Urheimat protoindoeuropea

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La Urheimat protoindoeuropea è l’ipotetica patria originaria (Urheimat) della civilità protoindoeuropea che parla l’omonima protolingua ricostruita a partire dalle lingue indoeuropee.

L’identità degli indoeuropei è stata un argomento ricorrente degli studi di indoeuropeistica a partire dal XIX secolo e ha generato una serie di congetture che tentano di spiegare le origini della protolingua. Sebbene molte siano le ipotesi proposte, nessuna ha ancora raggiunto un accordo sufficientemente vasto all’interno della comunità dei ricercatori.

Alcune delle ipotesi sulla localizzazione della Urheimat.

Indice

Il problema della localizzazione della «patria ancestrale»

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Un filone ampiamente percorso dall’indoeuropeistica fin dalle sue origini è stato quella dell’individuazione della patria originaria degli Indoeuropei (Urheimat, come spesso è indicata ricorrendo all’espressione tedesca), ossia, nella scienza linguistica, quale sia stato il luogo in cui è stato parlato l’indoeuropeo ricostruito.

Nel XIX secolo gli studiosi dell’epoca appresero che «tutti» i popoli d’Europa e una parte di quelli dell’Asia erano stati un tempo un «unico popolo», gli Indoeuropei, e cominciarono a domandarsi dove avesse abitato questo popolo, poiché questo equivaleva a chiedersi da dove tutti loro erano venuti, quali erano le loro radici, qual era la loro patria originaria. In quest’ottica il problema dell’individuazione della sede originaria è anche la questione dell'”europeizzazione” dell’Europa e cioè il problema della storia della sua civiltà[1].

Sono state proposte molte locazioni per una Urheimat indoeuropea; in proposito lo studioso J. P. Mallory ha scritto: «Non ci si dovrebbe chiedere ‘dov’è la patria degli indoeuropei?’, ma piuttosto ‘dove l’hanno messa adesso?’»[2]

La Urheimat indoeuropea (cerchio rosso) e l’espansione delle popolazioni indoeuropee secondo Kossinna.
La Urheimat degli Indoeuropei (viola) e la loro espansione secondo la teoria kurganica.

Ipotesi sulla Urheimat protoindoeuropea

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Inizialmente, essendo la nascita stessa dell’indoeuropeistica in gran parte connessa alla “scoperta” del sanscrito da parte degli europei, i primi studiosi propendettero verso una collocazione asiatica della patria ancestrale. La prima teoria proposta fu quindi quella che l’India fosse la Patria originaria ed il sanscrito la Lingua originaria.

Fra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo, a seguito degli studi compiuti da Karl Penka e Gustaf Kossinna, si è creduto comunemente che la cosiddetta razza ariana provenisse dall’Europa settentrionale, in particolare dalla Germania settentrionale e dalla Scandinavia meridionale, precisamente dall’area geografica che era anche il luogo d’origine dei Germani, o almeno che in quei paesi l’origine etnica ariana originale si fosse conservata nel tempo[3]. La teoria nordica si diffuse sia nella cultura intellettuale che popolare all’inizio del XX secolo e venne fatta propria dal nazismo. La “teoria Germanica” sulle origini ariane non era l’unica che circolava durante quel secolo, infatti molti eruditi britannici, americani e tedeschi teorizzarono che gli Indoeuropei provenissero dal Nord-est: dalla Russia e dall’Ucraina includendo le montagne del Caucaso.

Ipotesi kurganica

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Lo stesso argomento in dettaglio: Ipotesi kurganica.

L’ipotesi dell’invasione ariana, formulata chiaramente da Vere Gordon Childe (The Aryans, 1926) è famosa tra queste teorie di diffusione. Essa vede l’ariano come un cavaliere nomade che dalle steppe eurasiatiche si è diffuso sia al sud che all’ovest. In questa teoria la cultura kurgan avrebbe sparso la propria lingua, religione e cultura. Questa teoria è stata riproposta ed elaborata nel 1956[4] dall’archeologa Marija Gimbutas ed è tutt’oggi la più accreditata.

Ipotesi anatolica

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Lo stesso argomento in dettaglio: Ipotesi anatolica.

Un’altra teoria più recente propone un’origine anatolica dei popoli indoeuropei. Questa teoria è stata proposta da Colin Renfrew e da Luigi Luca Cavalli-Sforza in maniera indipendente. Essa ritiene che le lingue indoeuropee si siano sviluppate a partire dall’odierna Turchia verso l’Europa. In un secondo tempo l’espansione sarebbe proseguita a partire dalle steppe euroasiatiche (culture Yamna e Andronovo) verso l’Iran e l’India.

Principali Urheimat proposte

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Di seguito è riportato un elenco delle principali proposte di localizzazione della patria originaria protoindoeuropea, con i maggiori sostenitori di ciascuna proposta.

Indoeuropei come invasori dal Nord

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Fra linguistica e paleontologia

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Le “ondate Kurgan” e la propagazione nei Balcani e in Europa centrale

L’idea che gli Indoeuropei provenissero dal nord, benché nata su basi teoriche non sempre scientifiche, ha in seguito trovato sostegno in corposi studi di carattere linguistico e su quello che il lessico ricostruito sembra indicare circa la fauna e la flora delle regioni che le tribù parlanti la protolingua avrebbero potuto abitare.

Il lessico ricostruito sembra avere parole comuni facilmente individuabili per piante come il faggio o la quercia per animali come il cervo, il salmone, il lupo, mentre animali come il leone non hanno una marca lessicale chiara e univoca. Dall’incrocio degli areali delle specie che si identificano con gli animali i cui nomi sono comuni nel protolessico, si è pensato di poter ricavare con sufficiente esattezza l’ubicazione della Urheimat.

Nell’insieme, le indicazioni della paleontologia linguistica sembrano escludere l’Europa mediterranea. L’areale antico delle specie considerate, e di altre, sembra essere compreso fra l’Elba, il Danubio e il Volga e l’Ural[1]. A partire da queste indicazioni di massima, i diversi studiosi prendono poi strade diverse: così, ad esempio, citando in ordine sparso, Giacomo Devoto colloca la patria originaria in un’area compresa fra la Germania e la Polonia attuali; secondo l’ipotesi Bosch-Gimpera la Urheimat era a metà strada fra il bassopiano germanico occidentale e il bassopiano sarmatico occidentale; Wolfgang Schmid colloca la Urheimat decisamente sul Baltico, fra Pomerania e Lituania; c’è infine l’ipotesi di Marija Gimbutas[13] (rivista e aggiornata da J. P. Mallory) della collocazione della Urheimat nelle steppe pontico-caspiche.

Ecco alcuni esempi dello studio di nomi legati alla flora e alla fauna:

  • cervo: il termine indoeuropeo corrispondente è *ḱerh₂wós, dalla radice *ḱerh₂-, ‘corno’, collegata fra l’altro col greco kéras, ‘corno’ (tutta l’Europa).
  • alce: la radice indoeuropea corrispondente è *h₁élḱis, variante *h₁ólḱis, collegata fra l’altro col sanscrito ṛśya ‘antilope’ e polacco łoś ‘alce’ (nell’antichità, Europa, tranne zone mediterranee).
  • lupo: il termine indoeuropeo per questo animale è *uĺ̥kʷos, che nelle lingue indoeuropee mediterranee è attestato nella variante *lukʷos, con metatesi fra *l e *u.
  • cane: il termine indoeuropeo *ḱwṓ (gen. *ḱunés) definisce il primo animale addomesticato dall’uomo; le ricostruzioni degli studiosi che collegano l’indoeuropeo alla più vasta superfamiglia nostratica, sembrano indicare che la parola sia comune a più famiglie linguistiche, indoeuropee e non; la ricostruzione nostratica ed eurasiatica della parola cane è una delle più affidabili (il nostratico è un’ipotetica protolingua del tardo mesolitico, epoca a cui risale la domesticazione del cane)- non è rilevante quanto al suo areale;
  • salmone: la parola indoeuropea è *laks, che nelle lingue indoeuropee mediterranee (come il latino: salmo) è stata sostituita da una parola derivata da una radice *sal- che significa ‘saltare, salire, risalire’ (areale: fiumi sfocianti nel Baltico, ma anche Danubio e Volga);
  • faggio: la parola indoeuropea è *bʰeh₂ǵos, che potrebbe tanto riferirsi al faggio comune (Europa occidentale), quanto al faggio orientale (Caucaso e Urali)
  • leone: per il leone si è voluta ricostruire una radice *sinǵʰo-s, a partire dal sanscrito siṃha ‘leone’ e dall’armeno inj ‘leopardo’. Dato che si trova in aree così remote l’una dall’altra, la radice deve essere per forza di cose originaria (Walde-Pokorny-Devoto). Tuttavia è da notare che essa, in due lingue diverse, si riferisce a due animali distinti, che altro non hanno in comune se non l’essere grandi felini selvatici. Si deve considerare il fatto che, rispetto alla costellazione degli altri lemmi riferiti ad animali, che sono abbastanza univoci (in ogni caso, la distinzione fra due tipi di faggio salta meno all’occhio di quella fra un leopardo e un leone), questo lemma è particolarmente incerto nell’interpretazione. L’idea che ne risulta è che *sinǵʰo- indicasse più che altro un grosso felino. Si pongono dunque due possibilità: o l’armeno o il sanscrito attestano il significato originario. Ora, se il significato originario è ‘leone’, avrebbero ragione i sostenitori dell’ipotesi che vuole la Urheimat in India. Tuttavia, questo dato sarebbe in fortissima contraddizione con gli altri, in particolare con *bʰeh₂ǵos, il faggio. Se invece partiamo dal presupposto che l’etimo originario sia conservato nell’albanese, le cose cambiano radicalmente. Il leopardo, in età antica, era diffuso nell’Europa orientale, vicino al Caucaso, e in Anatolia. Ora, se accettiamo che *sinǵʰo- significa ‘leopardo’, le possibilità della Urheimat si restringono: o Caucaso-area anatolica (Renfrew, Gamkrelidze e Ivanov), o interessamento primitivo dell’area nord-pontica (Gimbutas). Dato che ogni elemento deve essere considerato nel contesto di tutti gli altri elementi disponibili, l’insieme dei dati relativi agli areali delle specie identificano una zona ristretta a est del mar d’Azov, poco a nord del Caucaso, come il luogo in cui gli Indoeuropei potevano aver incontrato tutti gli animali e le piante notevoli di cui il proto-lessico parla.

Probabili indizi culturali di una Urheimat nordica

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Accanto alle indicazioni della paleontologia linguistica, altri elementi a favore di una Urheimat nordica (come minimo sarmatica) degli Indoeuropei, sembrano venire da elementi della tradizione delle culture antiche di lingua indoeuropea, in particolare da alcuni miti cosmogonici attestati nei Veda antico-indiani. Cosa nota agli studiosi di antropologia è che alcuni tipi di mito cosmogonico arcaico sono collegati ai culti astrali. Stando a questa interpretazione degli archetipi mitologici, parrebbe che in alcuni inni vedici siano effettivamente adombrate (secondo un linguaggio figurato e in base alla concezione del mondo tipica dell’uomo arcaico) descrizioni di configurazioni astrali osservabili solo in aree dell’emisfero boreale non lontane dal circolo polare artico, in un’epoca molto anteriore alla fissazione per iscritto dei Veda stessi.

Considerando le circostanze geo-etnolinguistiche in cui sono stati prodotti gli inni vedici, è molto improbabile che tali descrizioni mitologiche di configurazioni astrali siano potute arrivare dall’esterno: si tratterebbe allora di memorie ancestrali, conservate sin dalle origini dai sacerdoti astronomi delle popolazioni indoeuropee poi migrate in India: memorie mitologiche ed elementari conoscenze astronomiche che gli indoiranici avrebbero portato con sé sin da una remota Urheimat settentrionale.[14]

Altre patrie indoeuropee

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All’interno del più generale problema indoeuropeo si sviluppa anche la questione dell’individuazione degli insediamenti originari dei maggiori raggruppamenti indoeuropei storici (a loro volta centri secondari di indoeuropeizzazione). Tra i diversi ambiti di indagini quelli che hanno sollevato una più vasta discussione sono[15] i seguenti:

Note

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  1. ^ Salta a:a b c d e f Francisco VillarGli indoeuropei e le origini dell’Europa, Bologna, Il Mulino, 1997.
  2. ^ J. P. Mallory, In Search of the Indo-Europeans, Londra, Thames and Hudson, 1989, p. 143.
  3. ^ Karl PenkaGustaf Kossinna
  4. ^ Marija Gimbutas, The Prehistory of Eastern Europe, vol. 1: Mesolithic, Neolithic and Copper Age Cultures in Russia and the Baltic Area, Cambridge, MA, Peabody Museum, 1956.
  5. ^ Francisco VillarGli Indoeuropei e le origini dell’Europa, Bologna, Il Mulino, 1997.
  6. ^ Salta a:a b c d e f g h Giacomo DevotoOrigini indeuropee, Firenze, Sansoni, 1962.
  7. ^ R. G. Latham fu inoltre il primo a formulare il Principio del Centro di gravità linguistico secondo il quale il più probabile punto di origine di una grande famiglia linguistica è l’area nella quale essa presenta il maggiore grado di diversità.
  8. ^ Karl Penka, Origines Ariacae, Vienna, Taschen, 1883, p. 68.
  9. ^ Bal Gangadhar TilakThe arctic home in the Vedas, 1903.
  10. ^ J. P. Mallory, In Search of the Indo-Europeans: Language, Archaeology and Myth (“Alla ricerca degli indoeuropei: lingua, archeologia e mito”), Thames & Hudson, 1989. Citato in Enrico CampanileBernard Comrie e Calvert WatkinsIntroduzione alla lingua e alla cultura degli indoeuropei, Bologna, Il Mulino, 2005.
  11. ^ J. P. Mallory, «The Homelands of the Indo-Europeans» [La patria degli indoeuropei], in Archaeology and language I. Theoretical and methodological orientations, a cura di Roger Blench e Matthew Spriggs, Londra–NY, Routeledge, 1997, pp. 93–121.
  12. ^ Thomas V. Gamkelidze – V. V. Ivanov, Indoevropjskij jazyk i indoevropejcy. Rekonstrukcija i istoriko-tipologieskij analiz prajazyka i protokultury, Tbilisi, Università Tbilisi Editore, 1984, i capitoli 11 e 12.
  13. ^ Marija Gimbutas, «Proto-Indo-European culture: the Kurgan culture during the fifth to the third millennia B.C.», in Indo-European and Indo-Europeans: Papers Presented at the Third Indo-European Conference at the University of Pennsylvania, a cura di George Cardona, Henry M. Hoenigswald e Alfred Senn, Philadelphia University of Pennsylvania Press, 1970, pagg. 155–198.
  14. ^ Bal Gangadhar Tilak,The arctic home in the Vedas, 1903.
  15. ^ Nello schema, ancora abbastanza tradizionale, proposto, da ultimo, da Frederik Kortlandt; ma ve ne sono numerosi altri e con approcci più innovativi, come quello proposto da James Patrick Mallory.
  16. ^ La civiltà delle terramare scompare improvvisamente intorno al XII secolo a.C. per essere soppiantata dalla cultura protovillanoviana (derivata dai campi di urne centroeuropei). Il legame fra gli italici e le terramare non è universalmente riconosciuto, alcuni studiosi hanno tentato di associare i Latino-Falisci alle terramare e gli Osco-Umbri al proto-villanoviano mentre altri preferiscono associare sia gli Osco-Umbri che i Latino-Falisci al focolaio protovillanoviano.

Bibliografia

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  • (ES) Francisco VillarLos Indoeuropeos y los origines de Europa: lenguaje e historia, Madrid, Gredos, 1991, ISBN 84-249-1471-6. Trad. it.: Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell’Europa, Bologna, Il Mulino, 1997, ISBN 88-15-05708-0.

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