dashuri shoktë dashurit shok. L’aggettivo in questo caso segue la declinazione normale del sostantivo.

Aggettivo non articolato

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Forma il femminile aggiungendo -e al maschile: shqiptar, “albanese” al maschile, shqiptare al femminile.

Verbo

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Si coniuga seguendo all’incirca lo stesso schema dell’italiano, cambiando cioè le desinenze in funzione delle persone, del numero, del tempo e del modo. Differentemente dall’italiano possiede (come il greco antico e moderno), oltre alla forma attiva, la forma medio-passiva.

  • laj ‘lavo’, forma attiva,
  • lahem ‘mi lavo’, jam i laré ‘sono lavato’, forma medio passiva.

Dal contesto si deduce se attribuire il significato riflessivo o quello passivo. Oltre ai modi dell’italiano l’albanese possiede l’ottativo e l’ammirativo.

L’ottativo esprime desiderio, augurio del soggetto, positivo, Qofsh i gëzuar!, “possa essere (Qofsh) felice (i gëzuar)!”, o negativo të marrtë dreqi! letteralmente “che il diavolo (dreq) ti porti (nel senso: con sé; proprio come in italiano), da intendere: “che tu sia maledetto”.

L’ammirativo esprime ammirazione o sorpresa. Es. sa i mençur qenka ky djalë! “Quanto è (qenka) intelligente (i mençur) questo ragazzo!”; Pali i laka enët! “Paolo (Pali) che lava (laka) i piatti (enët)!”, da intendersi che non deve essere frequente vedere Paolo lavare i piatti. L’ammirativo ha talvolta anche la funzione espressa in latino dal congiuntivo obliquo, o (più raramente) dal condizionale in italiano, ovvero quella di riportare il giudizio di qualcun altro esprimendo nel contempo neutralità o scetticismo: “Pali paska pasur të drejtë, me sa tha Gjoni.” (“Paolo avrebbe avuto [sembra aver avuto] ragione, da quel che mi ha detto Giovanni”).

Esistono tre coniugazioni, quelle dei verbi che alla prima persona dell’indicativo, che è la forma citazionale dei dizionari, terminano in j, (unë laj “io lavo”), quelle che terminano in vocale, (unë di “io so”), e quelle che terminano in consonante, (unë pregatis, “io preparo”). Esistono molti verbi irregolari.

Gli ausiliari più usati sono kam ‘avere’ e jam ‘essere’, ambedue irregolari.

Sistema di scrittura e alfabeto albanese

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L’alfabeto albanese si basa oggi sull’alfabeto latino, con l’aggiunta delle lettere ëç e altri nove digrammi per completare alcuni suoni della pronuncia. Prima del 1908, anno in cui l’alfabeto latino fu introdotto ufficialmente in tutta Albania e in Kosovo, si utilizzavano sia l’alfabeto greco[32] (nell’Albania meridionale) sia l’alfabeto cirillico[33] (nell’Albania settentrionale e orientale) e la versione turco-ottomana dell’alfabeto arabo[32] (in tutto il paese), data la mancanza di una norma stabilita.

Esempi

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Nota: Supporti audio in formato Ogg Vorbis.

AlbaneseShqip/ʃcip/ascolta
CiaoPërshëndetje o Tungjatjeta o Tung/tun ɟat jɛ ta/ascolta
ArrivederciMirupafshim/mi ru paf ʃim/ascolta
PregoJu lutem Te Lutem/ju lu tɛm/ascolta
GrazieFaleminderit Rrofsh/fa ɫɛ min dɛ rit/ascolta
QuelloAtë/a tə/
Quanto costa?Sa kushton?/sa əʃ tə/
Po/po/ascolta
NoJo/jo/ascolta
ScusaMë fal/mə fal/
Non capiscoNuk kuptoj/nuk kup toj/ascolta
Dov’è il bagno?Ku është banjoja?/ku əʃ tə ba ɲo ja/
Panino imbottitoPanine e mbushur/pa ni ne e mbu ʃur/
Parlate inglese?/italiano?A flisni anglisht? / italisht?/flis ni an gliʃt/ascolta

Numeri

[modifica | modifica wikitesto]Durata: 19 secondi.0:19Numeri in albanese

I numeri si indicano nel modo seguente:

  • një (uno)
  • dy (due)
  • tre/tri (tre)
  • katër (quattro)
  • pesë (cinque)
  • gjashtë (sei)
  • shtatë (sette)
  • tetë (otto)
  • nëntë (nove)
  • dhjetë (dieci)

C’è un particolare per quanto riguarda i numeri

  • NjëZetë (Venti) dovrebbe dirsi DyDhjetë
  • TriDhjetë (Trenta)
  • DyZetë o Katërdhjetë (Quaranta)
  • PesëDhjetë (Cinquanta)
  • GjashtëDhjete (Sessanta)
  • ShtatëDhjetë (Settanta)
  • TetëDhjetë (Ottanta)
  • NentëDhjetë (Novanta)
  • Një-Qind (1+Cento)

La seconda pronuncia si usa di più in Albania del nord, Kosovo e Macedonia del Nord.

Influenza delle lingue d’Italia sull’albanese

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Nella lingua albanese standard sono presenti termini derivati dall’italiano o/e molti prestiti dal dialetto veneziano (più di 50) senza dimenticare però che i Veneti risultano nella lista delle tribù dell’antica illiria, alcuni lemmi risalenti anche al XII secolo. Molti di questi hanno a volte sostituito, nel parlato quotidiano, parole che esistono nell’albanese e trovano oggi spazio anche nei media albanesi, ma non sempre vengono accettate dagli accademici, scrittori e linguisti albanesi. Ecco alcuni esempi[27]:

  • gotë (bicchiere) dal veneziano goto (qelqë in albanese antico)
  • karrige (sedia) dal veneziano caréga
  • lahuta (liuto) dal veneziano laùt
  • llamarin (latta, lamiera) dal veneziano lamarin
  • dukát (ducato)
  • fanéll(ë) (panno di flanella), dal veneziano fanél
  • kuvertë (coperta), dal veneziano coverta
  • napë (stoffa, panno), dal veneziano napa, in albanese originale “copë”
  • porteg (atrio, vestibolo), dal veneziano portego
  • koka (testa) dal veneziano coá (kryet in albanese antico)
  • brek (mutande) dal veneziano braghe (brek të linfa in arbëresh)
  • tavolin (tavolino, tavolo), in albanese originale “tryez”
  • porta (porta), in albanese originale “derë”
  • pjatë (piatto), in albanese originale “tajurë”
  • pantallona (pantaloni), in arbëresh semplicemente brek
  • altár (altare)
  • abát (abate)
  • predik (predica)
  • teatër (teatro)
  • piano / pjanofórt (pianoforte)
  • frazë (frase)
  • medalje (medaglia)
  • tabaqerë (tabaccheria), oggi non più in uso e sostituito dal termine tobaconist-së (dall’inglese tobacconist = tabaccaio)
  • fashízëm (fascismo)
  • regjím (regime)
  • korporatíf (corporativo)
  • karabiniér o karabiner (carabiniere)
  • banqér (banchiere)
  • automobil(ë) (automobile), oppure “makina” o “vetura”
  • portofól (portafoglio)
  • kabinë (cabina telefonica e della nave)
  • faturë (fattura)
  • fonderí (fonderia)
  • frigorifer (frigorifero)
  • infermiér (infermiere)
  • garzë (garza)
  • xhenio (genio [militare])
  • xhelatinë (gelatina)
  • fërnet (liquore amaro, termine originato dal Fernet Branca)
  • mafióz (mafioso)
  • vandal (vandalo)
  • bankarotë (bancarotta)
  • kapobandë (capobanda)
  • trafikánt (trafficante)
  • gomone (gommone)
  • minuét (minuetto)
  • kantautór (cantautore)
  • investitór (investitore)
  • filmik (filmico)
  • epidemiologjí (epidemiologia)
  • ndërkáq (calco dall’italiano, da ndër “fra” e káq “tanto” = frattanto)
  • dygjuhësh (calco dall’italiano, da dy “due” e gjuhë “lingua” * bilingue)

Note

[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni

  1. ^ Il nome “shqip” ha sostituito il vecchio nome “arbëresh” alla fine del XVII secolo, come risultato delle nuove circostanze storiche sviluppate con l’intenzione di collegare la nozione di nazione e l’uso della lingua albanese, che da quel tempo fu chiamata “shqipe”.
  2. ^ Alla variante linguistica albanese tosca fanno parte rispettivamente l’arbëreshë e l’arvanitico.

Fonti

  1. ^ Ghego 4,156,090 + Tosco 3.035.000 (1989) + Arbereshe 260.000 (1976) + Arvanitika 150.000 (2000) = 7.601.090 (Ethnologue, 2008)
  2. ^ (EN) Albanian language [Lingua albanese], su Britannica.com, Encyclopædia Britannica. URL consultato il 13 giugno 2023.
  3. ^ Michel Malherbe, Dizionario enciclopedico delle lingue dell’uomo, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2007 [1983], p. 140.
  4. ^ The World Factbook, su cia.govURL consultato il 3 febbraio 2013 (archiviato dall’url originale il 24 dicembre 2018).
  5. ^ The World Factbook, su cia.govURL consultato il 3 febbraio 2013 (archiviato dall’url originale il 1º luglio 2016).
  6. ^ Salta a:a b c Albanian, Gheg | Ethnologue
  7. ^ Salta a:a b Albanian, Tosk | Ethnologue
  8. ^ dati Ethnologue per l’Arvanitika
  9. ^ dati Ethnologue per l’Arbëreshë
  10. ^ Statistiche demografiche ISTAT, su demo.istat.itURL consultato il 31 gennaio 2013 (archiviato il 25 gennaio 2012).
  11. ^ Legge 15 dicembre 1999, n. 482 > “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”, su camera.it, www.camera.it. URL consultato il 28 aprile 2000 (archiviato dall’url originale il 12 maggio 2015).
  12. ^ Nicholas Geoffrey Lemprière Hammond, Migrations and invasions in Greece and adjacent areas, Noyes Press, 1976, p. 57, ISBN 978-0-8155-5047-1URL consultato il 23 gennaio 2013.
  13. ^ Zeitschrift für Balkanologie, R. Trofenik, 1990, p. 102. URL consultato il 23 gennaio 2013.
  14. ^ Robert ElsieHistorical Dictionary of Albania, Rowman & Littlefield, 2010, p. 216, ISBN 978-0-8108-6188-6URL consultato il 30 settembre 2013.
  15. ^ Ethnologue report for language code, su ethnologue.com.
  16. ^ Il Meshari di Gjon Buzuku, su albanianliterature.com.
  17. ^ DE PLANAE ALBANENSIUM VIRIS ILLUSTRIBUS, su pianalbanesi.it, www.pianalbanesi.it. URL consultato il 26 giugno 2001 (archiviato dall’url originale il 19 luglio 2011).
  18. ^ Sabrina P. Ramet, Nihil obstat: religion, politics, and social change in East-Central Europe and Russia, Duke University Press, 1998.
  19. ^ La “Dottrina Cristiana” Albanese > di Lekë Matrënga (PDF), su albanianorthodox.com, www.albanianorthodox.com. URL consultato il 21 aprile 2006 (archiviato dall’url originale il 27 settembre 2007).
  20. ^ Paolo Savi Lopez. Le origini neolatine. Milano: U. Hoepli, 1920
  21. ^ Matteo Giulio Bartoli, Das Dalmatische, Vienna 1906.
  22. ^ Salta a:a b c d Francisco Villar, Gli albanesi, in Gli Indoeuropei e le origini dell’Europa, Bologna, Il Mulino, 1997, pp. 373-377, ISBN 88-15-05708-0.
  23. ^ Luciano Rocchi, I turchismi nel Dizionario Italo-Albanese della Badia Greca di Grottaferrata (1710/1805), Università di Trieste, International Journal of Translation 2019 (21), 219-243.
  24. ^ Lucian Boia, Romania: Borderland of Europe, Translated by James Christian Brown. Chicago: Reaktion Books, 2001
  25. ^ Leonard Newmark, Philip Hubbard, and Peter R. Prifti. Standard Albanian: A Reference Grammar for Students, Stanford University Press, 1982, p. 226, ISBN 0-8047-1129-1.
  26. ^ Brunilda Dashi, Italianismi nella lingua albanese, Sapienza Università di Roma – Centro di Studi albanesi, Edizioni Nuova Cultura, Roma 2013.
  27. ^ Salta a:a b Dal dukát all’investitór: nove secoli di italiano in Albania sull’Enciclopedia Treccani
  28. ^ Tiberio Occhionero, Un popolo e la sua lingua, su Albania News, 9 novembre 2012. URL consultato il 27 settembre 2023.
  29. ^ Albanologists
  30. ^ (EN) Languages Law passed in Parliament, in Macedonian International News Agency, 26 luglio 2008. URL consultato il 15 novembre 2010 (archiviato dall’url originale il 21 settembre 2012).
  31. ^ Fonetica standard (in albanese), su gjuha.orgURL consultato il 3 novembre 2009 (archiviato dall’url originale il 31 agosto 2009).
  32. ^ Salta a:a b Frédéric Barbier, Storia del libro: dall’antichità al XX secolo, Edizioni Dedalo, Bari 2004, p. 29.
  33. ^ Cosimo Palagiano, La geografia delle lingue in Europa, Napoli 2006, p. 130.

Bibliografia

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Voci correlate

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Lingua arbëreshe

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

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Lingua albanese d’Italia
Arbërisht
Parlato in Italia
Regioni Abruzzo (Prov. Pescara)
 Basilicata (Prov. Potenza)
 Calabria (Prov. CatanzaroCosenza e Crotone)
 Campania (Prov. Avellino)
 Molise (Prov. Campobasso)
 Puglia (Prov. Foggia e Taranto)
 Sicilia (Prov. Palermo)
Locutori
Totale109 550 parlanti[1] (Popolazione etnica complessiva: 260 000)[2]
Altre informazioni
ScritturaAlfabeto latino
TipoSVO
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingua albanese
  Lingua albanese tosca
   Arbëresh
Statuto ufficiale
Ufficiale in Italia (tutelata come lingua di minoranza nazionale nelle zone di diffusione)
Minoritaria
riconosciuta in
Italia dalla Legge 15 dicembre 1999, n. 482
Regolato danessuna regolazione ufficiale (studi accademici “Cattedra di Lingua e Letteratura Albanese” nelle Università degli Studi di: Napoli[3], Palermo, Roma, Cosenza, Bologna, Padova, già a Bari e Firenze)
Codici di classificazione
ISO 639-3aae (EN)
Glottologarbe1236 (EN)
Distribuzione geografica dettagliata dei parlanti albanese in Italia
(Vedi lista)
Manuale

Lalingua arbëreshe[4], nota anche come lingua albanese d’Italia[5] e italo-albanese[6][7] (nome nativo arbërisht -ja o gluha, gljuha, gjuha arbëreshe nelle parlate albanesi locali) è una lingua parlata dalla minoranza etnolinguistica albanese d’Italia. Appartenente al gruppo della lingua albanese, è una varietà linguistica della parlata del sud dell’Albania (tosk) da dove ha avuto origine in massa la diaspora. L’arbërishtja, quindi, è la lingua albanese locale comune a tutti gli italo-albanesi[8], seppur dislocata a macchia di leopardo nelle molteplici regioni italiane dei parlanti e con le sue peculiarità relative alla zona di origine e ai suoi sviluppi.

Gli arbëreshë, discendenti delle popolazioni albanesi che in varie ondate, a partire dalla seconda metà del XV secolomigrarono dall’Albania, dall’Epiro e dalle numerose comunità albanesi della Morea verso l’Italia meridionale e insulare, sono circa 109 550 persone[9]. Con le ondate migratorie del XIX secolo numerosi albanofoni d’Italia vivono fuori l’Italia e l’Europa, dove continuano a parlare l’albanese come madrelingua in ambito familiare o parrocchiale.

La lingua albanese in Italia è tutelata dallo Stato in base alla legge-quadro n. 482 del 15 dicembre 1999[10].

Indice

Distribuzione geografica

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Le regioni d’Italia in cui è presente la minoranza albanese
Gli insediamenti Albanesi d’Italia

Lo stesso argomento in dettaglio: Arbëria e Comuni dell’Arbëria.

La lingua albanese in Italia è parlata e tutelata nelle seguenti regioni:

  1.  Abruzzoprovincia di Pescara (1 comunità)
  2.  Basilicataprovincia di Potenza (5 comunità)
  3.  Calabriaprovincia di CatanzaroCosenza e Crotone (33 comunità)
  4.  Campaniaprovincia di Avellino (1 comunità)
  5.  Moliseprovincia di Campobasso (4 comunità)
  6.  Pugliaprovincia di Foggia e Taranto (3 comunità)
  7.  Siciliaprovincia di Palermo (3 comunità[11])

A causa delle migrazioni del Novecento, consistenti comunità italo-albanesi vivono nel centro e nord Italia e soprattutto negli Stati Uniti, in Argentina[12], in Brasile, in Canada e in Germania, dove continuano a parlare in contesto familiare o religioso la lingua albanese.

Località di lingua albanese in Italia

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Diffusione e dialetti della lingua albanese (in arancione le zone albanofone d’Italia)
Colonie Albanesi di Sicilia, mappa del Museo Nazionale ScanderbegCroia (AL)
Il quadro regionale delle colonie Albanesi in Sicilia, Provincia di Palermo (territori con linea tratteggiata orizzontale)

Le comunità italo-albanesi si trovano dislocate in sette regioni d’Italia: in Abruzzoprovincia di PescaraBasilicataprovincia di Potenza; in Calabriaprovincia di CatanzaroCosenza e Crotone; in Campaniaprovincia di Avellino; in Moliseprovincia di Campobasso; in Pugliaprovincia di Foggia e di Taranto; e in Siciliaprovincia di Palermo. Nelle 50 comunità l’arbërisht è ancora la lingua madre, continuando a essere ampiamente parlato e diffuso; in alcuni casi, insieme all’italiano, è lingua comunale co-ufficiale.

Secondo le stime del linguista statunitense Leonard Newmark, nel 1963 i parlanti arbëresh erano 80 000 persone su una popolazione totale, secondo lo scrittore gallese Meic Stephens, di 260 000 persone (dato del 1976)[13], mentre secondo il linguista Fiorenzo Toso si tratterebbe di 100 000 persone[14][15], di cui una percentuale tra il 70% e l’80% in grado di parlare una delle varietà dell’arbëresh.

Dal dizionario arbëresh-italiano del 1963 di Papàs Emanuele Giordano, il Fjalor i Arbëreshvet t’Italisë (Dizionario degli Albanesi d’Italia), si evince che i paesi albanofoni sono 55 (50, con 5 oscillanti[16]CervicatiMongrassano e Rota Greca in CalabriaMezzojuso e Palazzo Adriano in Sicilia) con 135 811 abitanti, e i paesi albanesi ormai italofoni, che hanno perso la lingua d’origine, sono 40, con 182 128 abitanti.

All’interno di alcune comunità dell’Arberia viene purtroppo segnalata una generale tendenza alla dismissione dell’uso della lingua albanese, causata da vari fattori (dal non insegnamento della lingua nelle scuole locali, dai matrimoni misti, da altre situazioni particolari). Secondo stime recenti si assegna tra l’80% e il 90% dei residenti una competenza linguistica totale a livello di comprensione orale, mentre il restante 10% parlerebbe l’italiano mantenendo una comprensione passiva dell’albanese. Ancora oggi continua a essere una lingua tutt’al più tramandata oralmente. C’è, comunque, oggi la controtendenza dei giovani non solo di esprimersi e di riscoprire la lingua, ma di scriverla, di solito adottando l’alfabeto italiano.

Fino al secolo scorso i centri a radice albanese in Italia erano un centinaio. Successivamente, molte di esse, più di trenta, dall’Emilia-Romagna fino in Sicilia, hanno perso l’uso della lingua e delle tradizioni d’origine. Attualmente le località dove si parla la lingua albanese sono circa cinquanta, di cui la maggior parte nella provincia di Cosenza.

Le comunità di lingua albanese in Italia sono cinquanta:

Storia

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Evoluzione linguistica

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Classificazione dei dialetti albanesi
Classifica delle varie parlate albanesi d’Italia
Altra classificazione

La lingua arbëreshe, anche detta “arberesco”[17][18], si è conservata e poco evoluta in cinquecento anni, mantenendo la struttura fonetica e morfosintattica d’origine. L’aspetto interessante è che, essendosi distaccata dall’Albania e dalla Grecia durante le diaspore albanesi avvenute a partire dalla fine del Quattrocento, essa si presenta sostanzialmente immutata, con tratti arcaici della lingua albanese e altre caratteristiche del tosco, con prestiti linguistici dal greco, e più recentemente dai dialetti meridionali, ma non influenzata dalla lingua degli invasori turchi, come invece è accaduto per l’albanese parlato in Albania.

Le comunità arbëresh si presentano come isole etniche e linguistiche, nel mezzo di un ambiente linguistico romanzo diretta erede del latino, ma che mantengono tenacemente la propria lingua madre. Le parlate arbëreshe, differenti già inizialmente dai luoghi di provenienza degli esuli albanesi, nell’arco dei secoli hanno registrato piccole variazioni, rendendo unici e particolari termini che, a volte, tra loro mutano da paese a paese arbëreshë. Così le parlate arbëreshe, pur mantenendo nella loro struttura fonetica, grammaticale e lessicale tratti comuni, registrano piccole variazioni. Partendo dal lessico si può constatare che l’arbëreshë ha saputo conservare la base del lessico fondamentale. Tale fatto si può chiaramente osservare non solo nella lingua parlata popolare e nel folclore, ma anche nelle pubblicazioni di vari autori italo-albanesi. La conservazione di questo fondo lessicale ha anche garantito il mantenimento e il ripristino della lingua, e ha fornito, da tempo e in vasta scala, unità lessicali della lingua scritta, contribuendo così allo sviluppo della letteratura albanese. Recentemente ha avuto contatti diretti e continui con altre parlate. Influenzano notevolmente i vari dialetti regionali e la lingua italiana. Per tali ragioni, pur mantenendo nella loro integrità la lingua, costantemente a rischio d’estinzione, è pienamente riconosciuta come lingua di minoranza etno-linguistica dallo stato, nell’ambito delle amministrazioni locali e dalle scuole dell’obbligo. La consapevolezza della necessità di una valorizzazione e tutela della cultura albanese ha favorito la nascita di associazioni e circoli culturali, e ha dato luogo a iniziative e manifestazioni culturali; anche se tra gli aspetti fondamentali della tradizione degli arbëreshë, un posto decisivo spetta alla religione cristiana di rito orientale. Si ritiene che l’arberesh abbia il 45% delle parole in comune con la lingua albanese parlata oggi in Albania[13][19][20], e che il 15% del lessico sia composto da neologismi creati dagli scrittori arbëreshë, entrati anche nell’albanese moderno. Il resto dei vocaboli arbëreshë deriva da prestiti linguistici.

Svolgimento della letteratura

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Girolamo De Rada (1814 – 1903)
Gabriele Dara Junior (1826 – 1885)
Giuseppe Schirò (1865 – 1927)

La letteratura arbëresh fa parte organicamente della letteratura albanese. Gli scrittori e i poeti italo-albanesi hanno contribuito alla genesi e all’evoluzione di tutta la letteratura albanese. Sia per i contenuti sia per il valore poetico, gli autori arbëreshë, compaiono con grande rilievo in tutte le storie della letteratura dell’Albania. Tra l’altro le parlate arbëreshë hanno avuto anche un ruolo di fonte di arricchimento lessicale della lingua letteraria albanese.

La letteratura albanese nella variante tosca, nasce con “E Mbësuame e Krështerë[21] del 1592, scritta da Luca Matranga (Lekë Matrënga), papàs di rito bizantino-greco e scrittore arbëreshë di Piana degli Albanesi in Sicilia. In questa opera si trova la prima poesia religiosa in arbëreshë. Vari letterati e poeti produrranno poi componimenti con motivi religiosi e, più raramente, popolari, anche se i due elementi spesso si intrecciano.

La testata principale de La Nazione Albaneserivista fondata da Anselmo Lorecchio nel 1897

Per tutto il XVIII secolo gli scrittori e i poeti arbëreshë mantengono come fonte di ispirazione il motivo religioso folkloristico. Nel secolo successivo la letteratura degli arbëreshë si arricchisce di contenuti civili e politici. Con Girolamo De Rada, poliedrico letterato di Macchia Albanese, i motivi della rinascita del popolo albanese e della indipendenza della madre patria, l’Albania, si incrociano con l’interesse per lo studio della lingua albanese e della conservazione della tradizione folkloristica. Sulla stessa scia di De Rada, si costituisce un gruppo di intellettuali italo-albanesi che pongono al centro della loro opera la necessità di rafforzare la identità arbëreshë e il suo collegamento con le vicende dell’Albania. Attraverso scritti di vario genere (saggi linguistici, poemi epico-lirici, raccolte di canti popolari e di pubblicazioni di carattere estetico e grammaticale), la questione albanese raggiunge così ambiti nazionali ed europei.

Altra personalità, tra le più rappresentative della letteratura arbëreshë, è Giuseppe Schirò, che partecipò attivamente alla rinascita albanese e arricchì significativamente la tradizione culturale e letteraria arbëreshë di Sicilia. Con l’indipendenza dell’Albania (1912) si esauriscono i motivi patriottici propri della Rilindja (Rinascita) albanese.

In seguito molti intellettuali italo-albanesi si trovano a fiancheggiare le mire nazionalistiche ed espansionistiche del fascismo, anche a scapito della vicina Albania. Solo dopo la fine della seconda guerra mondiale la letteratura arbëreshë riacquista vigore e vitalità. A partire dalla prima metà del XX secolo, e ancora più chiaramente negli anni sessanta e settanta e fino ai giorni nostri, si ha un’attenzione sempre crescente per un risveglio culturale e per la valorizzazione della minoranza italo-albanese. Accanto alla consueta presenza del motivo della diaspora, si affiancano motivi legati all’attualità e a temi esistenziali di valore universale, presenti nell’ambiente culturale esterno. Alcuni tra i più rappresentativi ricordiamo, per esempio, Carmine Abate e Giuseppe Schirò Di Maggio.

Ortografia e fonetica

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Alfabeto

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Fiàmuri Arbëria La Bandiera dell’Albania, mensile di Girolamo de Rada (1886)
Zoti/Papàs Emanuele Giordano, Fjalor i Arbëreshvet t’Italisë / Dizionario degli Albanesi d’Italia, II edizione, Edizioni Il Coscile, Castrovillari 2000 (ristampa del vecchio ‘Fjalor’ del 1963)
Perikopi evangjelik, testo religioso cristiano-cattolico scritto in albanese nel 1413, scoperto dallo jeromonaco basiliano Padre Nilo Borgia.
Posta Shqiptare, 2018, francobollo celebrativo del 400mo anniversario della pubblicazione E Mbësuame e Krështerë (La Dottrina Cristiana) di Papàs Luca Matranga (1592), seconda pubblicazione più antica in lingua albanese nota oggi.

Durata: un minuto e 39 secondi.1:39La primissima registrazione vocale dell’inno nazionale albanese Himni i Flamurit, interpretata nel 1918 dal tenore arbëresh Giuseppe Mauro.Durata: 15 secondi.0:15Luga (il cucchiaio), pronuncia in albanese, Santa Cristina Gela, Sicilia.Durata: 7 secondi.0:07Mogha o molla (la mela), pronuncia in albanese, Piana degli Albanesi, Sicilia.

Sia la lingua albanese “d’Italia” arbëreshe sia la lingua albanese “d’Albania” shqip condividono lo stesso alfabeto composto da 36 lettere, ovvero 7 vocali e 29 consonanti, tuttavia sono presenti differenze nella pronuncia di alcune lettere.

L’alfabeto albanese venne codificato dal Congresso di Monastir (cittadina albanese attualmente in Macedonia del Nord, odierna Bitola) nel 1908. Vi parteciparono trentadue esperti di ventitré città, nonché di associazioni e circoli culturali d’Albania e da varie parti del mondo, tra cui intellettuali italo-albanesi. Lo storico convegno venne presieduto da Midhat Frashëri, mentre presidente della Commissione fu Padre Gjergj Fishta, uno dei noti della letteratura albanese. In brevissimo tempo l’alfabeto si affermò presso tutti gli albanesi in patria, all’estero e presso gli studiosi, poco dopo, adottato in questi standard dagli arbëreshë. Già prima della scelta di un alfabeto comune in caratteri latini, diversi intellettuali albanesi d’Italia avevano proposto una modalità di scrittura della propria parlata, con il caso dì Giuseppe Schirò di cercare un alfabeto comune almeno per tutti gli italo-albanesi.

GrafemiAlbaneseVarietà Albanesi d’Italia (Arbëresh)
aa come in italianostesso suono. Esempio “brumë” (lievito).
bb italianastesso suono
cz come “z” di “pezzo” o sorda di “pizza”stesso suono. Esempio “tumac” (maccheroni).
çc come la “c” di “ceppo” o dolce di “ciliegia”.stesso suono
dd italianastesso suono
dhth come “d” greca o “th” inglese.stesso suono. Esempio “dheu” (la terra).
ee italianastesso suono
ëe muta o semimuta.stesso suono. Esempio “mëmë” (mamma).
ff italianastesso suono
gg come “g” italiana davanti ad “a”, “o”, “u”; dura di gallostesso suono. Esempio “grua” (donna).
gjsuono “gh” come “ghianda”.stesso suono. Esempio “gjirit” (parenti).
hh “h” aspirata come la “c” toscana di “casa” o in inglese di “hotel”stesso suono (a volte ” gh” fricativo). Esempio “ha” (mangiare).
ii italianastesso suono
ji come italiana di “ieri”stesso suono (pronunziata spesso “hj” fricativo se posta a fine parola). Esempio “jam” (sono).
kc come la “c” dura di “cadere”stesso suono. Esempio “kau” (bue).
ll italianacome la “gl” di “aglio”. Esempio “lis” (quercia).
lldoppia l italianastesso suono (a volte ” gh” fricativo). Esempio “molla” (la mela).
mm italianastesso suono
nnstesso suono
njgn di “gnomo”stesso suono. Esempio “njera” (fino a).
oo italianastesso suono
pp italianastesso suono
qcome “ch” in “chiesa”stesso suono. Esempio “qen” (cane).
rr ammorbidita, “r” debole come in “vedere”r italiana. Esempio “riep” (scorticare).
rrdoppia r italianastesso suono. Esempio “rri” (stai).
ss italiana all’inizio di parolastesso suono
shsc come “scena”.stesso suono. Esempio “shi” (pioggia).
tt di “tavola”stesso suono
thth come in “th” inglesestesso suono. Esempio “thikë” (coltello).
uu italianastesso suono
vv italianastesso suono
xz dolce di “zenzero”stesso suono. Esempio “xathur” (scalzo).
xhg dolce di “gioco”stesso suono. Esempio “xhishu” (spogliati).
yü tedesca o come “u” francese o semplicemente come la “i”i italiana di “indaco”. Esempio “yll” (stella).
zs tendente alla z dolcestesso suono. Esempio “zi” (nero).
zhj francese di “jour”stesso suono. Esempio “zhiq” (sporco).

Particolarità di pronuncia.

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Le parlate di numerose comunità presentano mutazioni fonetiche sistematiche o sporadiche di alcune lettere o gruppi consonantici. Se ne riporta di seguito un quadro dettagliato.

TrasformazioneEsempioComunità
ll → gh (velare)molla → moghaPallagorio (KR) – San Nicola dell’Alto (KR) – Carfizzi (KR) – Maschito (PZ) – Campomarino (CB) – Ururi (CB) – Montecilfone (CB) – Greci (AV) – Piana degli Albanesi (PA) – Santa Cristina Gela (PA) – Casalvecchio di Puglia (FG) – Chieuti (FG)
h → gh (velare)njoh → njoghFalconara Albanese (CS) – San Cosmo Albanese (CS) – San Giorgio Albanese (CS) – San Demetrio Corone (CS) – Macchia Albanese (CS) – Vaccarizzo Albanese (CS) – Marri (CS) – Santa Sofia d’Epiro (CS)
ë tonica → akëmba → kambaVaccarizzo Albanese (CS) – Caraffa di Catanzaro (CZ) – Vena di Maida (CZ) – Andali (CZ) – Marcedusa (CZ) – Zangarona (CZ)
ë tonica → okëmba → kombaPallagorio (KR) – San Nicola dell’Alto (KR) – Carfizzi (KR) – San Basile (CS) – Acquaformosa (CS) – Falconara Albanese (CS) (sporadicamente)
ë tonica → ekëmba → kembaGreci (AV)
ë tonica → ubënj → bunjSanta Cristina Gela (PA) – Piana degli Albanesi (PA)
h → fngrohtë → ngroftëAcquaformosa (CS) – Lungro (CS) – San Marzano di San Giuseppe (TA) (sporadicamente)
l → lj (cfr gl di aglio)lule → ljuljeTutte le comunità nelle Province di Catanzaro, Cosenza (eccetto Falconara Alb.se) e Crotone. Contessa Entellina (PA), San Costantino Albanese (PZ), San Paolo Albanese (PZ)
l → dd (cfr calabrese chiḍḍu, beḍḍu)lule → dduddeFalconara Albanese (CS)
j → hj (solo a fine parola)tij → tihjCaraffa di Catanzaro (CZ) – Vena di Maida (CZ) – Zangarona (CZ) – Andali (CZ) – Marcedusa (CZ) – Vaccarizzo Albanese (CS) – Piana degli Albanesi (PA) – Santa Cristina Gela (PA) – Contessa Entellina (PA) – Pallagorio (KR) – Carfizzi (KR) – San Nicola dell’Alto (KR)
f → h aspirata (dal dialetto catanzarese)faqa → haqaCaraffa di Catanzaro (CZ) – Vena di Maida (CZ) – Zangarona (CZ) – Andali (CZ) – Marcedusa (CZ)
tr → ṭṛ (cfr calabrese ṭṛoppu, ṭṛenu)motra → moṭṛaCaraffa di Catanzaro (CZ) – Vena di Maida (CZ) – Zangarona (CZ) – Andali (CZ) – Marcedusa (CZ) – Contessa Entellina (PA)
str → ṣṭṛ (cfr calabrese ṣṭṛanu, ṣṭṛittu)shtrëmbur → ṣṭṛëmburCaraffa di Catanzaro (CZ) – Vena di Maida (CZ) – Zangarona (CZ) – Andali (CZ) – Marcedusa (CZ) – Contessa Entellina (PA)
rk → jk (in posizione intermedia)derku → dejkuCastroregio (CS) – Plataci (CS) – Farneta (CS)
h → kkrah → krakFirmo (CS)
th → hthërres → hërresEianina (CS) (sporadicamente)

È senz’altro interessante notare come in alcune parlate si riscontri la tendenza nel marcare il finale delle parole con una ë aggiuntiva, che, tuttavia, non viene solitamente trascritta. Per render meglio l’idea: “krìet” si pronuncerà “krìetë”, “vèshët” diventerà “vèshëtë”, “shurbènjën” diventerà “shurbènjënë”. I paesi in cui si riscontra tale fenomeno sono Caraffa di Catanzaro (CZ), Vena di Maida (CZ), Zangarona (CZ), Andali (CZ), Marcedusa (CZ), Falconara Albanese (CS), Contessa Entellina (PA). La stessa tendenza si riscontra ancora oggi in numerose parlate Arvanite e nei dialetti della Ciamurìa come, ad esempio, a Joannina e Paramythia.

Descrizione

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Striscioni in albanese a Piana degli Albanesi (PA), Stadio Comunale
Stadio Comunale a Piana degli Albanesi, tifoseria con striscioni in albanese
Lista dei prodotti in albanese, antico forno, Piana degli Albanesi (PA)

Lessico

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L’arbërishtja, come l’albanese letterale parlato nei Balcani, ha 7 vocali: a, e, ë, o, i, y, u. La differenza è che la y arbëreshe si pronunzia come la i italiana di “indaco”, mentre la y albanese si rende con lo stesso suono della ü tedesca. L’alfabeto è stato conformato definitivamente nel congresso di Monastir nel 1908, accettando l’alfabeto latino. Dal punto di vista del lessico si nota la mancanza di vocaboli per la denominazione di concetti astratti, sostituiti, nel corso dei secoli, con perifrasi o con prestiti dell’italiano. Ci sono comunque inflessioni che derivano dal ghego (gegërishtja), il dialetto parlato nel nord dell’Albania, così come in Montenegro del sud, SerbiaKosovoMacedonia del Nord. Le colonie albanesi di Vaccarizzo Albanese e San Giorgio Albanese in Calabria hanno mantenuto molte caratteristiche arcaiche del dialetto ghego.

Classificazione

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Le parlate italo-albanesi del Sud Italia possono essere classificate in base ai nessi consonantici che esse presentano. Si scindono, quindi in parlate arcaiche, parlate innovative, parlate miste.

AreaNessi ConsonanticiEsempi
Arcaica: Comunità nelle Province diPotenza, Avellino, Foggia, Taranto, Palermo.Castroregio, Farneta, Plataci e Civita in Provincia di Cosenza.Portocannone in Provincia di Campobasso.Andali e Marcedusa in Provincia di Catanzarokl –pl–fl –bl – glkleva = fuiplak = vecchioflas = parloblenj = comprogluhë = lingua
Innovativa: Restanti comunità della Provincia di Cosenza,le comunità in Provincia di Crotone e Caraffa di Catanzaro. (NB: A Caraffa si conserva il nesso arcaico kl, dunque kleva invece di qeva).kl > q – pl > pj –fl > fj – bl > bj – gl > gjqeva = fuipjak = vecchiofjas = parlobjenj = comprogjuhë = lingua
Mista: Restanti comunità del Molise eVilla Badessa (PE)kl > q – pl – fl –bl – gl > gjqeva = fuiplak = vecchioflas = parloblenj = comprogjuhë = lingua
Vena di Maida e Zangarona (Provincia di Catanzaro)kl – pl > pr – fl > fr –bl > br – gl > gjkleva = fuiprak = vecchiofras = parlobrenja = comprogjuhë = lingua

Confronto tra parlate arbëreshë

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italianoSpezzano Albanese (CS)Vaccarizzo Albanese (CS)Santa Sofia d’Epiro (CS)San Martino di Finita (CS)Falconara Albanese (CS)Santa Caterina Albanese (CS)Lungro (CS)San Basile (CS)Castroregio (CS)Civita (CS)Pallagorio (KR)Vena di Maida (CZ)Caraffa di CZ (CZ)Maschito (PZ)S. Marzano di SG. (TA)Ururi (CB)Piana degli Albanesi (PA)S. Cristina Gela (PA)Contessa Entellina (PA) Albania
ëhaghaëghohëghëhëfohë / poëhneahohuajenjeejëo / ëjo / arao / orapo
nojojojojojojojojojojojojojojojojojojojojo
graziegracjegracjegracjegracjefajemënderitgracjefaleminderitgracjepaqë / kij paqëfaleminderitgracjegracjegracjegracjeharistisënjharistisënjharistisharistisharistisfaleminderit
pregofaregjëfarigjafaregjëfaregjëfaregjëfaregjëfaregjëfaragjofaregjëfaregjëfarigjoe nentee nentefaragjëmosgjëmosgjëparkalesparkalesmosgjëtë lutem
come ti chiami?si thërrite?si thërrite?si thërrite? / si të thonë?si të thonë?si thirre? / si të thonë?si thërrite?si të thonë?si ta thonësi të thonë?si të thëjin?si hjërritahj?si sërritehj?si quhehj?si thërrita?si thërrite?si thërrite?si të thonë?si të thonë?si thërrite?si quhesh?
mi chiamo…thërritem…thërritem…thërritem…/ më thonë…më thonë…thirrem… / më thonë…thërritem…më thonë…ma thonëmë thonë…më thëjin…hjërritam…sërritem…quhem…thërritam…thërritem…thërritem…më thonë…më thonë…thërritem…quhem…
camminando ti ho vistotue ngarë të petue ngarë të petue ngarë të petue ecur të petue ngarë të peture ngarë të peture tirartur të petura ecur të petue ngarë të peture ecur të pekute ecur të kam parëtue kaminarë të kam parëtue kaminarë të kam parëture ecur të peta ngarë të kam parëta ngasur të petue ecur të pashëtue ecur të pashëtue ecur të pashëduke shkuar të pashë
primat’parënmënjëgherëmënjëgherëmë parëparamë parët’parzinmo parëmë përparamë parëmo parëma parëma parëma parëmë rparami parimë parëmë parëmë paramë parë
dopodopupëstajpranadopudopupranapraprapsanapasdopudopudopupasdopupaspaspaspaspas
essi parlano albaneseata fjasen / fjasnjën arbëreshata fjasen arbëreshata fjasen arbëreshata fjasin arbëreshato foddin / fjasnë arbëreshata fjasnjën arbëreshata fjasjin arbëreshata fjasjin arbëreshata rimbrejin / flasën arbëreshata foljin arbëreshata fjasnjin arbëreshato frasnë arbëreshato hjasnë / fjasnë arbëreshata folnjan arbëreshata kushëllonjën arbëreshata kushughonjën arbëreshata flasjën arbëreshata flasënarbëreshata gjykonjën arbëreshata flasin shqip
io facciou bënju banju bënju bënju biu bënju bënju bonju bënju bënjure bonjau banjau banjau bënju bënju bënju bunju bunju bënjunë bëj
io volevou dojau donjau donjau donjau desh / denjau donjau donjau dojau donjau donjaure dejau derëu derëu donjau denjau denjau dojau dojau dejaunë doja
lui èai ështëai ashtëai ështëai ështëai ështëai ështëai ështëai oshtëai ështëai ështëai oshtëai ashtëai ashrëai ështëai ishtëai ishtëai ushtëai ushtëai ështëai është
io erou ishau injau injau injau jesh / jenjau ishënjau ishau ishau ishënjau ishaure ishau jeshau jeshu ishanjau injau ishau ishau ishau ishaunë isha
quanti anni hai?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa viet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjet ke?sa vjeç je?
ho…annikam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetkam…vjetjam…vjeç
il solediellidillidillidiellidiellidiellidiellidillidiellidiellidieghidiellidiellidiaghidiellidieghidieghidieghidiellidielli

Gli italo-albanesi possiedono un patrimonio linguistico con parole spesso andate perdute nella stessa Albania, qui ricordate dagli anziani o che si ritrovano solo in testi antichi. Queste parole si incontrano in entrambi i dialetti albanesi.

Avendo gli arbëreshë avuto contatti sporadici anche con altri popoli prima della diaspora, la loro parlata possiede alcuni prestiti che derivano in origine dal latino, talvolta dallo slavo o dal bizantino-greco, o almeno condivide la stessa etimologia delle rispettive parole. Si tratta di poche parole presenti nel lessico abituale.

I turchismi, molto presenti ancora oggi nelle parlate balcaniche, sono pochi o quasi inesistenti nel lessico degli italo-albanesi, e dimostra poi che l’invasione ottomana dei Balcani è il termine “ante quem” per la diaspora albanese (durata tre secoli) ad esempio la mancanza della y.

La gran parte delle parole albanesi con origine greca non sono del tutto adozioni antiche e derivano dall’uso della stessa nella liturgia bizantina, prese dopo la nascita delle colonie albanesi nella mancanza o scomparsa di verbi e di sinonimi. Alcuni esempi sicuri, o presunti, dal greco – termini tratti dalla parlata albanese della Provincia di Palermo – sono:

  • haristis (‘’faleminderit’’ in albanese) viene dal greco “εὐχαριστῶ” e ha significato di “grazie” (in numerose comunità “arbëreshe” si dice come in albanese standard o si italianizza in gracje)
  • parkales (lyp in albanese) viene dal greco “παρακαλώ” e vuol significare “pregare“.
  • horë (katund o fshat in albanese) si presume venga dal greco “χωρα” e vuol significare “città“, “città principale”. In alcune zone dell’Albania viene ancora usato ed esiste un paese con questo nome: Horë Vranisht (in arbëresh si può dire anche katund).
  • amáj (“betejë” o “luftë” in albanese) si presume viene dal greco “μάχη” e significa “battaglia” o “guerra“.

Confronto linguistico

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  • Da Rruzari i Zonjës Virgjërë e Shën Mërì Mëma e t’in’Zoti, il Santo Rosario in lingua albanese secondo l’uso e la traduzione nelle comunità albanesi di Sicilia raccolte da Papa “Arçipreti” Gjergji Schirò (Piana degli Albanesi, 1983)[22]. Le preghiere Padre Nostro e Ave Maria:

(Italiano)

Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amin.

(Albanese letterale)

Ati ynë që je në qiell,
u shenjtëroftë emri yt,
ardhtë mbretëria jote,
u bëftë vullnesa jote, si në qiell, ashtu dhe në tokë.
Bukën tonë të përditshme na e jep sot,
na i fal fajet tona,
si i falim ne fajtorët tanë,
dhe mos na ler të biem në tundim,
por na liro nga i keqi.
Ashtu qoftë.

(Albanese parlato in Sicilia)

Ati i jinë çë je në kjìell,
shejtëruar kloft émbri i jit,
arthët rregjëria e jote,
u bëft vullimi jit, si në kjìell ashtù në dhe.
Bukën t’ënë të përditçmen ëna neve sot,
ndëjéna dëtirët t’ona,
ashtu si na ja ndëjejëm të dëtëruamëvet t’anë,
e mos na le të biem në ngarie,
po lirona nga i ligu.
Ashtu kloft.

(Italiano)

Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te,
Tu sei benedetta fra le donne,
e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell’ ora della nostra morte.
Amin.

(Albanese letterale)

Të falemi Mari, hirplote, Zoti me ty,
e bekuar Je mbi të gjitha gratë,
dhe i bekuar fryti i barkut tënd, Jezusi.
Shenjta Mari, Nëna e Tenzot,
lutu për ne mëkatarët,
tash e në fill të vdekjes sonë.
Ashtu qoftë.

(Albanese parlato in Sicilia)

Falem Mërì, e hir plota, in’Zot ë me Tij,
bekuarë Ti je mbi gjithë grat,
e bekuarë pema e gjirit t’ënt, Isuthi.
E Shë’Mërì, Mëma e t’in’Zoti,
parkalés për ne të mëkatruamit,
nanì e te hera e vdekjës t’ënë.
Ashtu kloft.

Accento

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L’accento è un altro tratto che accomuna gli albanesi d’Italia. Esso, anche se inserito in aree e regioni diverse d’Italia, è sostanzialmente immutato e suona uguale o simile tra i comuni sparsi, a men che non ci sia stata una recente influenza dal territorio circostante non arbëresh. Di solito l’accento è sulla penultima sillaba, come in Albania e nel resto dei territori albanofoni. L’accento degli italo-albanesi è simile a quello parlato nel sud d’Albania, oltre il fiume Shkumbini, e nella regione della Ciamuria, l’Epiro del sud, oggi parte dello stato greco, e trova molte similitudini con gli arvaniti presenti in Grecia. Per i non albanofoni gli arbëreshë tendono a sembrare un po “sardi” quando parlano in arbëresh o in italiano; le parole si pronunciano con un’enfasi che permette loro di distinguerli dagli altri italiani.

Termini di base

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Parrocchia Italo-Albanese di rito bizantino di Torino, contro facciata
Chiesa di Sant’Atanasio il Grande, Santa Sofia d’Epiro (CS), insegna bilingue
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Spezzano Albanese (CS), tabelle stradali in albanese
Frase d’amore Të dua!!! (Ti amo) a Piana degli Albanesi (PA)
ItalianoAlbanese Arbëresh
CiaoFalem
Po/O, Ëj[23], Né
NoJo
Per favoreJu parkales / Ju lutem (informale: Të lutem)
GrazieFaleminderit / (Të) Haristis
PregoJu lutem / Ju haristis
Di nienteMosgjë / Farëgjë
ArrivederciQavarrisu, Mirupafshim, Shihemi, Dukemi
Come stai?Si je? Si rrì? Si vemi?
Mi scusi / ScusamiKa më ndjeni / Lyp ndjesë / Ka më ndjesh
Non capisco / Non la (ti) capiscoNëng ndrëngoj / Ngë ju (të) ndrëngonj
BuongiornoMirëdita
BuonaseraMirëmbrëma
BuonanotteNatën e mirë
Qual è il tuo nome?Çili isht emri jitë? / Si të thon?
Mi chiamo MarcoMë thonë Marku / Emri jim isht Marku
Sto beneJam mirë
Parli Albanese?Flet, Fjet, Fol, Gyjëkon Arbërisht?
Bene (avverbio)Mirë
Giusto (avverbio)Drejt
Salute!Gëzuar! Shëndet!
Complimenti!Përgëzime!
Ti amoTë dua
Una birra, per favoreNjë birrë, e parkales
Dov’è il bagno?Ku isht banji / rritreu
Cos’è quello?Çë isht atë?
Quello è un caneAtë ë një qen
Noi viaggeremo! Stiamo partendoNe do të udhëtojëm! Jam e nisemi
Pace!Paqë! / Të mirën!
Sono un principiante in AlbaneseJam e zë fill të mësoj Arbërishtjën

Note: di solito si dice mirëmenat (lett. buon mattino), o mirëmëngjes, il mattino presto fino a mezzogiorno, mirëdita (buongiorno) al primo incontro durante il giorno. Nel lasciarsi, ditën e mirë (buona giornata). Dopo il tramonto, mirëmbrëma (buonasera) al primo incontro. Nel lasciarsi per quella sera, si usa natën e mirë (buonanotte), e in risposta e mirë e bëfshë (ti faccia bene) o gjumin e t’ëmbël (dolce sonno).

Alcune parole uguali, a volte, possono avere significati diversi fra l’albanese letterale parlato nei Balcani (shqip) e l’albanese parlato in Italia (arbërisht).

Frasi semplici

[modifica | modifica wikitesto]Domande basilari

Quando? Kur?Dove? Ku?Cosa? Çë? / Çfarë?Chi? Kush?Come? Si?Perché? Përçë? / Pse?Quale? Çili? / Cili?

Emergenze

  • Aiuto Ndihmë!
  • Mi sono perso U humba / U zbora
  • Chiamate i carabinieri/un medico Thërrisni karabinerët/një jatrua / një mjek
  • Mi fa male qui Më dhëmb këtu

Giorni e parti del giorno

Lunedì E Hënë / E HëniaMartedì E Martë / E MartjaMercoledì E Mërkurë / E MërkurjaGiovedì E Intje / E IntjaVenerdì E Premte / E PrëmtjaSabato E Shtunë / E ShtuniaDomenica E Dielë / E DieljaMattino Menat / MëngjesPomeriggio MbasditeSera MbrëmjeNotte NatëGiorno DitëIeri DjeL’altro ieri Njëdizë / ParadjeOggi SotDomani NestërDopodomani Kosënestër / Pasënestër

Numeri

Uno NjëDue Dy (letto con la “i” italiana)Tre Tre / TriQuattro KatërCinque PesëSei GjashtëSette ShtatëOtto TetëNove NëntëDieci DhjetëVenti NjëzetQuaranta DyzetëCinquanta PesëdhjetëCento Njëqind / NjëqintMille Njëmijë

Trasporti e servizi

  • Aeroporto Aeroport
  • Stazione Stacion
  • Fermata Ndalesë
  • Corriera / Autobus Postë / Autobuz
  • Biglietto di sola andata Biletë/Picinë vetëm vajtje
  • Biglietto di andata e ritorno Biletë/Picinë vajtje-ardhje
  • Bagno Signore Signori Rritrè/Banj Gra Burra
  • Automobile Makinë
  • Motocicletta Motorr
  • Nave / Barca Anije / Varkë
  • Bicicletta Biçikletë
  • Stazione di servizio Stacjon e benxinës / Pikë karburanti

Proverbi e modi di dire da Piana degli Albanesi (PA)

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Prendendo in esempio Piana degli Albanesi (PA), come altre colonie, dispone di un nutrito repertorio orale e scritto di proverbi (fjalë t’urta), modi di dire (fjalë të moçme) e filastrocche (vjershë për fëmijë); diversamente, per ovvie ragioni, è più modesta quella delle favole (përralla/pugharet) e dei racconti (rrëfymet) a sfondo mitico e leggendario che hanno una comune matrice balcanica:Proverbi

  • Ai çë ndan ka më të miren pjesë: “A chi divide spetta la migliore parte”.
  • Atë çë bën gjen, atë çë mbiell kùar: “Cio che fai ritrovi; ciò che semini mieti”.
  • Bashkimi bënë fuqinë: “L’unione fa la forza”.
  • Barku plot këmba lot: “(Quando la) pancia (è) piena, il piede danza”.
  • Djali pa lerë me brekët prerë: “I calzoni sono pronti ed il bambino non ancora nato”, avere fretta.
  • Fjala më e mirë isht ajo çë ngë thuhet: “La parola migliore è quella che si tace.” (ossia l’italico classico “un bel tacer non fu mai scritto“)
  • Gjitonia gjiria: “Vicinato parentato”, cioè il vicino è come un parente.
  • Gluha ngë ka eshtra po’ thyen eshtrat: “La lingua non ha ossa ma rompe le ossa”.
  • Gurë mbi gurë bënet një murë: “Pietra su pietra si fa un muro”, lavorando si ha risultato.
  • I lan kryet ghajdhurit: “Lavare la testa all’asino”, vano tentativo di convincere una persona testarda, come un asino.
  • I majmë si rriqër maji: “Pingue come una zecca nel mese di maggio”.
  • I mirë si buka: essere “Buono come il pane”.
  • Jetën yn’ Zot ngë e bëri te një ditë: “Iddio non creò il mondo in un giorno (solo)”.
  • Keqari të vërtetën ngë e shtrëmbon: “Il balbuziente la verità non la storpia”.
  • Kush ha bën drudhe: “Chi mangia lascia molliche”, inevitabile lasciare traccia di ciò che si fa.
  • Kush punon rron: “Chi lavora vive”.
  • Mbi tri qiqëra: “Su tre ceci”, essere in bilico.
  • Më para e masiëm e pran e flasiëm: “Prima lo misuriamo e poi ci accordiamo”.
  • Moti i mirë duket menatën: “Il tempo bello si vede dal mattino”.
  • Nata isht e ulkut: “La notte appartiene al lupo”, per indicare i pericoli e le insidie dell’oscurità.
  • Ngë bëjën bukë bashkë: “Non fanno pane assieme”, ovvero non andare d’accordo.
  • Viskotet ven ku ngë janë dëmb: “I biscotti vanno dove non sono i denti”.
  • Zëmbrën si një koqe thierr: “Il cuore come un seme di lenticchia”, essere emozionati.

Detti

  • Atyji çë duron një javë i duket shtatë navë (shekuj): “A colui che soffre, una settimana sembrano sette secoli”.
  • Di më shumë një i lën te shpia i tij se një i urtë te shpia e tjetrin: “Sa più un pazzo a casa sua che un saggio a casa degli altri”.
  • Ke pitit (urì)? …merr kërthin e e dhërtip: “Hai fame? …prendi l’ombelico e lo mastichi”.
  • Kush mirë u rua mirë u gjënd: “Chi bene si è curato bene si ritroverà”, esortazione a prevenire.
  • Kush pati zjarrin rroi kush pati bukën ngë rroi: “Chi ha avuto il fuoco è sopravvissuto ma non chi ha avuto il pane”, modo di dire che sintetizza le priorita’della vita, ovvero: prima un tetto sotto cui ripararsi e quindi un tozzo di pane di cui sfamarsi.

Filastrocche

  • Bie shi bie zborë mortat’ plaka me një dorë: “Piove nevica la vecchia zia (è) con una mano”, filastrocca che recitano i bambini.
  • Niu niu nau, vajzën kush me vrau, me vrau lala bau, lala bau ngë e deshi, cucughamili me dy desh: cantata al bambino che si porta ritmicamente avanti e indietro.
  • Kliç klaqë babalaqё, ishёm zёnё e bërёm paqё: filastrocca che recitano i bambini dopo un altercare.
  • Të dhëmb barku? Jic te Mas’Marku, ti jep dy kohponè, hipe lartë e ha dy ve: “Ti duole la pancia? Vai da Mastro Marco, ti da due colpetti, sali su e mangia due uova”, filastrocca che si recita ai bambini quando hanno mal di pancia.

Proverbi e modi di dire da Falconara Albanese (CS)

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Vediamo, adesso, alcuni modi di dire e proverbi da Falconara Albanese

  • Kush nëng ka kryetë, ka shaddëtë (Chi non ha testa ha gambe)
  • Gurë mbë gurë bëghet muri (Pietra su pietra si fa il muro)
  • Si nuse tigëruse, u të ngas e ti ngorìse (Sposa, sei come una piccola tigre, io ti tocco e tu ti irriti)
  • Rri ndënj ma thuaj ndreq (Stai seduto ma dì la verità)
  • Oj Zoti Krisht, bekona më një gjisht (Oh Gesù, benedici noi con un dito)
  • Vera xë kombëtë (Il vino colpisce i piedi)
  • Venë përsùtetë te ku nëng janë torqe (Vanno i prosciutti dove non ci sono corde per appenderli)
  • Të rjepçin si Mik Kavotin (Possano scorticarti come Domenico Cavoti)
  • Çë bisht i ddig se është ai (Che mascalzone che è lui)
  • Mirë ket bëç, mirë ket gjëç (Bene farai, bene troverai)
  • Ecni më urat (Andate con la preghiera)
  • Pa brumë ngë bëghet bukë (Senza lievito non si fa pane)
  • Sod je si Ghënëza (Oggi sei come la Luna)
  • Bari i ddig nëng vdes (L’erba cattiva non muore)
  • Ish një vashëz ndë një lloxhètë, anangasu vashëz, qep! (C’era una ragazza in una loggia, sbrigati ragazza, cuci!)
  • Shumë pudda, pak ve (Tante galline, poche uova)
  • Këtu ndanë ngë bie shi (Qui sotto non piove)
  • Vera u sos e gjindja ngë vinjënë më (Il vino è finito e la gente non viene più)
  • Thes i zbraztë ngë rri mbë kombë (Sacco vuoto non sta in piedi)
  • Fjaddëtë i merr era (Le parole le prende il vento)
  • Gratë qeshinë shumë e skungjëdhirinë (Le donne ridono tanto e poco concludono)
  • Ndëç e di gruja, e di katundi (Se lo sa la donna, lo sa il paese)
  • Më shumë vret goja se mahjèrja (Uccide più la bocca che la spada)
  • Turres bën turres (I soldi fanno soldi)
  • Derk e ddëtìr mos i kall mbë shpi (Porco e italiano non farli entrare in casa)
  • Ik, madd, se arrèn topra (Fuggi, monte, che arriva l’ascia)
  • Miza nëng mbëson kombët e saj (La mosca non mostra i propri piedi)
  • Ti jenje e bukur si një llanxheddë vaji (Eri bella come un orciuolo d’olio)
  • Kush mbolli gjomba, mos t’ver xathur (Chi ha seminato spine, non andasse scalzo)
  • Ka dhombët si stihjì (Ha i denti come un mostro marino)
  • U të thom qiqëra e ti rispundirën pozë (Io ti dico ceci e tu rispondi fagioli)
  • Ddip pak, se t’vjen shumë (Chiedi poco, che ti vien dato tanto)
  • Sose të më bëç këta cika të ddiga, se ndëmos un ng’e di se ç’bi (Smettila di farmi cattive azioni, altrimenti non so cosa farò)
  • Më mirë një brùmbull ndëmaj dheut, se rregj ndën dheut (Meglio essere uno scarafaggio sulla terra che un re sotto terra)
  • Thujme kuj je bir se të thom kush je (Dimmi di che sei figlio e ti dirò chi sei)
  • Pullari vet siell kashtën e vet e gha (L’asino da solo porta la paglia e da solo la mangia)
  • Rruju, ndëç do rruajtur ka Inzot (Guardati, e vuoi esser guardato da Dio)
  • Dardha e gjallë të mbìen dhombëtë (La pera acerba ti intorpidisce i denti)
  • Rri si miu te ghavëra (Stai come il topo nel buco)
  • Moti i mirë shighet çë mënatetë (Il tempo buono si vede dal mattino)
  • Vajta e raçë si një stroçull (Sono caduto come una trottola)
  • Është i gholl si shkop (È magro come un bastone)
  • Peri këpùtet ku është më i gholl (Il filo si spezza dove è più sottile)
  • Llavurin bëne sot, se karveddën e gha mënatë (Il lavoro fallo oggi, che la pagnotta la mangi domani)
  • Gjithënjërì bën kryqën për të (Ognuno fa la croce per sè)
  • Ku është fumata është edhe zjarrni (Dove c’è il fumo c’è anche il fuoco)
  • Shoddë te ku rruan kukuvedda (Disgrazia dove guarda la civetta)
  • Ke sytë e kryetë e gjonit (Hai gli occhi e la testa di un gufo)
  • Je si trunx ddakri (Sei come un torsolo di cavolo)
  • Duke aq i urt e zbire ndë një qerq më ujë (Sembri tanto intelligente e ti perdi in un bicchiere d’acqua)
  • Ai kërcèn si era (Lui saltella come il vento)
  • Je e bukur si një ddudde (Sei bella come un fiore)
  • Kush thotë të rreme ka shaddëtë të shkurtura (Chi dice bugie ha le gambe corte)
  • Mirri gjithë kunxiddët e tënden mos e ddë (Prenditi tutti i consigli ma il tuo parere non lasciarlo)
  • Pullarëtë xòghenë e vuçët çàghenë (Gli asini litigano e i barili si rompono)
  • Atij i ra qimja, ma ngë i ranë vixjët (A quello è caduto il pelo, ma non gli son caduti i vizi)
  • Fjadda më e mirë është ajo çë nëng thughet (La migliore parola è quella che non si dice)
  • Sa është i bukur ki katund arbëresh, shumë dedde e pak ddesh (Quanto è bello questo paese arbëresh, tante pecore e poca lana)
  • Vajta Spixanë sa të gjegja një meshë, ne meshë gjegja e ne racjuna thashë, prapa një kulloneje ish një vashëz, m’u dukej ddëtire ma ish arbëreshe, më bëri magarìnë sa e bukur ish (Sono andato a Spezzano a sentire una messa, né messa ho sentito e né preghiere ho detto, dietro una colonna c’era una ragazza, mi sembrava italiana ma era arbëreshe, mi ha fatto un incantesimo per quanto era bella)
  • Oj Ndermà, çë na kumbarirte te Kastìeddi, ndighòna çë bijmë një qishë, rruj sot bijtë nga Fallkunarë se më sytë t’pjota më ddota të rrùanjënë (O Madre, che ci sei apparsa al Castello, aiutaci a fare una chiesa, assisti oggi i figli tuoi di Falconara, che con gli occhi pieni di lacrime ti guardano)

Elementi del discorso

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Secondo la loro funzione, le parole si possono dividere in dieci categorie o parti del discorso, alcune variabili ed altre invariabili.

Elementi variabiliElementi invariabili
sostantivoaggettivonumeralepronomeverboavverbiopreposizionecongiunzioneparticellainteriezione
shpi (casa)ulli (olivo)ujë (acqua)vaj (olio)i bardhë (bianco)i gjatë (lungo)kuntjend (contento)një (uno)dy (due)tri (tre)katër (quattro)u (io)ti (tu)tona (nostre)jote (tua)pi (bere)jam (essere)bjenj (comprare)mirë (bene)lig (male) shpejt / llestu (presto)mbë (su)prapa (dietro)afër (vicino)ndën (sotto)sipër (sopra)e (e)çë / se (che)o (o)prandaj (perciò)tue (del gerundio)të (del congiuntivo)ëh / ëgh (sì)rroftë (viva)forca! (forza!)

Pronomi personali

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iotuegliellaessonoivoiessiesse
utiaiajoatanajuataato
atijasajatijatyreatyre
mua, mëtij, tëatij, iasaj, iatij,inevejuve, juatyre, iatyre, i
mua, mëtij, tëatë, eatë, eatë, ene, najuata, iato, i
mejetejeatijasajatijneshjushatyreatyre

NB:

Essi (neutro) si declina come esse.

Articoli prepositivi

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Gli articoli prepositivi vengono preposti agli aggettivi articolati e declinati in concordanza di numero genere e caso con il sostantivo che li precede mentre l’aggettivo rimane invariato. L’articolo prepositivo  viene preposto ai sostantivi facenti parte della seconda declinazione dei nomi neutri e rimane tale indipendentemente dai casi, dal numero e dalla forma (Es: të folur = discorso).

Forma indeterminata
maschile singfemminile singneutro singmaschile plfemminile plneutro pl
ie
Forma determinata
maschile singfemminile singneutro singmaschile plfemminile plneutro pl
ieeeee
eeeeee

Esempio:

Burri i bukurL’uomo bello
(i – e – të – së) Burrit  bukurDell’uomo bello
Burrit  bukurAll’uomo bello
Burrin e bukurL’uomo bello
(prej) Burrit  bukurDall’uomo bello

NB: Burr-i è della prima declinazione maschile.

NB: L’aggettivo è i bukur.

Da ricordarsi che il caso ablativo (5ª riga) non ha nessun valore se non viene preposto da una preposizione che ne presupponga l’utilizzo, ad esempio: prej (da), larg (lontano), afër (vicino).

Da ricordare che il caso genitivo (2ª riga) va sempre preceduto dall’articolo prepositivo che si declina in concordanza a genere, numero, caso e forma al sostantivo che precede il genitivo.

Aggettivi possessivi

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Gli aggettivi possessivi richiedono sempre un sostantivo con il quale concordano in genere, numero e caso.

Quando non sono accompagnati dal nome e si trovano in forma determinata assumono la funzione di pronomi.

Aggettivi possessivi arbëreshë nella loro completa declinazione (voci al singolare)
miomiamio (neu)tuotuatuo (neu)suo (poss.masc)sua (poss.masc)suo (poss.masc) (neu)suo (poss.fem)sua (poss.fem)suo (poss.fem) (neu)nostronostranostro (neu)vostrovostravostro (neu)loro (ma)loro (fe)loro (neu)
imimetimjotjotetati tije tije tiji saje saje sajjonëjonetanëjijjuajtaji tyree tyree tyre
timtimetimtëndsatetattë tijtë tijtë tijtë sajtë sajtë sajtënëtënëtanëtëjtëjtajtë tyretë tyretë tyre
timtimetimtëndsatetattë tijtë tijtë tijtë sajtë sajtë sajtënëtënëtanëtëjtëjtajtë tyretë tyretë tyre
timtimetimtëndtëndetate tije tije tije saje saje sajtënëtënëtanëtëjtëjtaje tyree tyree tyre
timtimetimtëndsatetattë tijtë tijtë tijtë sajtë sajtë sajtënëtënëtanëtëjtëjtajtë tyretë tyretë tyre
Aggettivi possessivi arbëreshë nella loro completa declinazione (voci al plurale)
mieimiemiei (neu)tuoituetuoi (neu)suoi (poss.masc)sue (poss.masc)suoi (poss.masc) (neu)suoi (poss.fem)sue (poss.fem)suoi (poss.fem) (neu)nostrinostrenostri (neu)vostrivostrevostri (neu)loro (ma)loro (fe)loro (neu)
timtimetimetattotetotee tije tijae tijae saje sajae sajatanëtonatonatajtuajatuajae tyree tyree tyre
timtimetimetattotetotetë tijtë tijatë tijatë sajtë sajatë sajatanëtonatonatajtuajatuajatë tyretë tyretë tyre
timtimetimetattotetotetë tijtë tijatë tijatë sajtë sajatë sajatanëtonatonatajtuajatuajatë tyretë tyretë tyre
timtimetimetattotetotee tije tijae tijae saje sajae sajatanëtonatonatajtuajatuajae tyree tyree tyre
timtimetimetattotetotetë tijtë tijatë tijatë sajtë sajatë sajatanëtonatonatajtuajatuajatë tyretë tyretë tyre

Sono illustrati nel seguente modo:

Voce in italiano
Nominativo
Genitivo
Dativo
Accusativo
Ablativo

neu = neutro

fe = femminile

ma = maschile

poss.masc = possessore maschile

poss.fem = possessore femminile

Aggettivi indefiniti

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Aggettivi indefiniti arbëreshë nellaloro completa declinazione (voci al singolare)
l’altrol’altraun altroun’altra
tjetritjetranjetërnjetër
tjetrittjetrësnjetrinjetrje
tjetrittjetrësnjetrinjetrje
tjetrintjetrënnjetërnjetër
tjetrittjetrësnjetrinjetrje
Aggettivi indefiniti arbëreshë nella lorocompleta declinazione (voci al singolare )
gli altrile altrealcuni altrialcune altre
tjetrëttjetrattjetrëtjetra
tjetrëvettjetravettjetrëvetjetrave
tjetrëvettjetravettjetrëvetjetrave
tjetrëttjetrattjetrëtjetra
tjetrëvettjetravettjetrëvetjetrave

Sono illustrati nel seguente modo:

Voce in italiano
Nominativo
Genitivo
Dativo
Accusativo
Ablativo

Esistono, inoltre :

nga, çdo (ogni, qualsiasi). Sono indeclinabili. Çdo si trova solo nella letteratura arbëreshe. (Es: naga jave = ogni settimana)

ndo, ndonjë qualche. Ndo è indeclinabile. Ndonjë si declina come l’articolo indeterminativo një e quindi resta invariato nel genere e nel numero ma assume la desinenza -i nei casi obliqui (gen., dat., abl.) diventando ndonjëi . (Es: ndo ditë = qualche giorno)

Declinazione di mosnjeri (nessuno)
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Declinazione
mosnjeri
mosnjeriu
mosnjeriu
mosnjeri
mosnjeriu

Secondo questo schema si declinano anche: nganjeri (ognuno) e çdonjeri (qualcuno).

NB: L’accento cade sempre sulla i finale, non si scrive in quanto la lingua arbëreshe, così come l’albanese, non prevede l’uso dell’accento grafico.

Sistema verbale nelle parlate della Provincia di Cosenza

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Nella parlata arbëreshe, così come avviene nell’albanese letterale, il verbo viene indicato con la prima persona singolare del presente indicativo e non con l’infinito presente come avviene in italiano. Analogamente a quanto avviene nell’albanese letterale, il verbo arbëresh possiede un paradigma e i temi sono 3: presente, passato remoto e participio (esiste solo il participio passato e quello presente si rende con una perifrasi). Nel sistema verbale arbëresh si perde il modo ammirativo ma si mantiene l’ottativo con le stesse desinenze in uso nella lingua albanese. È inoltre uguale nei due idiomi la formazione dell’infinito.

Paradigmi di alcuni verbi arbëreshë

Tema del presenteTema dell’imperfettoTema del passato remotoTema del participio
kujtonj (ricordo)kujtonja (ricordavo)kujtova (ricordai)kujtuar (ricordare)
fjas (parlo)fjisnja / fjitnja (parlavo)fola / fjava (parlai)folur / fjarë (parlato)
bie (cado)binja (cadevo)rashë (caddi)ratur (caduto)

Paradigmi di alcuni verbi albanesi:

Tema del presenteTema dell’imperfettoTema del passato remotoTema del participio
kujtoj (ricordo)kujtoja (ricordavo)kujtova (ricordai)kujtuar (ricordato)
flas (parlo)flisja (parlavo)fola (parlai)folur (parlato)
bie (cado)bija (cadevo)rashë (caddi)rënë (caduto)

(Da notare che per marcare alcune differenze sono stati riportati in albanese standard i verbi analoghi a quelli arbëreshë)

Esistono inoltre 4 differenti coniugazioni

ConiugazioniParlata ArbëresheLingua Albanese
-nj (Es: shkruanj)-j (Es: shkruaj)
-ënj (Es: partirënj)Non Esiste
-consonante (Es: fjas)-consonante (Es: flas)
-vocale (Es: pi)-vocale (Es: pi)

In alcune parlate delle provincie di Catanzaro e Crotone, come ad esempio Marcedusa (CZ) e Pallagorio (KR), la desinenza della prima coniugazione muta da -nj in -nja (Es: shkruanj = shkruanja) .

Coniugazione del presente indicativo attivo:

Persone (Arbëresh)Persone (Albanese)1ª coniug. (Arbëresh)1ª coniug. (Albanese)2ª coniug. (Arbëresh)3ª coniug. (Albanese)4ª coniug. (Arbëresh)4ª coniug. (Albanese)
uunëshkrua-njshkrua-jqesh-ënjqeshpipi
titishkrua-nshkrua-nqesh-ënqeshpipi
ai / ajoai / ajoshkrua-nshkrua-nqesh-ënqeshpipi
naneshkrua-mishkrua-jmëqesh-miqesh-impi-mipi-më
jujushkrua-nishkrua-niqesh-niqesh-nipi-nipi-ni
ata / atoata / atoshkrua-njënshkrua-jnëqesh-njënqesh-inpi-njënpi-në

 Coniugazione del presente indicativo passivo:

Persone (Arbëresh)Persone (Albanese)1ª coniug. (Arbëresh)1ª coniug. (Albanese)2ª coniug. (Arbëresh)3ª coniug. (Albanese)4ª coniug. (Arbëresh)4ª coniug. (Albanese)
uunëmarto-hemmarto-hemqas-emqas-em-hem-hem
titimarto-hemarto-heshqas-eqas-esh-he-hesh
ai / ajoai / ajomarto-hetmarto-hetqas-etqas-et-het-het
nanemarto-hemimarto-hemiqas-emiqas-emi-hemi-hemi
jujumarto-henimarto-heniqas-eniqas-eni-heni-heni
ata / atoata / atomarto-henmarto-henqas-enqas-en-hen-hen

Nella provincia di Cosenza, molti paesi tra i quali Falconara Albanese, San Cosmo Albanese e San Demetrio Corone, pronunciano la h come gh velare; quindi diranno martoghem.

Da notare che in alcune comunità italo-albanesi, come ad esempio Caraffa di Catanzaro, nelle quali è d’uso la forma passiva riflessiva in -hem / -em come in albanese aggiungendo alla seconda persona singolare la desinenza -j e non -sh come in albanese (Es: qasesh = qasej) ed in alcune zone alla seconda e alla terza persona del presente indicativo della terza coniugazione aggiungono la -n ( pi > pin ).

Per far comprendere meglio quanto detto in precedenza:

2ª coniug. Presentepassivo-riflessivo (Arbëresh)
qas-em
qas-ej (non qase-sh)
qas-et
qas-emi
qas-eni
qas-en

Nelle parlate arbëreshë che adottano queste desinenze, esse valgono anche per la prima e la terza coniugazione aggiungendo la -h- tra la radice le desinenze (Es: Marto-hem).

Coniugazione dei verbi al presente indicativo nella parlata albanese della Prov. di Cosenza

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Prima coniugazione(terminazioni in –nj)Seconda coniugazione(terminazioni in –ënj)Terza coniugazione(terminazioni in consonante)NB: generalmente verbi irregolariQuarta coniugazione(terminazioni in vocale)
shkruanj (scrivo)sosënj (finisco)marr (prendo)pi (bevo)
shkrua-njsos-ënjmarrpi
shkrua-nsos-ënmerrpi
shkrua-nsos-ënmerrpi
shkrua-misos-mimarr-mipi-mi
shkrua-nisos-nimirr-nipi-ni
shkrua-njënsos-njënmarr-enpi-njën (pi-në)*

*da notare:

pi-njën si usa di nella parlata di Spezzano Albanese.

pi-në si usa nella parlata di Santa Sofia d’Epiro o San Cosmo Albanese.

Coniugazioni di verbi irregolari
vete (vado)bie (cado)jap (do)vinj (vengo)dua (voglio)fjas (parlo)thom (dico)
vetebiejapvinjduafjasthom
vetebiejepvjendofjetthua
vetebiejepvjendofjetthotë
vemibimijapmivimiduamifjasmithomi
venibinijipnivinidonifjini / fjitnithoni
venjën / venëbinjën / binëjapenvinjën / vinëduanjën / duanëfjasen / fjasnjënthonjën / thonë
Coniugazione di verbi dotti dall’italiano (assimilabili alla prima e alla seconda coniugazione)
partirënj (parto) (tema atono)arrëvonj (arrivo) (tema tonico)
partir-ënjarrëvo-nj
partir-ënarrëvo-n
partir-ënarrëvo-n
partir-miarrëvo-mi
partir-niarrëvo-ni
partir-njënarrëvo-njën

Formazione del gerundio nella parlata albanese della Prov. di Cosenza

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ArbëreshAlbanese
tue + participioduke  +  participio
tue ngarë (camminando)duke lexuar (leggendo)
tue bërë / tue bënur (facendo)duke punuar (lavorando)

Nella parlata arbëreshe non esiste il verbo modale duhet (necessita, si deve) accompagnato dal congiuntivo per indicare dovere o necessità come in albanese, ma si usa il verbo kam (avere) accompagnato dal congiuntivo presente. Tuttavia, a volte, le voci di kam assorbono il “ të “ del congiuntivo creando un elemento invariabile per tutte le persone che può essere kat o ket .

Nello stesso identico modo si forma in arbëresh il futuro, che in albanese è reso con do + congiuntivo.

FormeArbëreshAlbanese
Forma estesau kam të shurbenjunë duhet të punoj
Forma contrattau kat / kët shurbenjnon esiste

U kam të shërbenj = io lavorerò / io devo lavorare.

Unë do të punoj = io lavorerò.

Aoristo dei verbi nella parlata albanese della Prov. di Cosenza

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Seconda e terza coniugazione
Verbi che non prendono suffisso e aggiungono le desinenze del passato remoto direttamente alla radice.Verbi che non prendono suffisso ma mutano la vocale e/o consonante finale del tema: -as, -es in -itVerbi che non prendono suffisso ma mutano la consonante finale del tema: -s a -v, solo nella prima e seconda persona singolari.Verbi che mutano il gruppo –je o –ie del tema in –oVerbi che oltre a mutare il gruppo –je o –ie del tema in –o, subiscono la palatalizzazione della consonante finale
sosënj (finisco)shesënj (vendo)shkasënj (scivolo)nxjerr (tolgo)djeg (brucio)
sos-ashit-ashka-vanxor-adogj-a
sos-eshit-eshka-venxor-edogj-e
sos-ishit-ishka-unxuardogj
sos-timshit-imshka-mënxuar-timdogj-tim
sos-titshit-itshka-tënxuar-titdogj-tit
sos-tinshit-inshka-nënxuar-tindogj-tin
Irregolari della seconda coniugazione
fjas (parlo)marr (prendo)jap (do)shoh (vedo)vdes (muoio)
fola / fjavamoradhepevdiqa
fole / fjavemoredhepevdiqe
foli / fjaumuardhapavdiq
foltim / fjamëmuartimdhamëpamëvdiqtim
foltit / fjatëmuartitdhatëpatëvdiqtit
foltin / fjanëmuartindhanëpanëvdiqtin
Prima coniugazione
-a-nj / -ua-nj / -ie-nj / -ye-nj / -ë-nj / -i-nj / -y-nj-o-nj-e-njVerbobënjVerbohynj
bjuanj (macino)harronj (dimentico)kursenj (risparmio)bënj (faccio)hynj (entro)
bj-ua-jt-aharr-o-vakurs-e-va-r-ahy-r-a
bj-ua-jt-eharr-o-vekurs-e-ve-r-ehy-r-e
bj-ua-jt-iharr-o-ikurs-e-i-r-ihy-r-i
bj-ua-jt-imharr-u-amkurs-y-am-mëhy-r-tim
bj-ua-jt-itharr-u-atkurs-y-at-tëhy-r-tit
bj-ua-jt-inharr-u-ankurs-y-an-nëhy-r-tin
Terza coniugazione
Verbi che nelle persone singolari aggiungono alla radice del verbo il suffisso –r e che modificano la vocale tematica in –uVerbi che prendono il suffisso -jt-Il verbo pi (bevo) prende nelle prime due persone singolari il suffisso -v-
vë (metto)di (so)pi (bevo)
v-ur-adi-jt-api-va
v-ur-edi-jt-epi-ve
v-ur-idi-jt-ipi-u
v-u-mëdi-jt-impi-më
v-u-tëdi-jt-itpi-të
v-u-nëdi-jt-inpi-në
Irregolari della terza coniugazione
vete (vado)ha (mangio)bie (cado)dua (voglio)lë (lascio)
va-jt-ahëngr-ar-edish-al-e
va-jt-ehëngr-er-edish-el-e
va-tehëngr-ir-adishl-a
va-mëhëngr-timr-a-mëdish-timl-a-më
va-tëhëngr-titr-a-tëdish-titl-a-të
va-nëhëngr-tinr-a-nëdish-tinl-a-në

Sistema verbale della parlata di Falconara Albanese (CS)

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La comunità di Falconara Albanese, per via della sua posizione isolata rispetto agli altri comuni albanofoni della Provincia di Cosenza, ha mantenuto un sistema verbale con numerosi tratti arcaici, andati perduti nelle parlate di tutte le altre comunità. Un’altra importante conseguenza dell’isolamento di Falconara sta nell’acquisizione di fonemi e vocaboli tipicamente calabresi, non presenti nelle altre varietà linguistiche della provincia.

La varietà di Falconara sostituisce sistematicamente la l (da pronunciarsi come gl di aglio) con il fonema calabrese dd (ad esempio: beddu, chiddu), ragion per cui parole come “i vogël” (piccolo) ed “kal” (cavallo) diventano “i vogëdd” ed “kadd”.

Mantenendo la stessa suddivisione in quattro coniugazioni, già adoperata per descrivere gli altri sistemi verbali, si riportano le tabelle di coniugazione dei verbi della parlata falconarese.

Verbi regolari

Prima coniugazione (verbi in -nj)Seconda coniugazione (verbi in -i)Terza coniugazione (verbi in consonante)Quarta coniugazione (verbi in vocale)
Esempio: shkonj (passare)Esempio: foddi (parlare)Esempio: siell (portare)Esempio: pi (bere)
PresentePresentePresentePresente
shko-nj (io passo)fodd-i (io parlo)siell (io porto)pi (io bevo)
shko-nfodd-ënsiellpi
shko-nfodd-ënsiellpi
shko-jmëfodd-imësiell-pi-
shko-nifodd-nisill-nipi-ni
shko-njënë (oppure -jnë)fodd-inësiell-pi-
ImperfettoImperfettoImperfettoImperfetto
shko-nja (io passavo)fodd-nja (io parlavo)sill-nja (io portavo)pi-nja (io bevevo)
shko-njefodd-njesill-njepi-nje
shko-nfodd-ënsillpi-j
shko-jimfodd-imsill-impi-jim
shko-jitfodd-itsill-itpi-jit
shko-jinfodd-insill-inpi-jin
AoristoAoristoAoristoAoristo
shk-o-va (io passai)fodd-a (io parlai)soll-a (io portai)pi-jt-a (io bevvi)
shk-o-vefodd-esoll-epi-jt-e
shk-o-ifodd-isoll-ipi-jt-i
shk-ue-mfodd-timsuell-timpi-jt-im
shk-ue-tfodd-suell-pi-jt-ë
shk-ue-nfodd-tinsuell-tinpi-jt-in
ParticipioParticipioParticipioParticipio
shkuerëfoddurësjellëpijturë

È importante notare come i verbi possano subire alternanze vocaliche nel corso della coniugazione, si nota che sistematicamente, se un verbo all’aoristo presenta “o” come vocale subito precedente alla desinenza, essa muterà in “ue” dalla terza persona singolare alla terza plurale. Vediamo alcuni esempi.

PresentePrima pers. sing. (aoristo)Terza pers. sing. (aoristo)
marr (prendo)mora (presi / ho preso)muer / mori
prier (giro)prora (girai / ho girato)pruer / prori
nxier (tolgo)nxora (tolsi / ho tolto)nxuer / nxori

Verbi irregolari

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jam (essere)kam (avere)vinj (venire)vete (andare)dua (volere)thom (dire)bie (cadere)gha (mangiare)marr (prendere)ngas (camminare)bi(fare)daj (uscire)vier (appendere)
PresentePresentePresentePresentePresentePresentePresentePresentePresentePresentePresentePresentePresente
jamkamvinjveteduathombieghamarrngasbidajvier
jekevjenvetedothuabieghamerrngetbëndeddvier
ështëkavjenvetedothotëbieghamerrngetbëndeddvier
jemikemivijmëvemiduamëthomibiemëghamëmarrmëngasmëbijmëdajmëviermë
jinikinivinivenidonithonibinighanimirrningitnibënididdnivirrni
janëkanëvinjënë / vijnëvenëduanëthonëbienëghanëmarrnëngasnëbënjënë / bëjnëdajnëviernë
ImperfettoImperfettoImperfettoImperfettoImperfettoImperfettoImperfettoImperfettoImperfettoImperfettoImperfettoImperfettoImperfetto
jesh / jenjakesh / kenjavinjavenjadesh / denjathonjabinjaghanjamirrnjangisnjabënjadiddnjavirrnja
jenjekenjevinjevenjedenjethonjebinjeghanjemirrnjengisnjebënjediddnjevirrnje
ishkishvijvejdujthojbijghajmirrngitbëjdiddvirr
jeshëmkeshëmvijimvejimdeshëmthoshëmbijimghajimmirrimngisimbëjimdiddimvirrim
jeshëtkeshëtvijitvejitdeshëtthoshëtbijitghajitmirritngisitbëjitdidditvirrit
inkinvijinvejindujinthojinbijinghajinmirrinngisinbëjindiddinvirrin
AoristoAoristoAoristoAoristoAoristoAoristoAoristoAoristoAoristoAoristoAoristoAoristoAoristo
qevapataerdhavajtadishathaçëraçëghëngramorangavabëradollavora
qevepateerdhevajtedishethereghëngremorengavebëredollevore
qepatierdhivatedishtharaghëngrimoringaubëridollivori
qemëpatimerdhtimvamëdishtimthamëramëghëngtimmuertimngamëbëmëduelltimvuermë
qetëpatëerdhtëvatëdishtëthatëratëghëngtëmuertëngatëbëtëduelltëvuertë
qenëpatinerdhtinvanëdishtinthanëranëghëngtinmuertinnganëbënëduelltinvuernë
ParticipioParticipioParticipioParticipioParticipioParticipioParticipioParticipioParticipioParticipioParticipioParticipioParticipio
qënëpasurëardhurëvaturëdashurëthënëraturëngrënëmarrëngarëbënurëdajëvjerrë

Sostantivi

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Nella parlata arbëreshe, così come avviene in albanese, i sostantivi sono suddivisi in 3 generi: maschile, femminile e neutro. Esistono 2 forme: indeterminata e determinata che si rende con alcuni suffissi.

mal = una montagna mal-i = la montagna

Esistonole declinazioni ed ognuna possiede 5 casi in seguito elencati. Nell’uso del genitivo si raccomanda di preporre l’articolo prepositivo ( i, e, të, së ) secondo le regole dell’albanese.

Il plurale dei sostantivi

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Si forma aggiungendo alcune desinenze a seconda del sostantivo.

Aggiunta della desinenza -ë
SingolarePlurale
Gur (pietra)Gur
Arbëresh (albanese d’Italia)Arbëresh
Dhëmb (dente)Dhëmb
Aggiunta della desinenza -a
SingolarePlurale
Dardhë (pera)Dardh-a
Burrë (uomo)Burr-a
Gjemb (spina)Gjemb-a
Aggiunta della desinenza -e
SingolarePlurale
Det (mare)Det-e
Vend (luogo)Vend-e
Gëzim (contentezza)Gëzim-e
Aggiunta della desinenza -ra
SingolarePlurale
Ujë (acqua)Ujë-ra
Vaj (olio)Vaj-ra
Shi (pioggia)Shi-ra
Aggiunta della desinenza -nj
SingolarePlurale
Kalli (spiga)Kalli-nj
Ftua (melacotogna)Fto-nj
Mulli (mulino)Mulli-nj
Plurali invariati (nomi femminili)
SingolarePlurale
Shpi (casa)Shpi
Lule (fiore)Lule
Dele (pecora)Dele
Plurali irregolari (nomi maschili)
SingolarePlurale
Ka (bue)Qe
Njeri (persona)Njerëz
Vit (anno)Vjet
Plurali irregolari (nomi femminili)
SingolarePlurale
Dorë (mano)Duar
Derë (porta)Dyer
Natë (notte)Net
Nomi esclusivamente plurali
të korra (mietitura)
të fala (saluto)
të vjela (vendemmia)
Plurali tramite modificazione di suono della radice della parola.
Modificazione del suonoSingolarePlurale
Metafonia vocalicadash (ariete)kunat (cognato)deshkune
Palatalizzazione della consonante finalefik (fico)kungull (zucca)fiqkunguj
Metafonia vocalica + Palatalizzazione della consonante finalemashkull (maschio)pjak (vecchio)meshkujpjeq
Palatalizzazione della consonante finale + aggiunta della -edushk (frasca)disk (disco)dushqedisqe

Va ricordato che i nomi neutri al plurale diventano femminili.

Declinazioni dei sostantivi maschili

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Nella parlata arbëreshe, così come avviene in albanese, i sostantivi maschili sono suddivisi in 4 gruppi in base alla declinazione che seguono.

1º gruppo: Sostantivi che, al nominativo della forma singolare indeterminata, presentano qualunque uscita, fuorché -h -k -g o vocale tonica (con eccezioni).

2º gruppo:  Sostantivi che presentano uscita in vocale tonica al nominativo della forma singolare indeterminata o uscite  -h  -k  -g  ed acquistano al nominativo della forma singolare determinata la desinenza -u .

3º gruppo:  Sostantivi che presentano uscita in vocale tonica al nominativo della forma singolare indeterminata e prendono al nominativo della forma singolare determinata l’uscita in -ri .

4º gruppo:  Sostantivi che presentano uscita in consonante al nominativo della forma plurale indeterminata.

Declinazione del 1º gruppo:

CasiSingolare indeterminatoSingolare determinato
nominativo(një) malmal-i
genitivo(njëi) mal-imal-it
dativo(njëi) mal-imal-it
accusativo(një) malmal-in
ablativo(njëi) mal-imal-it
CasiPlurale indeterminatoPlurale determinato
nominativo(ca) malemale-t
genitivo(ca) male-vemale-vet
dativo(ca) male-vemale-vet
accusativo(ca) malemale-t
ablativo(ca) male-shmale-vet

Declinazione del 2º gruppo:

CasiSingolare indeterminatoSingolare determinato
nominativo(një) tregtreg-u
genitivo(njëi) treg-utreg-ut
dativo(njëi) treg-utreg-ut
accusativo(një) tregtreg-un
ablativo(njëi) treg-utreg-ut
CasiPlurale indeterminatoPlurale determinato
nominativo(ca) tregjetregje-t
genitivo(ca) tregje-vetregje-vet
dativo(ca) tregje-vetregje-vet
accusativo(ca) tregjetregje-t
ablativo(ca) tregje-shtregje-vet

Declinazione del 3º gruppo:

CasiSingolare indeterminatoSingolare determinato
nominativo(një) mullimulli-ri
genitivo(njëi) mulli-rimulli-rit
dativo(njëi) mulli-rimulli-rit
accusativo(një) mullimulli-rin
ablativo(njëi) mulli-rimulli-rit
CasiPlurale indeterminatoPlurale determinato
nominativo(ca) mullinjmullinj-të
genitivo(ca) mullinj-vemullinj-vet
dativo(ca) mullinj-vemullinj-vet
accusativo(ca) mullinjmullinj-të
ablativo(ca) mullinj-shmullinj-vet

Declinazione del 4º gruppo:

CasiSingolare indeterminatoSingolare determinato
nominativo(një) korrëskorrës-i
genitivo(njëi) korrës-ikorrës-it
dativo(njëi) korrës-ikorrës-it
accusativo(një) korrëskorrës-in
ablativo(njëi) korrës-ikorrës-it
CasiPlurale indeterminatoPlurale determinato
nominativo(ca) korrëskorrës-it
genitivo(ca) korrës-vekorrës-vet
dativo(ca) korrës-vekorrës-vet
accusativo(ca) korrëskorrës-it
ablativo(ca) korrës-ishkorrës-vet

( mal = montagna / treg = mercato / mulli = mulino / korrës = mietitore )

Declinazione dei sostantivi femminili

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Nella parlata arbëreshe, così come avviene in albanese, i sostantivi femminili sono suddivisi in 4 gruppi in base alla declinazione che seguono.

1º gruppo:  Sostantivi che, al nominativo della forma singolare indeterminata, presentano l’uscita in    o consonante ed acquistano al nominativo forma singolare determinata la desinenza  -a .

2º gruppo:  Sostantivi che presentano uscita in  -e  al nominativo della forma singolare indeterminata o ed acquistano al nominativo della forma singolare determinata la desinenza  -ja .

3º gruppo:  Sostantivi che presentano uscita in vocale al nominativo della forma singolare indeterminata e prendono al nominativo della forma singolare determinata l’uscita in -ja .

4º gruppo:  Sostantivi che presentano uscita in  -i tonica al nominativo della forma singolare indeterminata e prendono al nominativo della forma singolare determinata l’uscita in -a .

Declinazione del 1º gruppo:

CasiSingolare indeterminatoSingolare determinato
nominativo(një) vajzëvajz-a
genitivo(njëi) vajz-jevajz-ës
dativo(njëi) vajz-jevajz-ës
accusativo(një) vajzëvajz-ën
ablativo(njëi) vajz-jevajz-ës
CasiSingolare indeterminatoSingolare determinato
nominativo(ca) vajzavajza-t
genitivo(ca) vajza-vevajza-vet
dativo(ca) vajza-vevajza-vet
accusativo(ca) vajzavajza-t
ablativo(ca) vajza-shvajza-vet

Declinazione del 2º gruppo:

CasiSingolare indeterminatoSingolare determinato
nominativo(një) lulelul-ja
genitivo(njëi) lule-jelule-s
dativo(njëi) lule-jelule-s
accusativo(një) lulelule-n
ablativo(njëi) lule-jelule-s
CasiPlurale indeterminatoPlurale indeterminato
nominativo(ca) lulelule-t
genitivo(ca) lule-velule-vet
dativo(ca) lule-velule-vet
accusativo(ca) lulelule-t
ablativo(ca) lule-shlule-vet

Declinazione del 3º gruppo:

CasiSingolare indeterminatoSingolare determinato
nominativo(një) fefe-ja
genitivo(njëi) fe-jefe-së
dativo(njëi) fe-jefe-së
accusativo(një) fefe-në
ablativo(njëi) fe-jefe-së
CasiPlurale indeterminatoPlurale determinato
nominativo(ca) fefe-të
genitivo(ca) fe-vefe-vet
dativo(ca) fe-vefe-vet
accusativo(ca) fefe-të
ablativo(ca) fe-shfe-vet

Declinazione del 4º gruppo:

CasiSingolare indeterminatoSingolare determinato
nominativo(një) shpishpi-a
genitivo(njëi) shpi-jeshpi-së
dativo(njëi) shpi-jeshpi-së
accusativo(një) shpishpi-në
ablativo(njëi) shpi-jeshpi-së
CasiPlurale indeterminatoPlurale determinato
nominativo(ca) shpishpi-të
genitivo(ca) shpi-veshpi-vet
dativo(ca) shpi-veshpi-vet
accusativo(ca) shpishpi-të
ablativo(ca) shpi-shshpi-vet

( vajzë = ragazza / lule = fiore / fe = fede / shpi = casa )

Declinazione dei sostantivi neutri

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Nella parlata arbëreshe, così come avviene in albanese, i sostantivi neutri sono suddivisi in 3 gruppi in base alla declinazione che seguono.

1º gruppo: Sostantivi che, al nominativo della forma singolare indeterminata, presentano l’uscita in 

2º gruppo: Sostantivi che presentano uscita varia ma l’articolo prepositivo 

3º gruppo: Sostantivi che presentano uscita in consonante al nominativo della forma singolare indeterminata

Declinazione del primo gruppo:

CasiSingolare indeterminatoSingolare determinato
nominativoujëujë-t
genitivouj-iuj-it
dativouj-iuj-it
accusativoujëujë-t
ablativouj-iuj-it
CasiPlurale indeterminatoPlurale determinato
nominativoujëraujëra-t
genitivoujëra-veujëra-vet
dativoujëra-veujëra-vet
accusativoujëraujëra-t
ablativoujëra-shujëra-vet

Declinazione del secondo gruppo:

CasiSingolare indeterminatoSingolare determinato
nominativotë folurtë folur-it
genitivotë folur-itë folur-it
dativotë folur-itë folur-it
accusativotë folurtë folur-it
ablativotë folur-itë folur-it
CasiPlurale indeterminatoPlurale determinato
nominativotë foluratë folura-t
genitivotë folura-vetë folura-vet
dativotë folura-vetë folura-vet
accusativotë foluratë folura-t
ablativotë folura-shtë folura-vet

Declinazione del terzo gruppo:

CasiSingolare indeterminatoSingolare determinato
nominativomishmish-të
genitivomish-imish-it
dativomish-imish-it
accusativomishmish-të
ablativomish-imish-it
CasiPlurale indeterminatoPlurale determinato
nominativomishramishra-t
genitivomishra-vemishra-vet
dativomishra-vemishra-vet
accusativomishramishra-t
ablativomishra-shmishra-vet

( ujë = acqua / të folur = discorso / mish = carne )

Tutela della lingua albanese in Italia

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Lo stesso argomento in dettaglio: Legislazione italiana a tutela delle minoranze linguistiche e Bilinguismo amministrativo in Italia.

Comunità di minoranza linguistica [ed etnica] in Italia. In Rosso gli albanesi (Albanian AL).
Il “Centro Studi per le Minoranze Etniche” a San Giorgio Albanese in Calabria.

«In attuazione dell’articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica Italiana tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi […]»

(L’art. 2 della Legge italiana 482/1999)

La lingua arbëreshe è riconosciuta dallo Stato italiano in base alla legge-quadro n.482 del 15.12.1999, che porta la firma, tra gli altri, dell’on. Felice Besostri e dell’on. Mario Brunetti, quest’ultimo di origine arbëreshë. Ma non esiste ancora una struttura ufficiale politica, culturale e amministrativa che rappresenti la comunità arbëreshë. È da rilevare il ruolo di coordinamento istituzionale svolto in questi anni dalle province del Meridione con presenza italo-albanese, in primis quello della provincia di Cosenza e della provincia di Palermo, che hanno creato un apposito assessorato alle minoranze linguistiche.

Ufficialmente esiste l’insegnamento della lingua arbëreshe per le scuole dell’obbligo. Tra le principali norme emanate dalla legge con la legge-quadro del 1999, c’è l’introduzione della lingua minoritaria albanese come materia di studio nelle scuole e per lo svolgimento delle attività educative. Esistono cattedre di lingua e letteratura albanese presso il liceo-ginnasio di San Demetrio Corone e il magistrale psicopedagogico Giorgio Guzzetta di Piana degli Albanesi.

A livello universitario ci sono alcune università dove si insegna lingua e letteratura albanese: Università degli studi della Calabria, l’Università di Palermo, l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, l’Università di Bari, l’Università del Salento e l’Università La Sapienza di Roma. Molto importante è stata la cattedra di lingua e letteratura di Napoli, eretta dal poeta Giuseppe Schirò. È da sottolineare il ruolo di promozione scientifica della diversità linguistica e culturale arbëreshë esercitato dalla cattedra di albanologia dell’Università di Palermo, grazie all’impulso dato da Papàs Gaetano Petrotta, dal professore Antonino Guzzetta e attualmente diretta dal professore Matteo Mandalà, e dalla sezione di albanologia dell’Università della Calabria, quest’ultima creata nel 1975 dal professore Papas Francesco Solano, e attualmente diretta dal professore Francesco Altimari.

Con il traguardo raggiunto del riconoscimento ufficiale della lingua albanese tra quelle di minoranza d’Italia da tutelare, il prof. Altimari ha affermato nel 2000:

«Guardare alle nostre comunità non tanto come presunte ultime depositarie di una lingua e di una cultura del passato, in via di sparizione, ma a occasioni reali di crescita e di sviluppo per vivere pienamente la modernità dell’Europa multiculturale e multilingue oggi.»

Altimari, in presenza del docente della Cattedra di Palermo, ha inoltre aggiunto nel 2007:

«L’uso nel provvedimento normativo dell’espressione “lingua di minoranza” non può autorizzare un’interpretazione “restrittiva” di essa da intendere come lingua locale o “localistica”, circoscrivendo la lingua su cui operare al solo codice orale sopravvissuto nei secoli di “resistenza” all’ombra dei rispettivi campanili. […] Le differenze linguistiche anche marcate, che pure si registrano all’interno dell’arbëresh tra le sue varianti locali, da una parte, e tra loro e l’albanese standard, dall’altra, non appaiono di per sé determinanti, né sufficienti per spingere a ipotizzare la trasformazione della variante dialettale arbëreshe ad Ausbausprache. […] In tale contesto l’arbëresh parlato […] ha bisogno come lingua scritta della “lingua-tetto” dell’albanese comune […] una sorta di albanese standard allargato, comprendente alcune specificità comuni del sistema morfosintattico e lessicale dell’albanese più arcaico, oggi rintracciabili sia in area tosca (dialetti arbëreshë e dialetti ciami e labi), sia in area ghega. […] L’ipotesi di trasformazione dell’arbëresh a Ausbauprache, distaccato dal macrosistema dell’albanese, è linguisticamente insostenibile e politicamente irrealizzabile. […] In ogni caso, la distanza esistente tra l’abanese d’Italia e l’albanese standard, entrambi a base tosca, non risulta essere affatto strutturale, non coinvolgendo sostanzialmente né la fonetica né la grammatica di base, ma il solo lessico.»

Alcuni “sportelli linguistici” provinciali sono stati attivati in Calabria a Catanzaro e Cosenza in collaborazione con la Sezione di Albanologia del Dipartimento di Linguistica dell’Università della Calabria, presso la quale sono attualmente attivati gli insegnamenti di Lingua e letteratura albanese (dal 1973), Dialetti albanesi dell’Italia meridionale (dal 1980) e Filologia albanese (dal 1993).

Prof. Giuseppe Schirò (a cura di), Liturgia di San Giovanni Crisostomo tradotta in lingua albanese da Mons. Paolo Schirò, Palermo 1964.

Vi sono inoltre varie associazioni che cercano di proteggere e valorizzare questa cultura, in particolare nelle province di CosenzaPalermoCrotonePotenza e Campobasso. Gli statuti regionali di MoliseBasilicataCalabria e Sicilia fanno riferimento alla lingua e alla tradizione arbëreshë, ma gli Albanesi d’Italia continuano ad avvertire la propria sopravvivenza culturale minacciata.

La lingua arbëreshë è usata in radio private (Es. Radio Hora, Radio Shpresa, Radio Skanderbeg, Radio Arbëreshe International) e in diverse riviste e giornali locali (Es. Arbëria Catanzaro, Basilicata Arbëreshë, Besa, Biblos, Jeta Arbëreshe, Kamastra, Katundi Ynë, Kumbora, Lidhja, Mondo Albanese, Rilindja Jug, Uri, Zëri i Arbëreshëvet, Zgjimi, Zjarri).

In generale, l’istituzione ecclesiastica, in toto la Chiesa cattolica italo-albanese, è stata da sempre con le sue figure di religiosi e religiose in prima linea naturale nella tutela della lingua e cultura albanese, tramandandola nei secoli ai suoi fedeli.

Negli ultimi anni sempre più lo Stato albanese si sta mobilitando per la difesa della lingua arbëreshe[24].

Nomi propri di persona

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Oggi ogni persona italo-albanese ha solitamente ufficialmente un nome italiano, che ha il suo equivalente storico in albanese arbërisht. Molto spesso, in ambito arbëresh, il nome utilizzato è quello in albanese.

Oltre anche ai cognomi, anche questi spesso di provenienza albanese, gli arbëreshë sono soliti usare soprattutto dei soprannomi familiari (ofiqe-t) come vecchia tradizione tra gli abitanti dei villaggi e delle cittadine, ma essi non hanno alcun peso legale.

Secondo la sezione Appendici del Fjalor di E. Giordano (1963), i nomi propri di persona albanesi in Italia, con i nomi italiani a loro equivalenti, sono:A

Afërdië-a (Afrodite, Venere), Amèsë-a (Amesa, cfr. nipote di Scanderbeg), Anë-a (Anna), Aqilé-u (Achille), Ardur-i (Arturo), Arkëngjëll-i (Arcangelo), Armuzinë-a (Armosina, Aurata), Avrèlle-ja (Aurelia), Aretinë-a (Aretha).B

Ballabàn-i (Balabano, cnf. traditore albanese), Ballë-a (Bala), Bardhyll-i (Bardilli, cfr. eroe albanese), Bèg-u (Scanderbeg), Bélë-a, Zabelë, Betë (Isabella, Elisabetta), Bëlùshë-a (Isabellina), Binàrd-i, Bina-u (Bernardo), Bocar-i (Bozari, cfr. eroe dell’indipendenza albano-greca), Bràm-i (Abramo), Bubullinë-a (Bobolina, cfr. eroe dell’indipendenza albano-greca), Bominë-a / Bombini-Bombineli (“Bomini”, Djali i vogël, in una delle varianti dell’Arberishtja è il nome del Bambin Gesù, spesso si dava questo nome alle bimbe nate in prossimità dell’avvento della nascita di Cristo).Ç

Çènx-i (Vincenzo), Çerjàk-u (Ciriaco), Çiçin’jèl-i, Çined-u, Çik-u, Çiçinel-e (Cicillo, Ciccio, Francesco-a), Çifar-i (Lucifero), Çirjèl-i (Cirillo)D

Davidh-i (Davide), Daniel-i (Daniele), Dellinë-a (Adelina), Diell-a, Dilë-a, Dilùshë-a, Minë-u, -a, Minikucë-i (Domenico-a), Diodhàt-i (Adeodato), Donikë-a, da Andronika (Donica cfr. moglie di Scanderbeg), Dorë-a (Dora, cfr. Elena Gjyka [Dora d’Istria], principessa rumena di stirpe albanese), Dorundinë-a, vedi Jurëndinë, Garëndinë (Doruntina), Dukagjìn-i (Ducagino, cfr. cognato di Scanderbeg), Dushmàn-i (Dusmano, cfr. eroe albano-montenegrino)Dh

Dhimë-a, Dhimìtër-tri, -a, vedi Mitri (Demetrio-ra), Dhivìk-u (Ludovico), Dhoni, vedi SpiridhonSpiro (Spiridione), Dhoroté-a (Dorotea), Dhuàrd-i (Edoardo), Dhunàt-i (Donato)E

Erkull-i (Ercole)Ë

Ëngjëllinë-a (Angiolina), Ëngjëll-i, -qe (Angelo-a)F

Fanmirë-i, -a (Fortunato-a), Fàx-i (Bonifacio), Fëlìp-i, Filipi, Fëlìpë-a (Filippo-a), Fëllixhë-i, -a, vedi GëzuarGëzim (Felice-cia), Fi-aFinètë-a (Sofia), Fin-iFinë-a, Finucë-a vedi Serafini (Serafino-a), Fjalévë-a (Fialeva), Flàmur-a (Bandiera), Fònx-i (Alfonso), Frangjìshk-u (Francesco), Frosinë-a (Eufrosina)G

Gajtàn-i, Galtàn-i (Gaetano), Garëndìnë-a (Garentina), Gavrill-i, Grabjéll-i, Gavrillë-a (Gabriele-lla), Golem-i (Golemi, cfr. eroe albanese), Gjergj-i (Giorgio), Gjìn-i, Gjon-i, Gjun-i, Jan-i, Lluixh-i (Giovanni, Luigi), Gjonë-a (Giona), Giykë-a (Ghica)H

Harézë-a (Letizia)I

Iskàndër-dri, Lishëndri (Alessandro)J

Jàn-i, Janj-i (Giovanni), Janar-i (Gennaro), Jàpk-u (Giacomo), Jeronìm-i (Geronimo, Girolamo), Josuè-u (Giosuè), Judhìtë-a (Giuditta), Jurëndinë-a, Garëndinë (Jurentia)K

Kalmarìe-a, -ja (Carlomaria), Kandòn-i (Nicolantonio), Karl-i (Carlo), Karluç (Carluccio), Karmenë-a (Carmela), Karrubìn-i (Cherubino), Kerrubinë-a (Cherubina), Katarinë (Caterina), Kazumìn-i (Casimiro), Këllmènd-i (Clemente), Kllemindinë-a (Clementina), Kllògjër-gjri (Calogero), Koçondìn-i / Kostandin-i / Kostë-a / Ndin-i (Costantino), Kodhèm-i (Nicodemo), Kokò-u/i / Koll-i (Nicola), Kollandòn-i (Nicolantonio), Kollinë-a (Nicolina), Kozmà-i / Gëzmën-i/a (Cosimo, Cosma), Krèxe-ja (Lucrezia), Krìsht-i (Cristo)L

Làzar-i / Làzër-i (Lazzaro), Lèkë-a (Alessandro, Luca), Lénë-a (Elena, Maddalena), Lèsh-i / Lisëndër-dri / Lishëndër-dri (Alessandro), Linàrd-i (Leonardo), Lonë-a (Apollonia), Lùç-i (Lucio), Lùshë-a (Luisa, Elisabetta)LL

Llavrë-a (Laura), Llavrinë-a (Laurina), Lli-u, -ri (Elia), Llìn-i (Lino), Llindë-a (Linda, Ermelinda, Teodolinda), Llitìxe-ja / Harezë (Letizia), Llivirë-a (Elvira), Llìx-i / Lluìxh-i (Luigi), Llizë-a / Lushë (Elisa, Luisa), Llongjìn-i (Longino), Llore-u (Lorenzo), Llùkë-a (Luca), Lluqi-a (Lucia), Luçi (Carlo).M

Malitë-a (Malita), Manòl-i (Emanuele), Marë-a / Marìçkë-a / Mëri-a (Maria), Marìe-a, -ja (Mariuccia), Margarìtë-a / Margharìtë-a (Margherita), Màrk-u (Marco), Markur-i / Mërkur-i (Mercurio), Marjuc-i / Marjan-i (Mario, Mariano), Màrs-i (Marsio), Martë-a (Marta), Martir-i (Martino), Marùcë-a (Mariuzza), Marùkë-a (Marietta), Marùsh-i (Mario), Maté-a, -u (Matteo), Maurèle-ja (Maura, Maurella), Mbròz-i (Ambrogio), Méngë-a (Domenica), Merkur-i (Mercurio), Mëhill-i / Mihal-i / Mikell-i (Michele), Mikandòn-i / Minkandòn-i (Domenicoantonio), Millosh-ni (Miloscino), Milluc-i (Emilio), Millucë-a (Emilia), Mìn-o (Giacomo, Giacomino), Minòs-i (Minosse), Minùsh-i (Giacomino, Minuccio, Domenico), Mirjàn-i (Miriano), Mitìlle-ja (Matilde/a), Mojsé-u (Mosè)N

Nàshë-a (Anna), Natall-i (Natale), Natalli-a (Natalia), Nazaré-u (Nazareno), Nderjanë-a (Adriana), Nderùsh-i (Onorato), Nderùshë-a (Onorata, Graziella), Ndìn-i (Costantino), Ndòn-i / Non-i (Antonio), Ndonètë-a (Antonietta), Ndré-u / Ndri-a / Ndricë-a (Andrea), Ndrìçe-ja (Aurora), Ngjìsk-u / Nxhìk-u / Njìk-u (Francesco), Ngjìskë-a / Nxhìkë-a (Francesca), Nìk-u / Nikollë-a (Nicola), Nilë-a (Petronilla, Neonilla), Nìz-i (Dionisio), Nuxjàtë-a (Annunziata), Nùxhë-a (Innocenza), Njànj-i (Giovanni), Njàx-i (Ignazio), Njézë-a (Agnese)P

Pàl-i / Luzi (Paolo), Pipihji-u (Pipichìo), Pandali-u (Pantaleone, Panteleimone), Petrìt-i (Sparviero), Pine, ia / Pipinel-e (Giuseppa, Giuseppina), Pìrr-i (Pirro), Pjètër-tri / Pitrin-i (Pietro), Paskal-i (Pasquale).Q

Qèsar-i (Cesare), Qir-i (Ciro), Qirìll-i / Çirjèl-i (Cirillo), Qirìn-i (Quirino), Qirjàk-i (Ciriaco)R

Rèse-ja (Teresa), Rinë-a (Irene, Caterina), Rjènx-i (Lorenzo), Ronë-a (Veronica), Rozë-a (Rosa), Rozinë-a (Rosina)RR

Rradhavàn-i (Radavano), Rraféll-i (Raffaele), Rrakèlle-ja (Rachele), Rrikùc-i (Enrico), Rruzar-i (Rosario)S

Sallvjèstër-stri (Silvestro), Separèle-a / Sepinë-a (Giuseppina), Separjèl-i / Sepìn-i (Giuseppino), Sèpë-a (Giuseppe), Sotìr-i / Shpëtimtar (Salvatore), Sqévë-a (Venere), Strënxëlla-u (Stanislao), Sundë-a (Assunta)SH

Shpëtimtar (Salvatore), Shtjèfan-i / Ste-u (Stefano)T

Tàllam-i (Damocle), Tani (Gaetano), Tèvtë-a (Teuta), Tìk-u (Eutichio), Tìke-ja (Eutichia), Tillùc-i (Attilio), Tìstë-a (Battista), Tòdhër-dhri / Theodhor-i (Teodoro), Tòre-ja (Vittoria), Tortòshël-shia (Tortoscia), Trixhë-a (Beatrice), Tùl-i (Salvatore, Tullio), Tumàz-i / Masin-i (Tommaso), Tùr-i / Tul (Salvatore), Tùzë-a (Pietro)TH

Thanàs-i (Atanasio), Thèkëll-klla (Tecla)U

Uranë-a (Urano), Ursulla-a (Orsola)V

Vallastar-i / Vllastar (Vlastare), Vàrtull-i (Bartolo), Vasìl-i (Basilio), Viçenx-i (Vincenzo), Virgoll-i (Gregorio), Virxhìn-i (Virginio), Virxhìn’je-a (Virginia), Vlàsh-i (Biagio), Voisavë-a (Voisava)X

Xavéllë-a (Zavella), Xoràidh-a (Zoraide)XH

Xhakìn-i / Jakini (Gioacchino), Xhamatìstë-a (Giovan Battista), Xhandòn-i (Giovan Antonio), Xhermàs-àzi (Gervasio)Y

Yll-i (Stella), Yllje-a (Ilia)Z

Zabélë-a (Isabella), Zef-i / Zèpë-a (Giuseppe), Zefa-ja (Giuseppina), Zjarrinë-a (Fiamma)

Galleria d’immagini

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Note

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  1. ^ ICPI Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale – Arbëreshë: comunità e lingua
  2. ^ (EN) Albanian, Arbëreshë, su ethnologue.com, SIL International. URL consultato il 21 febbraio 2019 (archiviato il 24 agosto 2018).
  3. ^ Albanese: la prima cattedra al mondo è nata a L’Orientale, su ATENEAPOLI, 30 gennaio 2018. URL consultato il 2 settembre 2024.
  4. ^ Riconoscendo l’arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine “lingua” in accordo alle norme ISO 639-1639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine “dialetto“.
  5. ^ Ottavio Cavalcanti, La cultura subalterna in Calabria: profilo storico degli studi e bibliografia, Casa del libro editrice, 1982, ISBN 9788874480715.
  6. ^ Camera dei deputati, Atti parlamentari. Risposte scritte ad interrogazioni, vol. 2, 1964.
  7. ^ Di Monaco, Bartolomeo, Quarantatre letture: il Sud nella letteratura italiana contemporanea, M. Valerio, 2005.
  8. ^ La coscienza di appartenere ad una stessa etnia, ancorché dispersa e disgregata, si coglie in un motto molto diffuso, che i parlanti albanesi d’Italia spesso ricordano quando di incontrano: gjaku ynë i shprishur, che vuol dire “il sangue nostro sparso”.
  9. ^ https://icpi.beniculturali.it/arbereshe-comunita-e-lingua/
  10. ^ Legge 15 dicembre 1999, n. 482 > “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”, su camera.it, www.camera.it. URL consultato il 28 aprile 2000 (archiviato dall’url originale il 12 maggio 2015).
  11. ^ Di cui 2 comunità, solo in alcuni casi e/o non interamente, sono parlanti attivamente.
  12. ^ (EN) Të harruar nga historia, arbëreshët e Argjentinës, su KOHA.netURL consultato il 10 marzo 2022.
  13. ^ Salta a:a b (EN) Albanian, Arbëreshë, su EthnologueURL consultato il 10 marzo 2022.
  14. ^ Fiorenzo Toso, Lingue d’Europa: la pluralità linguistica dei paesi europei fra passato e presente, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006, p. 90-91
  15. ^ Fiorenzo Toso, Le minoranze linguistiche in Italia, Il Mulino, Bologna 2008, p. 149 e seguenti.
  16. ^ Per oscillanti si intendono quelle comunità albanesi che non sono più albanofone, o almeno non integralmente, e i parlanti in lingua albanese sono pochi.
  17. ^ Giovanni Giudice, Poesie di Giuseppe Gangale, Rubbettino editore, 2003, pp. 29, 30, 93 e ss., 111 e ss., 316.
  18. ^ Enrico Ferraro, Intervista di Enrico Ferraro (immaginaria) al prof. Giuseppe Gangale in occasione delle manifestazioni deradiane: centenario della sua morte (1903-2003), su arbitalia.it, 2003. URL consultato il 30 gennaio 2012 (archiviato dall’url originale il 7 febbraio 2016).
  19. ^ Copia archiviata (PDF), su fp6migratoryflows.uniba.itURL consultato il 20 giugno 2011 (archiviato dall’url originale il 24 dicembre 2012).
  20. ^ Dizionario degli Albanesi d’Italia.
  21. ^ La “Dottrina Cristiana” Albanese > di Lekë Matrënga (PDF), su albanianorthodox.com, www.albanianorthodox.com. URL consultato il 21 aprile 2006 (archiviato dall’url originale il 27 settembre 2007).
  22. ^ Il Rosario in Lingua Arberesh | PDF, su ScribdURL consultato il 10 marzo 2022.
  23. ^ Detto “Ëhj” con la h aspirata. In alcuni katund/horë: Ëh / Ëgh / Oh / Ah / Agh / Uëg / Og / Oràëhj / Orà / Arà.
  24. ^ Fjala e Presidentit Meta dhe fjala e Presidentit Mattarella në veprimtarinë e përbashkët në Shën Mitër Korona. 7 Nëntor 2018, su president.alURL consultato il 23 aprile 2020.

Bibliografia

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  • Emanuele Giordano, Fjalor: Dizionario degli Albanesi d’Italia, Vocabolario italiano-arberesh, 1963.
  • Heidrun Kellner, Die albanische Minderheit in Sizilien, Wiesbaden, O. Harrassowitz, 1972.
  • Francesco Solano, Manuale di lingua albanese, Calabro, Corigliano, 1972.
  • Martin Camaj, Die albanische Mundart von Falconara Albanese in der Provinz Cosenza, Monaco di Bavaria, R. Trofenik, 1977.
  • Walter Breu, «Das italoalbanische „Perfekt“ in sprachvergleichender Sicht», in Atti del Congresso Internazionale di Studi sulla Lingua, la Storia e la Cultura degli Albanesi d’Italia, a cura di F. Altimari et al., Rende, 1991, pp. 51–66.
  • Martin Camaj, Grammatica albanese: con esercizi, crestomazia e glossario, traduzione di Ardian Vehbiu, Cosenza, Brenner, 1995.
  • Gabriele Birken-Silverman, Sprachkontakt Italienisch – Albanisch in Kalabrien, 3 voll., Francoforte sul Meno, Lang, 1997.
  • Shaban Demiraj, La lingua albanese, origine, storia, strutture, Rende (Cosenza), Centro Editoriale e Librario Università degli Studi della Calabria, 1997.
  • Addolorata Landi, «Influenza della lingua italiana sull’albanese», in Atti del terzo convegno della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana, 2 voll., a cura di Luciano Agostiniani, Paola Bonucci, Giulio Giannecchini, Franco Lorenzi e Luisella Reali, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1997.
  • (IT, SQ) Vangjeli i Shën Matesë/Vangelo di San Matteo (PDF), Eparchia di Lungro – Eparkia e Ungrës, 2000. URL consultato il 23 dicembre 2023 (archiviato dall’url originale l’8 giugno 2020).
  • Eda Derhemi, The Endangered Arbresh Language and the Importance of Standardised Writing for its Survival: The Case of Piana degli Albanesi, in International Journal on Multicultural Societies, 4, no.2, 2002, 248-269. su www.unesco.org. URL consultato il 12 aprile 2010
  • Dizionario arbëresh di lemmi, frasi e motti in uso nella tradizione di Ururi (PDF), Giuseppe Fiorilli, Lanciano 2002.
  • Monica Genesin, Studio sulle formazioni di presente e aoristo del verbo albanese, Rende, Centro Editoriale e Librario, Università della Calabria, 2005.
  • Costantino Bellusci, F. D’Agostino, Arbashkuar. Dizionario illustrato italiano-arberisht-shqip, 3 Vol., Cosenza 2007.
  • (IT, SQ) Gaetano Gerbino, Fjalor arbërisht-italisht i Horës së Arbëreshëvet/Dizionario arbëresh-italiano di Piana degli Albanesi (PDF), Biblioteca Comunale “G. Schirò” di Piana degli Albanesi, Palermo 2007.
  • Gaetano Gerbino, Grammatica della parlata arbëreshe di Piana degli Albanesi (PDF), Cesena, 2009. URL consultato il 23 dicembre 2023 (archiviato dall’url originale il 6 settembre 2015).

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