Idriadi

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Ninfa acquatica, opera di Gaston Brussiere, 1900 circa.

«Teti invece a Oceano partorì i fiumi vorticosi,
[…] e generò anche una sacra stirpe di fanciulle, che sulla terra
Nutrono l’adolescenza degli uomini con Apollo signore
E con i fiumi, e da Zeus hanno questo destino […]»

(Esiodo, Teogonia, CXXXVII, 146-148)

Le Idriadi sono le ninfe delle acque, creature della mitologia greca. Esse si dividono in:

  • Avernali, del lago Averno e dei fiumi infernali.
  • Aliadi
    • Psamidi
    • Oceanine o Malìe, delle acque correnti, sorelle dei fiumi
  • Naiadi o Efidriadi o Idriadi, delle sorgenti.
    • Eleadi
    • Potamidi, dei fiumi.
    • Limnìadi o Lìmnadi, dei laghi e degli stagni.
    • Creneidi e Pegee, delle fonti.

Per quanto riguarda le illusorie e ammalianti profondità acquoree, le ninfe più antiche sono le tremila Oceanine «dalle caviglie sottili, che assai numerose la terra e gli abissi del mare per ogni dove ugualmente curano, fulgida prole di dee».
Figlie di Oceano e Teti, due titani che simboleggiano le acque universali e la fonte prima della vita, diedero origine a tutti i fiumi che bagnano e rinverdiscono la terra, fra cui l’Acheloo, il maggiore dio fluviale della Grecia, capace di cambiare la propria forma (come in una sfida contro Herakles per la mano di Deianira quando si trasformò in toro, drago e bue). Stige «fra loro è la maggiore di tutte», abitatrice del principale rio infernale le cui acque possono rendere immortali (Achille venne immerso nella sua corrente, tenuto per un tallone che per questo rimase vulnerabile); su di lei giurano gli dèi, e colui che si macchia di spergiuro per un anno «giace senza respiro; né mai può farsi vicino all’ambrosia e al nettare cibo, […] e un funesto torpore lo avvolge» poi «per nove anni viene privato degli dèi sempre viventi, né mai frequenta il consiglio né i banchetti».
Altre figlie di Oceano sono Kalypso amante di Odysseus, Metis dea della saggezza che attuò diverse metamorfosi prima di concedersi a Zeus, Tyche signora della fortuna e Perseide dalla quale discenderanno regine e maghe quali CircePasifae e Medea. Un’altra di queste ninfe, Doris, unendosi a Nereo “il vecchio del mare” (divinità simboleggiante il mare calmo, figlio di Ponto e Gaia e per ciò anteriore alla nascita degli Olimpii) darà vita al bel Nerito ed alle cinquanta Nereidi. Di queste, le più celebri sono: Tetide, madre di AchilleGalatea, amata dal ciclope Polifemo, ed Anfitrite, che diventerà la sposa del successivo dio del mare, Posidone, il dio dalla chioma turchina che porta il tridente. Da questa unione nasceranno Rhodos e Tritone, padre dei Tritoni che percorrono il mare suonando la buccina per suscitare o calmare le tempeste.

Euripide nell’Andromaca suggerisce che alle ninfe marine «Zeus ha dato un’esistenza e una dimora lontana dagli uomini, stabilendosi ai confini della terra. È là che abitano, il cuore libero da affanni, nelle isole dei Beati, in riva ai gorghi profondi dell’Oceano, eroi fortunati per i quali questo suolo fecondo porta tre volte all’anno un fiorente e dolce raccolto.».
Come non avvicinare questa descrizione alla miriade di isole incantate presenti in svariate tradizioni, dove gli eroi possono dimorare dopo la morte?

Le abitatrici delle acque terrestri, prendono il nome di Naiadi (dal greco “scorrere” o “fonte”) e vengono dette alternativamente figlie di Oceano, di Zeus o del dio fluviale più prossimo alla loro dimora. Queste creature si dividono in varie specie a seconda del luogo che abitano: le Potamidi animano le acque cristalline dei fiumi, le Pegee o Crenee le limpide sorgenti scaturite dalle insondabili profondità terrestri e le Limniadi le polle stagnanti che sembrano custodire arcani segreti.
Altre fanciulle che abitano una piccola isola fra i flutti sono le Sirene (“le desiderate” o “che legano”), coloro che furono Ninfe di terra e che, per poter cercare anche sulle acque la loro compagna di giochi, Persephone, rapita dal dio del sotterraneo mondo dei morti, si trasformarono in esseri alati abitatori dei mari. Esse avevano una splendida voce che aveva il potere di attirare i marinai che la udivano; solo Orpheus ed Odysseus riuscirono a passare indenni presso il loro scoglio.

Un episodio riguardante le ninfe delle acque è quello di Hylas, lo splendido giovane, amante e scudiero di Herakles che si era imbarcato con gli argonauti. Durante una sosta su un’isola fu mandato a fare provvista d’acqua e «presto scorse una fonte, in un basso terreno; intorno cresceva molto fogliame, scuro chelidonio e verde capelvenere, apio fiorente e graminia serpeggiante. In mezzo all’acqua le Ninfe intrecciavano un coro, le ninfe insonni, le dee temibili per i campagnoli, Eunica, e Malide, e Nicea sguardo di primavera.». Subito si innamorarono del bel fanciullo, e quando questi si fu chinato sullo specchio d’acqua lo afferrarono e lo portarono nelle profondità, dove con dolci parole lo rincuoravano. Herakles, preoccupato, si mise alla ricerca del compagno e tre volte urlò il suo nome, ma la voce del giovane sembrava provenire da grande distanza, e mai più lo rivide.

Naiadi

The Naiad (La Naiade) di John William Waterhouse, 1893. Questo dipinto mostra la Naiade Melite che va verso Eracle, che dorme avvolto in una delle sue pelli di animale.

Le Nàiadi (in greco antico: Ναϊάδες, Naiádes, da νάειν, “fluire”, e νᾶμα, “acqua corrente”) sono figure della mitologia greca.

Descrizione

Sono le ninfe che presiedono a tutte le acque dolci della terra e possedevano facoltà guaritrici e profetiche; sono esseri di sesso femminile, perlopiù immortali, mentre alcune sono mortali seppur dotate di una vita longeva. Si distinguono in:

La loro origine varia sia a seconda dei mitografi sia a seconda delle leggende. Omero, per esempio, si riferisce a loro chiamandole “figlie di Zeus“, altrove sono legate alla stirpe di Oceano, ma per la maggior parte degli autori sono semplicemente figlie del dio del fiume in cui abitano. Qualunque fosse la loro origine è comunque certo che le Naiadi erano personaggi familiari all’immaginazione ellenistica: non solo ogni corso d’acqua aveva almeno una Naiade associata, ma questi personaggi femminili venivano molto spesso anche usati per spiegare alcuni fenomeni, acquistando così una funzione molto importante nelle leggende locali.

Si credeva che avessero poteri curativi: i malati bevevano l’acqua delle loro fonti o vi si immergevano, anche se più raramente; quest’atto era, infatti, considerato sacrilego e si poteva rischiare di incorrere nella collera e nella vendetta delle dee, che si manifestavano sotto forma di malattie particolari. A Roma, lo stesso Nerone, dopo essersi immerso nella fonte della Marcia, fu colto da una paralisi e una febbre che lo abbandonarono alcuni giorni dopo.

Il culto delle Naiadi, che erano considerate benefiche divinità della salute, ebbe maggior diffusione fra i contadini, i quali le onoravano con offerte di fiori, frutta e latte.

Sono distinte dalle divinità acquatiche, che rappresentavano gli stessi fiumi, e dagli antichissimi spiriti che abitavano le tranquille acque delle paludi, degli stagni e delle lagune o dei laghi, come per la pre-micenea Lerna nell’Argolide. Le Naiadi sono associate con le acque fresche, come le Oceanine per le acque salate e le Nereidi del Mediterraneo; ma poiché i greci pensavano che le acque del mondo costituissero un unico sistema, che penetrava dal mare nei profondi spazi cavernosi della terra, c’è stata talvolta qualche sovrapposizione. Aretusa, la ninfa di una sorgente, era capace di spostarsi attraverso correnti sotterranee dal Peloponneso per riaffiorare in Sicilia, nell’isola di Ortigia.

Nomi delle Naiadi

Eleadi

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Abbozzo mitologia greca

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Nella mitologia greca, le Eleadi (in latino Eleionomae, in greco Ελειάδες) sono le Naiadi che vivono nelle paludi.

Le Eleadi sono una razza timida, di semi-rettili acquatici, che sono stati elevati allo status di umanoide dalla magia antica. Abitano principalmente lungo le paludi e corsi d’acqua di Teti dove abitano sulle piante con i pesci di fiume e gli uccelli. Come popolo, le eleadi sono sostanzialmente solitarie e schive, solo raramente interagiscono con le altre razze. Quando interagiscono con gli esseri umani, lo fanno come guide o come animali da traino.[1]

Solitamente queste ninfe vivono in villaggi nascosti, che si trovano nel bel mezzo delle paludi su isole artificiali, protette da mostri acquatici. La società delle Eleadi non riconosce la differenza tra i sessi e le classi sociali. Hanno molteplici capacità di sopravvivenza, ma poche artistiche, per questo sono avide di gioielli ed oggetti lucidi, in particolare di oro.[2]

Pegee

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Ila e le NinfeJohn William Waterhouse, 1896

Nella mitologia greca, le Pegee sono ninfe che vivono nelle sorgenti e le proteggono. Sono spesso considerati grandi zie degli dei fluviali (Potamoi), stabilendo così una relazione mitologica tra un fiume stesso e le sue sorgenti.

Il nome sembra derivare dalla cascata di Pegea; le ninfe Pegee furono responsabili del rapimento di Ila nel bel mezzo della spedizione degli Argonauti: una delle ninfe lo prese e lo tirò verso l’acqua per baciarlo, trascinandolo poi nel fiume.

NomiNote
Gruppo
Anigridessi crede che le figlie del dio del fiume Anigros possano curare le malattie della pelle
Le ninfe dell’Antro coricio
• Coryceia
• Cleodora
• Daphnis
• Melaina
The Cyrtonian nymphssorgenti locali nella città di Cyrtones, Beozia
The Deliadesfiglie di Inopus, dio del fiume Inopus sull’isola di Delo
The Himerian NaiadsGruppo
The Inachidesfiglie del dio fiume Inaco
• Io
• Amymone
• Philodice
• Messeis
• Hyperia
The Ionides
• Calliphaea
• Iasis
• Pegaea
• Messeis
• Synallaxis
The Ithacian nymphsdimorano in grotte sacre su Itaca
The Leibethrides
• Libethrias
• Petra
The Mysian Naiadsdimorano nella sorgente di Pegae vicino al lago Askanios in Bitinia e furono responsabili del rapimento di Ila
• Euneica
• Malis
• NycheiaGruppo
The Ortygian nymphssorgenti locali di Siracusa, in Sicilia
The Rhyndacidesfiglie del dio del fiume Rhyndacus
The Spercheidesfiglie del dio fluviale Spercheo
Individuali:
• Albunea
• Alexirhoefiglia del dio del fiume Grenikos
• Archidemia
• Arethusa
• Castalia or Cassotis
• Comaethofiglia o moglie del dio fluviale Cidno
• Cyane
• Dircetrasformata in una sorgente (presumibilmente in una ninfa che la personifica) dopo la sua morte
• Gargaphie or Plataiauna delle figlie del dio del fiume Asopo
• Hagnouna delle infermiere del bambino Zeus
• Ismene
• Langia
• Magea
• Milichie
• Metopemoglie di Asopo
• Pegasisfiglia del dio del fiume Grenikos
• Peirene
• Pharmaceianinfa di una sorgente velenosa in Attica e compagno di giochi di Orizia
• Psanisuna sorgente locale in Arcadia
• Salmacis
• Strophiauna sorgente sul Monte Citerone vicino a Tebe; a malapena personificato
• Telphousa
• Temenitis

Potamidi

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Nella mitologia greca le Potamidi (o Potameidi) sono le ninfe dei fiumi.

Sono rappresentate come attraenti fanciulle, vergini in età da marito. Sono benefattrici e rendono fertile la natura. Proteggono i fidanzati che vanno a bagnarsi nelle loro sorgenti, ispirano gli esseri umani, alcune sono anche guaritrici da mali. Semplici mortali che vivono però una vita estremamente lunga, amanti di dei e di comuni mortali, le ninfe cantano felici nel luogo a loro consacrato.

Origine e dimora

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Le potamidi sono identificate dai nomi associati ai fiumi da cui hanno origine come le Anigrides, le Ismenides, le Amnisiades, le Pactolides dal fiume Pactolus e le Acheloides dal fiume Achelous. Tuttavia possiedono i loro nomi individuali e talvolta possono anche essere distinte dal nome del paese in cui dimorano.

I fiumi sono i regni delle potamidi e delle ninfe Fluviales. Ogni torrente ha la sua potamide, che come le divinità locali, e come tutte le naiadi, sono figlie degli dèi dei fiumi, chiamate anche divinità Potamoi. Perfino i fiumi delle regioni paludose possiedono le loro ninfe; non sono quindi escluse le acque degli inferi greci governate dal dio Ade, come citato in latino: “Nymphae infernae Paludis e Avernales”, che significa “paludosa Avernales, le ninfe infernali”. E molte di queste infernali potamidi, le Avernales, sono ritenute proprietarie dell’abilità profetica e sono in grado di esprimere quel dono agli uomini da loro scelti.

Caratteristiche e culto

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Come ogni ninfa, le potamidi sono considerate soggette a mortalità ma con una lunga vita. Per lo storico greco Plutarco il loro periodo di vita raggiunge circa i 9720 anni e, secondo il poeta greco Esiodo, ci sono circa tremila ninfe che vagano per il mondo e la loro vita può durare diverse migliaia di anni.

Le potamidi si mostrano molto favorevolmente inclini alle ragazze e rimuovono delicatamente le lentiggini da tutti coloro che fanno il bagno nei loro corsi d’acqua. D’altra parte, possiedono un comportamento aggressivo nei confronti dei giovani uomini che si avvicinavano ai loro territori acquosi, che trascinano giù nelle loro dimore. Gli antichi credevano che trasportavano acqua per i loro genitori fluviali, come veniva citato: “Nell’ora solitaria di mezzogiorno le naiadi sedevano con la loro brocca d’acqua alla sorgente, inviando da esso il ruscello gorgogliante”.

Considerata una classe generosa di divinità femminili minori, si credeva che ispirassero coloro che bevevano le loro acque. Così le potamidi e le ninfe in generale furono concepite per essere dotate di potere oracolare, per ispirare gli uomini con lo stesso dono profetico e per conferire loro il talento naturale della poesia. Quindi, poiché l’acqua è una necessità per tutta la creazione, le ninfe dell’acqua, insieme agli dei Dioniso e Demetra, vengono anche venerate come fonte di vita e benedizioni per tutti gli esseri esistenti, e questo attributo si manifesta con una varietà di epiteti.

Di conseguenza, in molte parti della Grecia, a queste divinità furono presentate offerte di miele, olio, latte, ma mai di vino, e talvolta sacrifici di un agnello o di una capra. In Sicilia è stata commemorata una celebrazione annuale in loro onore. Sebbene non possiedono templi, i luoghi più belli come foreste, giardini e così via, sono considerati i luoghi preferiti di ninfe e spiriti invisibili, e quindi stimati con speciale venerazione.

Nereidi

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Disambiguazione – “Nereide” rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Nereide (disambigua).

Le Nereidi, in un quadro dipinto da Gaston Bussière (1927).
Nereide su cavallo marino, affresco del Museo archeologico nazionale di Napoli.

Le Nereidi (in greco antico: Νηρείδες?Nēreídes o Νηρηίδες, Nērēídes, al singolare Νηρείς) erano delle figure della mitologia grecaninfe marine, figlie di Nereo e della Oceanina Doride.[1]

Considerate creature immortali e di natura benevola, facevano parte del corteo del dio del mare Poseidone insieme ai Tritoni e venivano rappresentate come fanciulle coi capelli ornati di perle, a cavallo di delfini o cavalli marini. Le Nereidi più note sono: Anfitrite, sposa di Poseidone, Galatea, amata dal pastore Aci e dal ciclope Polifemo, e Teti, madre dell’eroe Achille.

Esiodo, nella sua Teogonia, riporta un elenco di 51 nomi, mentre Omero nell’Iliade cita 33 Nereidi che, con la loro sorella Teti, compiansero il dolore di Achille per la morte di Patroclo. Secondo entrambi erano tuttavia in numero di cinquanta. Lo Pseudo-Apollodoro, autore della Biblioteca, ci fornisce un elenco di 45 nomi mentre l’Igino, autore nel II secolo delle Favole, una lista di 49 nomi (in realtà 48, se si tiene conto di un nome ripetuto).

Indice

Curiosità

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Nelle credenze della Calabria greca (Bovesia) la figura della Nereide subisce una modifica finendo per indicare una creatura mostruosa che si aggira nei boschi e conosciuta, nel dialetto greco-calabro, come anarada, termine che risulta essere una deformazione del greco classico νηρείς -δος. Secondo alcune descrizioni, le Nereidi hanno i capelli verdi o i piedi d’asina.

I nomi delle Nereidi

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Lista comparata dei nomi delle Nereidi citati nelle fonti.

Omero
Iliade, 18,38-49[2]
Esiodo
Esiodo, Teogonia, vv. 240-264.[3]
Apollodoro
Apollodoro, Biblioteca, 1.2.7[4]
Igino
Igino, Favolepraefactio, 8.[5]
Note
ActeaActeaActeaActeaActea è la ninfa della riva e l’abitatrice della costa del mare. Era anche un nume della generazione di divinità preolimpiche precedenti a Zeus, ad Apollo ed allo stesso Poseidone.[6][7]
AgaveAgaveAgaveAgave è anche il nome di una figlia di Cadmo e Armonia.
AlieAlieAlie
AlimedeAlimede
AmateiaAmatia
AnfinomeAnfinome
AnfitoeAnfitoe
AnfitriteAnfitriteNella lista esiodea il nome è ripetuto
ApseudeApseude
Aretusa
AsiaAsia è in realtà un’Oceanina, figlia del titano Oceano e della titanide Teti e moglie di Prometeo.
AutonoeAutonoeAutonoe è anche il nome di una figlia di Cadmo e Armonia.
Beroe
CallianassaCallianassa
Callianeira
CalipsoCalipso secondo Omero era piuttosto figlia di Atlante e secondo Esiodo una delle Oceanine.
CetoCeto, sposa del dio Forco.
Cidippe
Cimatolege
CimoCimo
CimodoceCimodoceCimodoce
CimotoeCimotoeCimotoeCimotoe
ClioClio è anche il nome di una delle nove Muse.
ClimeneClimeneClimene è considerata una delle Oceanine,
Nella lista di Igino il nome è ripetuto due volte.
Cranto
Creneide
Deiopea
Dero
DexameneDexamene
DinameneDinameneDinameneDinamene
DioneDione è considerata una Titanide, figlia di Urano e Gea, oppure una delle Oceanine.
DorideDorideDorideHa lo stesso nome della madre, la prima delle Oceanine
DotoDotoDotoDoto
Drimo
Efire
EioneEione
EratoEratoErato è anche il nome di una delle nove muse.
EucranteEucrante
EudoreEudoreEudore è considerata una delle Oceanine
EulimeneEulimene
Eumolpe
EuniceEunice
Eupompe
EuridiceEuridice è il nome di diversi personaggi della mitologia greca.
EvagoreEvagore
Evarne
FerusaFerusaFerusa
Fillodoce
GalateaGalateaGalateaGalatea
Galena
GlauceGlauceGlauce
GlauconomeGlauconome
IaeraIaera
IanassaIanassa
IaniraIaniraIaniraIaniraIanira è elencata da Esiodo tra le Oceanine.
IoneIone è anche il nome di un figlio di Apollo e di Creusa.
IpponoeIpponoe
IppotoeIppotoe
Laomedea
LeucotoeLeucotoe è anche il nome della figlia del re Orcamo, amata da Apollo
Licoreia
Ligea
LimnoriaLimnoriaLimnoria
Leagore
LisianassaLisianassa
MeraMaera
MeliteMeliteMeliteMelite
Menippe
Nausitoe
NemerteNemerteNemerte
Neomeri
NeseaNiseaNeseaNesea
Neso
Opide
OriziaOrizia
PanopePanopePanopeforse si tratta della stessa Nereide
Nella lista di Igino compare 2 volte (Panope e Panopea).
PinopePanopea
Pasitea
Plessaure
Ploto
PolinoePolinome
Pontomedusa
Pontoporea
Pronoe
ProtoProtoProtoProto
Protomedea
PsamatePsamate
SaoSao
SpioSpioSpioSpio
TaliaTaliaTalia è anche il nome di una delle nove Muse e di una delle tre Grazie.
Temisto
TetiTetiUn’altra Teti era una titanide, sposa di Oceano e madre delle Oceanine.
ToeToeToe
XantoXanto è anche il nome di uno dei cavalli di Achille.

Una traduzione romanizzata dei nomi si può trovare nell’edizione delle opere di Apollodoro, pubblicata da Giuseppe Compagnoni nel 1826[8], in numero di 45, con probabili mancanti. E sono: Cimotoe, Speio, Glaucoloe, Nausitoe, Ali, Erato, Sao, Amfitrite, Eunice, Teli, Eulimene, Àgave, Eudora, Doto, Ferusa, Galatea, Attea, Protomedusa, Ippotoe, Lisianassa, Cimoe, Pio, Alimede, Plesaura, Eucrate, Proto, Calipso, Panope, Cranto, Neomeri, Ipponoe, Dejanira, Polinoe, Autonoe, Melia, Dio, Isea, Dero, Evagore, Psamate, Eumolpe, Io, Dinamene, Ceto, Limnorea.

Oceanine

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Le Oceanine di Gustave Doré (1860)

«Generò anche una sacra schiera di figlie, che sulla terra
agli uomini nutrono la giovinezza insieme ad Apollo signore
e ai fiumi: tale destino hanno da Zeus:
[…]Zeuxo e Clitie e Iduia a Pasitoe»

(EsiodoTeogonia)

Nella mitologia greca, le Oceanine erano le tremila figlie del titano Oceano e della titanide Teti, e sorelle dei tremila Potamoi.

Le Oceanine erano potenti dee delle acque, che personificavano innanzitutto le acque correnti, ossia i fiumi, i laghi e le sorgenti. Erano a volte associate anche alle nuvole, ai venti, ai pascoli e ai fiori, e alcune di loro personificavano anche qualità morali come l’intelletto (Meti), la fama (Climene), la fortuna (Tiche), il successo (Telesto) o la persuasione (Peito)[1]

Molte Oceanine si unirono con dei, o anche con comuni mortali, generando una numerosa progenie.

Indice

Secondo Esiodo

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Nella Teogonia Esiodo dice chiaramente che le Oceanine sono tremila, ma ne enumera tuttavia solo 41. L’elenco sottostante riporta (in ordine alfabetico) tutti i nomi forniti da Esiodo e fra parentesi l’epiteto con cui vengono apostrofate ed il significato del nome.[2]

  1. Acasta[3]
  2. Admeta
  3. Anfiro[4]
  4. Asia
  5. Calipso (amabile). Secondo il racconto dell’Odissea di Omero Calipso era invece figlia di Atlante.
  6. Calliroe, dal greco Kallirroé che significa “bella acqua che scorre”, si unì in matrimonio con il gigante Crisaore. Dalla loro unione nacquero Gerione ed Echidna.[5]
  7. Cerceide (dalla bella figura)[4]
  8. Climene
  9. Clitia[4]
  10. Criseide[4]
  11. Dione (amabile)
  12. Doride, che significa la fonte che dà giovamento all’uomo, madre delle 50 Nereidi
  13. Elettra, il cui nome indica lo zampillare dell’acqua
  14. Eudora, che significa la fonte che dà buoni doni all’uomo[4]
  15. Eurinome
  16. Europa[4]
  17. Galassaura, che significa la fonte dall’acqua bianca come latte[4]
  18. Ianira
  19. Iante, il cui nome indica il colore violetto[4]
  20. Idia
  21. Ippo[6]
  22. Melbosi, che significa la fonte dove si abbeverano le greggi[4]
  23. Menesto[4]
  24. Meti
  25. Ociroe
  26. Pasitoa[7]
  27. Peito
  28. Perseide[8]
  29. Petrea (amabile), che significa la fonte delle rocce
  30. Plessaura, che significa la fonte dallo zampillo che fende l’aria[9]
  31. Pluto (boopide)[10]
  32. Polidora (bella), che significa la fonte che dà molti doni all’uomo[11]
  33. Primno[4]
  34. Rodia, il cui nome indica la fonte delle rose[6]
  35. Sante[3]
  36. Stige (la più illustre di tutte)
  37. Telesto (dal peplo di Croco)[12]
  38. Toe
  39. Tiche
  40. Urania (divina)
  41. Zeuso

Versioni alternative

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Un elenco diverso lo menziona Igino nel suo prologo delle Fabulae:[13]

«Da Oceano e Teti, le Oceanine, e cioè Estiea, Melite, Iante, Admeta, Stilbo, Pasifae, Polisso, Eurinome, Evagoreide, Rodope, tliride, Clizia, Clitenneste, […], Meti, Menippe, Argia. Della stessa stirpe sono i Fiumi, cioè Strimone, Nilo, Eufrate, Tanai, Indo, Cefiso, Ismeno, Asseno, Acheloo, Simoenta, Inaco, Alfeo, Termodonte, Scamandro, Tigri, Meandro e Oronte.»

(IginoFabulae, Prologo)

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