Siti archeologici dell’Italia preistorica e protostorica

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Giacimento di industria litica sui terrazzi fluviali del Tevere, Punte di Freccia, Raschiatoi, Matrici[11]

Liguria

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Liguria.

Le testimonianze della presenza dell’uomo in Liguria sono da ricercarsi fin dalla preistoria. Presso il porto di Nizza, a Terra Amata, sono state ritrovate le tracce delle più antiche capanne costruite da cacciatori nomadi, circa 300.000 anni fa. La stratigrafia ha mostrato diversi periodi insediativi, con resti di capanne ovali a focolare centrale, ciottoli scheggiati, raschiatoi e animali catturati quali cinghialitartarughe, rinoceronti di Merk, elefanti meridionaliuri, uccelli vari. Vicino a Loano sono state trovate tracce dell’Homo neanderthalensis. Nelle grotte di Toirano sono visibili segni di frequentazioni riconducibili alla fine del Paleolitico superiore. Nella grotta dei Balzi Rossi di Ventimiglia sono apparsi resti che ricordano l’Uomo di Cro-Magnon. Alle Arene Candide si trovano testimonianze del Neolitico e strati epigravettiani databili tra i 20.000 e i 18.700 anni fa, mentre nelle grotte lungo il torrente Pennavaira, nella valle omonima in territorio ingauno, sono stati ritrovati reperti umani risalenti fino al 7.000 a.C.

A partire dal II millennio a.C. (neolitico) si hanno notizie della presenza dei liguri su un territorio molto vasto, corrispondente alla maggior parte dell’Italia settentrionale. Comunemente si pensa che gli antichi Liguri si sistemarono sul litorale mediterraneo dal Rodano all’Arno (così ci tramanda Polibio) spingendo la propria presenza fino alla costa mediterranea spagnola ad occidente ed al Tevere verso Sud-Est, colonizzando le principali isole come la Corsica, la Sardegna (Vedi: Corsi (popolo antico)) e la Sicilia. Poteva essere una popolazione di circa 200.000 persone, suddivise in varie tribù. Di loro ci restano numerosi reperti ceramici.

Sito archeologicoLocalità modernaAreaCiviltà/antiche popolazioniPrincipali monumenti/museiFoto
Balzi Rossifrazione Grimaldi di VentimigliaImperiaPaleolitico, con attestazioni della presenza dell’Uomo di Cro-MagnonComprende diversi reperti di epoca paleolitica ed un Museo ad essi dedicato.
BordigheraImperiaLiguriIl borgo nacque intorno al V secolo a.C. grazie alla presenza dei Liguri, abitando in villaggi fortificati costruiti sulla sommità delle alture. A testimonianza vi sono i due villaggi, che gli archeologi hanno denominato castellari, nel territorio di Bordighera. Il primo è nella zona di Montenero, mentre l’altro a Sapergo di fronte alla frazione Sasso, presso l’attuale casello dell’autostrada. Quello di Sapergo, scoperto nel 1970, ha restituito tracce di muri a secco dell’epoca preromana, accanto ad altre murature di epoca romana e medievale. Sempre a Bordighera vi è l’Istituto Internazionale di Studi Liguri (oggi presso il Centro Nino Lamboglia). Il centro promuove lo studio e la valorizzazione dell’archeologia e della storia dell’arte dell’antica Liguria Occidentale.
ChiavariGenovaLiguriNel 1959[12], sono stati rinvenuti nella zona dell’attuale “viale Enrico Millo” alcuni insediamenti umani e i resti di un’antica necropoli,[12] databile all’VIIIVII secolo a.C..[12] Dal 1985[13] alcuni oggetti sono conservati presso il Museo archeologico di Chiavari, dedicato alla preistoria e protostoria dell’area geografica del Tigullio, tra i quali tombe racchiuse in lastroni d’ardesia dove vennero rinvenuti monili e oggetti in ferrooro e bronzo.[12]
Diano MarinaImperiaLiguriResti di una necropoli del Paleolitico superiore e dell’Età del Ferro, quali urne cinerarie, sono oggi conservati nel Museo Civico della “Comunitas Diani”.
Caverna delle Arene Candide
Grotta delle Fate
“Caverna della Pollera”
Finale LigureSavonaLiguriNumerosi ritrovamenti archeologici, rinvenuti nelle caverne e grotte del territorio del Finale, sono da datare al già al Paleolitico. Tra i siti preistorici più importanti vi è la cavità delle Arene Candide (ad occidente del promontorio della Caprazoppa), in cui è stata rinvenuta la “sepoltura del Giovane Principe“, considerata dagli storici una delle tombe paleolitiche più antiche d’Europa. Reperti databili al paleolitico superiore e medio sono stati rinvenuti nella “Grotta delle Fate” (o “Caverna delle Fate“), sita nell’Arma delle Manie.
Attualmente tali reperti, ai quali vanno aggiunti ritrovamenti di manufatti e utensili, sono in mostra presso il Museo Archeologico del Finale, sito all’interno del complesso conventuale di Santa Caterina a Finalborgo.[14]
Genovaprovincia di GenovaLiguriNumerosi reperti dell’intera Liguria sono conservati nel Museo di archeologia ligure.
Grotte di ToiranoToiranoSavonahomo sapiensAll’interno delle grotte vi sono tracce dell’homo sapiens di oltre 12.000 anni fa e resti di ursus spelaeus di circa 25.000 anni di età.

Lombardia

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Lombardia.

Nella Pianura padana sono stati trovati vari oggetti come vasi di ceramica, frecce, accette, pietre per macinare i cereali, pettini di legno, che testimoniano la presenza dell’uomo in Lombardia già nel III millennio a.C.[15] Nelle montagne, questa presenza è ancora più antica, essendo testimoniata la presenza dell’uomo di Neanderthal in provincia di Como e dell’uomo mesolitico, come nel caso di Canzo (CO). Le prime civiltà che si svilupparono furono quella Camuna (nel Neolitico) e la civiltà di Golasecca (Età del bronzo). L’area lombarda centro-orientale fu interessata da un’influenza etrusca attorno al V secolo a.C. In seguito, nel IV secolo a.C., la regione fu invasa dai Celti, fra cui si annoverano i popoli degli Insubri, nella Lombardia occidentale, e dei Cenomani, nella Lombardia orientale e nell’area del basso Garda e delle rive del Po.

Nell’Età del ferro (I millennio a.C.) in Val Camonica, nella Lombardia orientale, si sviluppò l’antica civiltà camuna, che ha lasciato oltre 300.000 incisioni rupestri ad esempio un’incisione famosa è quella che raffigura la rosa camuna (incisioni analoghe sono diffuse in Liguria), il più grande sito d’arte rupestre Europeo. Le prime tracce di questa popolazione in Val Camonica risalgono territorio a partire al mesolitico, alla fine della glaciazione Würm.

A partire dal XII secolo a.C., dall’unione delle precedenti culture di Polada e di Canegrate, cioè dall’unione di preesistenti popolazioni Liguri con sopraggiunte popolazioni Celtiche, in contemporanea con la nascita della cultura di Hallstatt nell’Europa centrale ed alla cultura di Villanova nell’Italia centrale, si sviluppa una nuova civiltà che gli archeologi chiamano di Golasecca dal nome della località dove sono stati rinvenuti i primi ritrovamenti. I Golasecchiani abitavano un territorio esteso circa 20.000 km², dallo spartiacque alpino al Po, dalla Valsesia al Serio, gravitando attorno a tre centri principali: la zona di Sesto Calende, di Bellinzona, ma soprattutto del centro protourbano di Como. Con l’arrivo di popolazioni galliche d’oltralpe, nel IV secolo a.C. questa civiltà celto-ligure decade e si esaurisce.

Sito archeologicoLocalità modernaAreaCiviltà/antiche popolazioniPrincipali monumenti/museiFoto
Val CamonicaBresciaEtà del ferroIncisioni rupestri della Val Camonica
Riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo

Marche

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia delle Marche.

Le Marche, intese come attuale delimitazione amministrativa regionale, vissero un periodo di relativa unità culturale nell’Età del ferro, quando furono abitate per la quasi totale interezza dai Piceni, con gli importanti centri di Novilara (nei pressi di Pesaro), AnconaBelmonte PicenoAscoli Piceno. Nel IV secolo avanti Cristo, l’area settentrionale, fino al fiume Esino, venne invasa dai Galli Senoni, mentre i Greci di Siracusa fondarono la colonia di Ancona. La regione visse allora un periodo di dualità culturale durato sino alla conquista romana.

Molise

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Molise.

Sito archeologicoLocalità modernaAreaCiviltà/antiche popolazioniPrincipali monumenti/museiFoto
La PinetaIserniaLa PinetaHomo AesernisSito Paleolitico “La Pineta”

Quello della Pineta di Isernia è il sito paleolitico più antico d’Italia con 700.000 anni di storia.

Piemonte

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Piemonte.

I primi insediamenti nella regione che oggi viene chiamata Piemonte (dal latino ad pedem montium, letteralmente «ai piedi dei monti») risalgono al Paleolitico medio (tracce della presenza umana sono state ritrovate sul Monte Fenera nei pressi di Borgosesia). Al Neolitico risalgono invece gli utensili ritrovati nei pressi di AlbaIvrea e nella Valle di Susa[16].

Il territorio fu poi abitato dai Liguri, stanziatisi in gran parte dell’Italia settentrionale, e da altri popoli di stirpe celtica e celto-ligure, quali i Taurini, i Graioceli, i Bagienni, i Salassi e i Vertamocori. Una grande varietà di popolazioni, dunque, che vivevano di agricoltura, di pastorizia ai piedi delle montagne, di pesca lungo i grandi corsi d’acqua e che possedevano nel contempo grandi abilità artigianali e metallurgiche. Sembra che la città di Torino sia sorta in epoca romana poco lontano da un insediamento di Taurini, dai quali potrebbe prendere il nome.

Sito archeologicoLocalità modernaAreaCiviltà/antiche popolazioniPrincipali monumenti/museiFoto
AronaNovaraCultura di Golasecca e RomaniVi sono resti in tutto il territorio circostante della presenza di cacciatori del Neolitico (presso il Lagone di Mercurago, della cultura di Golasecca, a Gravellona Toce), oltre ad una mansio di epoca romana. I reperti sono conservati presso il Museo Civico Archeologico della città.
Monte CavaneroChiusa di PesioCuneoEtà del Bronzo, prima Età del Ferro e RomaniSul monte, oltre ad una fortificazione di epoca romana, è stata identificata una necropoli utilizzata tra il l’XI e il IX secolo a.C., ovvero tra l’Età del Bronzo e il primo periodo dell’Età del Ferro. All’Età del Ferro presumibilmente risalgono anche i Bronzi del Monte Cavanero, una serie di 319 oggetti scoperti nel 1991[17] nel cosiddetto ripostiglio del Cavanero, detto così perché interpretato come deposito di un artigiano dell’Età del Ferro. I reperti sono conservati presso il Complesso Museale “Cav. G. Avena” di Chiusa Pesio.[18]
TortonaAlessandriaNeolitico (Liguri)Il materiale archeologico è poi raccolto nel Museo civico.
VercelliVercelliCeltiI reperti cittadini sono raccolti nelle sale del Museo “Camillo Leone e comprendono reperti dal Paleolitico al Neolitico.

Puglia

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Puglia.

I primi insediamenti umani in Puglia risalgono almeno a 250.000 anni fa, come testimoniano i resti fossili dell’Uomo di Altamura, una forma arcaica di Homo neanderthalensis. Numerosi sono i reperti di epoca preistorica, tra i quali diversi dolmen[19]. Intorno al I millennio a.C., si insediarono sul territorio i popoli dei Dauni, dei Peucezi e dei Messapi di probabile origine illirica.[20]

Grotta Paglicci, nei pressi di Rignano Garganico, in provincia di Foggia, ad oggi, è uno dei più importanti siti paleolitici d’Europa. Ha restituito, in quarant’anni di scavi, oltre 45.000 reperti, databili tra i 500.000 e gli 11.000 anni da oggi (Paleolitico Inferiore, Medio e Superiore). Sempre sul Gargano, sul letto e la foce del torrente Romandato, vicino a Ischitella, sono stati ritrovati resti di Homo erectus. Il numeroso materiale rinvenuto in questa zona, racconta storie di pietra in bifacciali amigdaloidi e manufatti su scheggia, indispensabili per la caccia e la preparazione del cibo. E l’uomo qui, e in tante altre località soprattutto del gargano settentrionale, si insedia e progredisce nel dominio del mondo circostante, fino al Paleolitico medio, in cui appare l’Homo neanderthalensis.

Altri studi e ricerche effettuati negli ultimi anni, hanno rivelato che il Salento fosse abitato già nel Paleolitico medio (circa 80.000 anni fa). Nelle tante grotte naturali dovute alla natura calcarea del territorio, sono stati rinvenuti utensili di selce. Un’importante scoperta archeologica riguarda alcune statue ossee rinvenute nella Grotta delle Veneri presso Parabita, le quali dimostrano l’esistenza già 20.000 anni fa di culti riguardanti la fertilità; quelle della Grotta delle Mura a Monopoli che dimostrano la presenza di abitanti già nel Musteriano (Paleolitico Medio); la Grotta Spognoli ed ancora Grotta Paglicci, nella quale sono stati ritrovati diversi reperti risalenti al Paleolitico Medio e Superiore. Probabilmente si trattava di ominidi appartenenti alla specie uomo di Neanderthal, mentre quella dell’homo Sapiens Sapiens si sarebbe diffusa nel Paleolitico superiore (Periodo risalente a circa 35.000 anni fa).

Un’altra testimonianza notevole dei “primi pugliesi” è rappresentata da Delia, un ominide donna vissuta 25.000 anni fa scoperta ad Ostuni la cui importanza sta nel fatto che essa conservava in grembo i resti di un feto in fase terminale, diventando quindi la più antica madre della storia.

In località Passo di Corvo, alle porte di Foggia, troviamo il sito archeologico del Neolitico più grande e tra i più datati d’Europa (dal VI al IV millennio a.C.). In questa area, dal Vicino Oriente, giunse in Italia la pratica dell’agricoltura, favorita dalla fertilità del tavoliere di Puglia. Nella stessa città di Foggia sono stati trovati altri siti del neolitico: nell’area della villa comunale, dell’ex ippodromo e in località Pantano, tra i quartieri Ordona Sud, San Lorenzo e Salice Nuovo.

Numerosi nella regione i graffiti come quelli della Grotta Romanelli, presso Castro, e della Grotta dei Cervi, presso Porto Badisco. Recenti scavi effettuati a Roca Vecchia hanno inoltre evidenziato un imponente sistema di fortificazioni risalente all’età del bronzo (XVXI secolo a.C.). Nella stessa area si trova un altro sito archeologico importante: la grotta della Posia piccola, riscoperta dagli archeologi nel 1983; essa si sviluppa circolarmente su una superficie di 600 m² e reca numerosissime iscrizioni votive, talvolta sovrapposte, di epoche e civiltà differenti, che risalgono all’VIIIII secolo a.C.. Altre importanti testimonianze ancestrali sono rappresentate da alcune costruzioni megalitiche, soprattutto nel Salento, come i dolmenmenhir e specchie, che nei secoli successivi furono adibite al culto del Cristianesimo.

Sardegna

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Le tribù nuragiche (XVII-II secolo a.C.).

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Siti archeologici della Sardegna.

Lo stesso argomento in dettaglio: Sardegna prenuragica e Civiltà nuragica.

In posizione centrale nel mar Mediterraneo, la Sardegna è stata sin dagli albori della civiltà un attracco frequentato da quanti navigavano da una sponda all’altra del mar Mediterraneo in cerca di materie prime e di nuovi sbocchi commerciali. Il suo territorio, ricco di boschi, di acque, di minerali, di giacimenti di ossidiana (il monte Arci è il più grande di tutto il Mediterraneo) e di zone fertili ha favorito il popolamento e l’impianto di insediamenti considerevoli. Fu così che nella sua storia millenaria ha saputo trarre vantaggio sia dalla propria insularità – che ha consentito lo svilupparsi della civiltà nuragica – sia dalla propria posizione strategica, in quanto luogo imprescindibile nella rete degli antichi percorsi. Nel suo patrimonio storico e culturale sono abbondanti le testimonianze delle culture indigene con cui entrò in contatto ma anche gli influssi e le presenze delle maggiori potenze coloniali antiche.[21]

La Sardegna conta più di 10.000 siti preistorici, prenuragici e nuragici, come mostrano le immagini tratte dal geoportale http://nurnet.crs4.it/nurnetgeo/ ancora in fase di completamento. Ne fanno la regione col più alto numero di monumenti di questa tipologia in Italia e in Europa[senza fonte], a dimostrazione di come la civiltà sarda si formò nel corso dei millenni lasciando un segno indelebile nell’Isola.

Del periodo preistorico ricordiamo:

  • più di 2.400 Domus de Janas strutture sepolcrali preistoriche costituite da tombe scavate nella roccia tipiche della Sardegna prenuragica. Si trovano sia isolate che in grandi concentrazioni costituite anche da più di 40 tombe.
  • più di 400 menhir sparsi sul territorio, solo nel paese di Laconi ve ne sono 100[senza fonte]. In Sardegna prendono il nome di perdas fittas o pedras fittas, “pietre conficcate”. Presenti in varie zone dell’isola, i monoliti a volte non presentano incisioni e sono completamente lisci con chiara simbologia fallica, altri invece recano scolpito il simbolo femminile di fecondità, le mammelle, segni che evocano la Dea Madre.
  • un centinaio di dolmen[senza fonte], un tipo di tomba megalitica preistorica a camera singola di epoca prenuragica. Diffusi in tutto il mondo.
  • l’altare megalitico di Monte d’Accoddi, nella cui area sottostante sono presenti domus de janas, menhir e una enorme palla di pietra sferica.
  • un altare preistorico di difficile datazione presente all’interno del Sito archeologico di Santo Stefano nei pressi di Oschiri
  • Decine di circoli megalitici sparsi in tutto il territorio isolano con varia forma e struttura.

Inoltre vanno ricordati i reperti tipici del periodo prenuragico quali le diffusissime statuette votive richiamanti la Dea Madre

Mentre del periodo nuragico abbiamo una evoluzione nella costruzione dei monumenti megalitici, i quali risultano essere singolari e unici per funzione e struttura in tutto il mondo. Parliamo di:

  • Circa 8.000 nuraghi, mediamente uno ogni 3 km², (7.000 disseminati nel territorio sardo) che con centinaia di villaggi e tombe megalitiche sono la testimonianza di una singolare civiltà sviluppatasi nell’isola a partire dal II millennio a.C.. Il nuraghe era il centro della vita sociale degli antichi Sardi, aventi strutture e scopi differenti in base alla collocazione sul territorio, non solo militare ma anche abitativo, votivo e sacro.
  • circa 800 tombe dei giganti (luoghi di sepoltura)[22] le cui stele centrali possono arrivare fino a 4 m di altezza, sono monumenti funerari costituiti da sepolture collettive appartenenti alla età nuragica (II millennio a.C.) e presenti in tutta la Sardegna. Sono delle costruzioni a pianta rettangolare absidata, edificate mediante dei monoliti di pietra di grandi dimensioni conficcati nella terra.
  • Svariate centinaia di betili, isolati o nei pressi delle tombe dei giganti. Richiamiamo principalmente divinità femminili. Singolari sono quelli ritrovati a Monte Prama, aventi alcuni due occhi davanti e dietro.
  • più di 300[senza fonte] pozzi sacri (luoghi di culto) dalla raffinata tecnica costruttiva e differenti come struttura: templi o fonte sacra.

Oltre ad importantissimi e caratteristici reperti nuragici:

  • bronzetti di cui sono state rinvenute svariate centinaia all’interno dei siti nuragici, arrivati numerosi fino ai nostri giorni e fusi mediante la tecnica della cera persa sono il simbolo della civiltà nuragica che li costruì ma anche della Sardegna. Uno di questi richiama lo strumento tipico sardo chiamato launeddas, mentre un altro ricorda la lotta sarda chiamata strumpa.
  • oltre 30 Giganti di Mont’e Prama rinvenuti nella penisola del Sinis a Cabras in provincia di Oristano e oggi visionabili al museo di Cabras e al Museo archeologico di Cagliari. Colossi di pietra che ricordano in scala più grande molti dei bronzetti nuragici: un guerriero che protegge il capo e il corpo con uno scudo, definito “pugilatore”, il classico arciere e il guerriero. Sin dagli anni cinquanta sono state depredate molte di queste statue, e tante altre sono presenti, sparse per la penisola del Sinis. Sono il simbolo dello splendore della civiltà nuragica.

Nuragici erano un popolo di guerrieri e di esperti naviganti, non solo di pastori e di contadini, suddiviso in nuclei tribali (clan) che abitavano in cosiddetti cantoni. Ciò nonostante furono in grado di raffinare le proprie abilità tecniche nella costruzione dei monumenti megalitici e di fare dell’Isola un monumento a cielo aperto. La scoperta dei Giganti di Monte Prama, le più antiche statue del Mediterraneo attesta e consolida la loro bravura non solo nel campo delle costruzioni megalitiche ma anche nell’arte scultorea. Commerciavano con i Micenei, con i Minoici, con i Fenici e con gli Etruschi, lungo rotte che attraversavano il mar Mediterraneo dalla Spagna alle coste libanesie fu un popolo in stretto contatto anche con l’Egitto. Il loro simbolo più conosciuto, il nuraghe, è stato classificato dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità, individuando in Su Nuraxi presso Barumini l’esempio più significativo.[23]

Nel territorio sardo sono presenti migliaia di monumenti e sono stati trovati reperti associabili alle relazioni che l’antica civiltà sarda ebbe con gli altri popoli come i micenei, oltre a quelli relativi al periodo punico-fenicio e romano (un esempio classico è Nora e l’antica città di Tharros).

Sito archeologicoLocalità modernaAreaCiviltà/antiche popolazioniPrincipali monumenti/museiFoto
Area archeologica di Santa CristinaPaulilatinoprovincia di OristanoCiviltà nuragicaSantuario nuragico di Santa Cristina
Monte d’AccoddiSassariprovincia di SassariSardegna prenuragicaAltare preistorico di Monte d’Accoddi
Dolmen di Sa CoveccadaMoresprovincia di SassariSardegna prenuragica
Complesso archeologico di Pranu MutteduGoniprovincia di CagliariSardegna prenuragica
Tomba dei giganti di Su Mont’e s’AbeOlbiaprovincia di SassariSardegna nuragica
Monte PramaCabrasprovincia di OristanoCiviltà nuragicaGiganti di monte Prama
Nuraghe ArrubiuOrroliprovincia di CagliariCiviltà nuragica
Nuraghe LosaAbbasantaprovincia di OristanoCiviltà nuragica
Nuraghe Santu AntineTorralbaprovincia di SassariCiviltà nuragica
Su Nuraxi di BaruminiBaruminiprovincia del Sud SardegnaCiviltà nuragica
Nuraghe FenuPabillonisprovincia del Sud SardegnaCiviltà nuragica
Nuraghe Santu ScioriPabillonisprovincia del Sud SardegnaCiviltà nuragica
Necropoli di MontessuVillaperuccioProvincia del Sud SardegnaSardegna prenuragica

Sicilia

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Gli insediamenti in Sicilia

Lo stesso argomento in dettaglio: Preistoria della Sicilia e Storia della Sicilia preellenica.

La preistoria della Sicilia rappresenta quel lunghissimo lasso di tempo che va dalla comparsa di uomini sull’isola fino al momento in cui i Greci vi introdussero la scritturacolonizzandola. Le origini della presenza dell’uomo in Sicilia sono oggetto di dibattito tra gli studiosi di paletnologia. Per la Sicilia va tenuta in conto la distanza dagli epicentri dei fenomeni di glaciazione del Nord Europa e dell’arco alpino. Per questa ragione, in Sicilia come in tutto il Mediterraneo ai dati relativi alle sedimentazioni vanno sovrapposte le informazioni derivate dagli studi dei fenomeni eustatici: le diverse linee di riva vengono evidenziate o da fenomeni erosivi o da serie di fori circolari prodotti dai litodomi.[24] Inizialmente fu abitata da diverse popolazioni come SicaniElimi e Siculi.

Umbria

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell’Umbria.

L’Umbria venne abitata in epoca protostorica dagli Umbri e dagli Etruschi. Nel Museo archeologico nazionale dell’Umbria e al Museo “Claudio Faina” di Orvieto e del Museo archeologico di Colfiorito sono conservati numerosi reperti preistorici che attestano come l’Umbria cominciò ad essere abitata già dal paleolitico. In particolare la statuetta, nota come “Venere del Trasimeno“, rinvenuta nei pressi del lago Trasimeno è risalente al paleolitico superiore. A Poggio Aquilone di San Venanzo (TR) è stata rinvenuta una tomba appartenente al neolitico superiore. Le “Tane del Diavolo” di Parrano (TR), complesso carsico alle pendici del Monte Peglia, costituiscono uno dei più interessanti siti archeologici della preistoria umbra. Abitate sin dal Paleolitico Superiore, i reperti archeologici rinvenuti al loro interno a partire dai primi scavi del Calzoni (attorno agli anni trenta), testimoniano la presenza di una notevole industria litica. Al periodo di transizione dall’età del bronzo a quella del ferro è riferibile il sepolcreto di Monteleone di Spoleto, famoso soprattutto per aver riportato alla luce lo splendido carro bronzeo laminato d’oro, oggi conservato al Metropolitan Museum di New York. Famosi i resti Romani di Carsulae nei pressi di Terni.

Toscana

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Toscana e Civiltà villanoviana.

Le più antiche testimonianze del popolamento umano in Toscana, risalgono addirittura al Paleolitico. La specie più antica, del genere Homo, rappresentata in Toscana, è quella dell’uomo Homo heidelbergensis, i cui strumenti in pietra sono invece stati ritrovati in abbondanza nella vicina Valle dell’Arno e nell’area costiera livornese. Anche ben documentata è la presenza di Homo neanderthalensis, che visse nell’area all’incirca tra i 90.000 a 40.000 anni da oggi. Industrie in pietra scheggiata appartenutegli sono state rinvenute nel Mugello, nel senese, in particolare sul Monte Cetona, nell’area delle Apuane, nel livornese, nella Valle del Serchio e nel corso inferiore dell’Arno. Fasi successive, tra cui la fase nota come Uluzziano, sono documentate in Toscana nella Grotta La Fabbrica, a Indicatore (Arezzo), San Romano (Pisa), Salviano e a Maroccone (Livorno). Le prime fasi culturali legate invece a Homo sapiens sono dette Aurignaziano e Gravettiano, e sono testimoniate in Toscana, presso Laterina, presso Montelupo e a Monte Longo, vicino ad Arezzo.

Nel VI millennio a.C. appare in territorio toscano la cosiddetta cultura della ceramica cardiale che segna l’introduzione della rivoluzione neolitica. In questa fase le comunità della Toscana interagiscono con quelle delle isole tirreniche: arcipelago toscano, Corsica e Sardegna con cui intrattengono importanti “scambi commerciali”, in particolare di ossidiana. Seguirà nel neolitico medio la fase detta della “ceramica lineare”[25].

Nel calcolitico fra il III e il II millennio a.C. la Toscana e il Lazio settentrionale sono caratterizzate dalla cultura del Rinaldone che in seguito incorporerà al suo interno elementi della cultura del vaso campaniforme. A questo periodo risalgono anche le statue stele della Lunigiana. Nell’età del bronzo finale (1200-1000 a.C. circa) si diffonde la cultura protovillanoviana, forse collegabile alla discesa delle popolazioni italiche, che mostra varie similitudini con la cultura dei campi di urne dell’Europa centrale. Viene succeduta dalla cultura villanoviana a partire dal X secolo a.C. circa.

Fra il X e l’VIII secolo a.C., l’età del ferro trova la sua massima espressione nella civiltà villanoviana (preceduta nel bronzo recente dalla cultura protovillanoviana), che ha preso il nome da Villanova (una frazione di Castenaso), un insediamento di grande interesse archeologico, dove sono state trovate lance, spade, pettini e gioielli di ogni tipo. Questa è una dimostrazione dei progressi che erano stati fatti nell’estrazione e nella lavorazione dei metalli, di cui era particolarmente ricco il sottosuolo della regione.

Trentino-Alto Adige

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Trentino e Storia dell’Alto Adige.

Le diverse valli che ora compongono il Trentino furono abitate in epoca mesolitica e gli insediamenti più rilevanti si concentrarono nella Valle dell’Adige, la zona più adatta alle attività umane per il suo clima e la posizione di centralità rispetto alle valli laterali. Si ipotizza che i primi insediamenti siano relativi a cacciatori provenienti da zone più basse della Pianura Padana e delle Prealpi Venete, che si spostarono in Trentino a seguito dello sciogliersi del ghiaccio che copriva i territori alpini. In diverse zone della Provincia sono stati ritrovati reperti risalenti al Mesolitico, in particolare sepolture. Tra queste si possono ricordare gli scheletri di cacciatori ritrovati a Vatte di Zambana e Mezzocorona, mentre oggetti lavorati, destinati ad essere corredi funebri, sono stati ritrovati nei siti di Ischia Podetti. Importante l’insediamento dei Laghetti di Colbricòn, presso il Passo Rolle, vasta area di attività di caccia di uomini del Neolitico.

I rinvenimenti archeologici dimostrano la presenza dell’uomo nelle valli dell’odierno Alto Adige dopo la fine dell’ultima glaciazione, intorno al 12 000 a.C. Reperti provenienti dall’Alpe di Siusi sono databili al paleolitico inferiore. Accampamenti di cacciatori mesolitici risalenti all’VIII millennio a.C. sono stati scoperti nei fondi valle presso BolzanoBressanoneValle Aurina[26] e Salorno[27]. La celebre mummia del Similaun, nota anche come Ötzi, avrebbe un’età di circa 5 300 anni. Questo la pone nell’età del rame, momento di transizione tra il neolitico e l’età del bronzo. Sepolcri in pietra del 2000 a.C. sono stati localizzati ad Appiano. Il clima era ancora più mite di oggi, come dimostrano i reperti localizzati in grotte della Val Pusteria.

Per l’età del bronzo (1800 – 1300 a.C.) sono attestati insediamenti sia nelle valli principali che in quelle secondarie, localizzati su terrazzi alluvionali e su siti d’altura. Intorno al 1500 a.C., l’uomo si spinse più in alto, lasciando le vallate di mezzamontagna, per estrarre il rame in Valle Aurina e d’Isarco. Durante l’età del bronzo e del ferro nella regione sono attestate culture locali autoctone che occupavano approssimativamente l’area del Tirolo storico.

Appartiene alla tarda età del bronzo e alla prima età del ferro la cultura di Luco-Meluno, che prende il nome da due importanti siti archeologici presso Bressanone.[28] Essa ebbe origine nel XIV secolo a.C. nella valle dell’Adige tra Trento e Bolzano, da dove si diffuse fino ad occupare all’incirca l’area del Trentino a nord di Rovereto, dell’Alto Adige, del Tirolo Orientale e della Bassa Engadina.[29] La cultura di Luco-Meluno è caratterizzata da un particolare stile di ceramica riccamente decorata, mentre la produzione metallurgica è influenzata dalle culture circostanti. Gli appartenenti a questa cultura cremavano i loro morti e raccoglievano i resti in urne che poi venivano sepolte in modo simile alla cultura dei campi di urne, attestatasi in questo stesso periodo nelle valli del Tirolo Settentrionale. I santuari nei quali venivano adorate le divinità si trovavano su colline sovrastanti le vallate e vicino a corsi d’acqua e laghi, spesso anche in aree remote. I ricchi corredi funebri rinvenuti dagli archeologi dimostrano che la cultura di Luco-Meluno raggiunse il suo apice tra il XIII e l’XI secolo a.C., soprattutto grazie all’estrazione del rame, materiale necessario per la produzione del bronzo.

Veneto

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Veneto.

Abitato già nella preistoria, dapprima insediamento degli Euganei, fu in epoca protostorica occupato dal popolo dei VenetiTito Livio, nativo di Padova, inizia la sua monumentale storia di Roma con il mito di Antenore che, fuggendo da Troia in fiamme e guidando un gruppo di Troiani e di Eneti, popolo alleato proveniente dalla Paflagonia, giunge nell’attuale Golfo di Venezia. Nella terra estesa tra le Alpi e il mare Adriatico, dopo aver scacciato gli Euganei, si insediano così queste genti che nel loro insieme si chiameranno Veneti. Antenore stesso sarebbe stato il fondatore di Padova. Secondo una leggenda analoga Diomede avrebbe fondato Adria mentre Clodio avrebbe fondato Chioggia. Sono comunque di certa origine venetica molte importanti città, quali ConcordiaOderzo (fra le più antiche – IX-VIII secolo a.C.), EsteTrevisoBellunoAltinoVicenza e forse Verona.

La provenienza anatolica dei Veneti adriatici non è accettata da tutti gli autori antichi ed è ancor oggi oggetto di discussione. Le fonti antiche tramandano l’esistenza di vari filoni dell’etnìa veneta, dalla Bretagna, alla Lusazia, fra Germania e Polonia, all’Epiro in Grecia, all’Asia Minore. Legati all’etnico veneto sarebbero diversi toponimi (ad es. la Vindelicia, regione corrispondente all’attuale Baviera, Vindebona – l’attuale Vienna) e i nomi attribuiti a popoli di origine slava in diverse lingue europee. Secondo alcuni studiosi, sarebbero queste testimonianze di un’unica civiltà indoeuropea che si estendeva dal Baltico all’Adriatico, riconducibile ai cosiddetti popoli dei Campi delle Urne.

Sito archeologicoLocalità modernaAreaCiviltà/antiche popolazioniPrincipali monumenti/museiFoto
Area megalitica di SovizzoSovizzoVicenzaComplesso cultuale e funerario dell’età del Rame utilizzato fra la fine del IV e l’inizio del III millennio a.C. (3300 – 2900 a.C.)
Grotta del BroionLongare, frazione LumignanoVicenza
Grotta di FumaneFumaneVerona
Villaggio protostorico di FrattesinaFratta PolesineRovigoInsediamento di oltre 20 ettari di superficie occupato dall’Età del Bronzo recente (XIII secolo a.C.) fino all’inizio dell’Età del Ferro (X secolo a.C.)

Valle d’Aosta

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Valle d’Aosta.

Sito archeologicoLocalità modernaAreaCiviltà/antiche popolazioniPrincipali monumenti/museiFoto
Area megalitica di Saint-Martin-de-Corléansperiferia di AostaAostaSalassiIl sito potrebbe essere quel che rimane della mitica città di Cordelia, fondata da Cordelio, capostipite dei Salassi. Nel sito sono stati trovati molti reperti conservati presso il museo sorto sul sito. I reperti consistono in lastre antropomorfe di pietra incise e oggetti in vetro e ceramica.
Cromlech del Piccolo San BernardoColle del Piccolo San Bernardo/La TuileAostaSalassiQuesto cromlech, luogo di culto appartenente alla cultura celtica, fu costruito nella preistoria dai Salassi, popolazione di origini, lingua e cultura celtica. Alcuni reperti sono conservati presso il Museo archeologico regionale della Valle d’Aosta.

Note

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  1. ^ Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, su iipp.itURL consultato il 29 gennaio 2010.
  2. ^ La piccola Treccani vol. VI, p. 221.
  3. ^ La piccola Treccani vol. XII, p. 703.
  4. ^ Shardana, Sardi nuragici: Erano lo stesso popolo?, su sardiniapoint.itURL consultato il 15 maggio 2010.
  5. ^ Il MArRCsi candida ad ospitare la “Bibbia ebraica” (PDF), su museoarcheologicoreggiocalabria.it, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. URL consultato il 2 marzo 2023.
  6. ^ Pietro Giovanni Guzzo e Maria Paola Guidobaldi (a cura di), Nuove ricerche archeologiche nella area vesuviana (scavi 2003-2006), L’Erma di Bretschneider, 2008, p. 473.
  7. ^ Filippo CoarelliGuida archeologica di Roma, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1984.
  8. ^ Podellara di Cecanibbio, Soprintendenza Speciale di Roma
  9. ^ Scena ricostruita in base ai dati ottenuti dal dott. Ernesto Santucci, archeologo impegnato nello scavo: un gruppo di uomini preistorici intenti a macellare la carcassa di un elefante rimasto impantanato. [1]
  10. ^ Soprintendenza Speciale di Roma, Video
  11. ^ Massimo Ernesto Santucci, archeologo paleontologo, locale, ha consegnato dopo ricognizioni archeologiche in loco, materiali paleoarcheologici e preistorici al Museo Civico Archeologico di Magliano Sabina
  12. ^ Salta a:a b c d Fonte dalla Guida d’Italia-Liguria del Touring Club Italiano, Milano, Mondadori, 2007.
  13. ^ Fonte dal sito Archeocarta.com
  14. ^ Sito del Museo Archeologico del Finale.
  15. ^ “Cultura di Remedello” su MSN Encarta, su it.encarta.msn.comURL consultato il 6 ottobre 2009 (archiviato dall’url originale il 13 marzo 2005).
  16. ^ Piemonte: Torino e il Canavese, Langhe, Monferrato, Ossola, le Alpi, i parchi, il Verbano, p. 17.
  17. ^ Preistoria, su parcomarguareis.itParco naturale del MarguareisURL consultato il 10 febbraio 2023 (archiviato dall’url originale il 10 febbraio 2023).
  18. ^ I bronzi del Monte Cavanero, su galgvp.eu, GAL Valli Gesso Vermenagna Pesio. URL consultato l’11 febbraio 2022.
  19. ^ Dolmen e Menhir in Puglia, di Giulia Ferola, su geocities.comURL consultato il 26-03-2008 (archiviato dall’url originale il 27 ottobre 2009).
  20. ^ Conectitur secunda regio amplexa Hirpinos, Calabriam, Apuliam, Sallentinos … Graeci Messapiam a duce appellavere et ante Peucetiam a Peucetio Oenotri fratre in Sallentino agro.
    (Plinio il VecchioNaturalis historia, Libro III, edizione a cura di H. Zehnacker, Parigi, 1998) Traduzione: Confina con questi luoghi la Lucania la seconda regione, che comprende gli Irpini, la Calabria, la Puglia e i Salentini … I Greci chiamarono la Calabria Messapia dal nome del loro comandante, e prima ancora Peucezia, da Peucezio, fratello di Enotro, che risiedeva nel territorio del Salento.
    Traduzione di G. Ranucci in G.B. Conte (a cura di), Gaio Plinio Secondo. Storia Naturale I. Cosmologia e geografia. Libri 1-6, Torino 1982
  21. ^ Marcello Mazzella, Sardegna un mare di cultura (Video), su sardegnadigitallibrary.it, Esit. URL consultato il 28 febbraio 2011 (archiviato dall’url originale il 18 gennaio 2012).Video sulle testimonianze archeologiche e culturali
  22. ^ Isabella Atzeni, Aspetti e problematiche del rituale funarario di età nuragica, su Univ. Sassari, Corso di laurea magistrale in Archeologia e Scienze dell’antichità, www.Accademia.edu, 2012, p. 6. URL consultato il 21 dicembre 2013.
  23. ^ (EN) Sito Unesco, Su Nuraxi di Barumini, su whc.unesco.orgURL consultato il 28 febbraio 2011.Sito UNESCO con motivazione della scelta di inserire il nuraghe come patrimonio mondiale dell’umanità
  24. ^ Tusa S., 1983, p. 29.
  25. ^ Il neolitico in Italia centrale – facies tirrenica
  26. ^ Markus Mahlknecht, Mesolithische Funde aus dem Ursprungtal (Rein), in «Der Schlern», 81 (2007), pp. 17-19.
  27. ^ Marta Bazzanella, Ursula Wierer, Die mesolithische Fundstelle am Galgenbühel in Salurn, Südtirol: eine Sauveterrienstation im Etschtal, in «Der Schlern», 75 (2001), pp. 116-128.
  28. ^ Cfr. a proposito Walter Leitner, Eppan – St. Pauls, eine Siedlung der späten Bronzezeit: ein Beitrag zur inneralpinen Laugen/Melaun-Kultur, 2 voll., Innsbruck, Università di Innsbruck, 1987.
  29. ^ Gleirscher 1992.

Voci correlate

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