Pastori delle steppe occidentali

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In archeogenetica, i pastori delle steppe occidentali (in inglese Western Steppe Herders, abbreviato WSH, o Western Steppe Pastoralists) sono una distinta componente ancestrale che rappresenta la discendenza strettamente correlata alla cultura di Jamna delle steppe pontico-caspiche.

La commistione genetica tra EHG e CHG nelle steppe dell’Europa orientale diede origine ai pastori delle steppe occidentali.[1]

I WSH sono considerati discendenti dai cacciatori-raccoglitori orientali (EHG) che ricevettero qualche mescolanza dai cacciatori-raccoglitori caucasici (CHG) durante il Neolitico. Intorno al 3.000 a.C., le genti della cultura di Jamna, appartenenti al cluster genico WSH, intrapresero una massiccia espansione in tutta l’Eurasia che avrebbe portato alla dispersione delle lingue indoeuropee. L’ascendenza WSH di questo periodo è spesso indicata come ascendenza steppica della prima e media Età del bronzo (steppa EMBA).

Distribuzione della componente genetica della cultura di Jamna in Europa e Nord Africa

Questa espansione ha portato alla nascita della Cultura della ceramica cordata, i cui membri erano circa al 75% di discendenza WSH, e alla scomparsa virtuale dell’Y-DNA dei primi agricoltori europei (EEF) dal pool genico europeo, alterando in modo significativo il patrimonio genetico dell’Europa. Durante l’età del bronzo, le genti della ceramica cordata mescolatesi con le popolazioni native dell’Europa centrale migrarono nella steppa, formando un tipo di ascendenza WSH spesso denominata ascendenza steppica della media e tarda età del bronzo (Steppa MLBA). La Cultura di Andronovo fu portata in Asia centrale e Asia meridionale insieme alle lingue indoiraniche, lasciando un’eredità culturale e genetica di lunga durata.

La popolazione moderna dell’Europa può essere ampiamente modellata come una miscela di WHG (Western Hunter-Gatherer o cacciatori-raccoglitori occidentali), EEF e WSH. In Europa, l’ascendenza WSH raggiunge il picco tra i Norvegesi (circa il 50%).

Indice

Note

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Esplicative

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Bibliografiche

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  1. ^ Andrea Hanel e Carsten Carlberg, Skin colour and vitamin D: An update, in Experimental Dermatology, vol. 29, n. 9, 3 luglio 2020, pp. 864–875, DOI:10.1111/exd.14142PMID 32621306.

Bibliografia

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Voci correlate

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