Paolo Orsi e la città di Hipponion

Gli Scavi di Hipponion: Tesori Archeologici e Storia Antica

Hipponion, l’attuale Vibo Valentia, è una delle più affascinanti città della Magna Grecia, un tempo prospera polis greca e oggi un luogo ricco di testimonianze archeologiche. Gli scavi condotti in questa area hanno portato alla luce monumenti, templi e reperti che raccontano una storia millenaria di cultura, religione e architettura.

Uno dei principali protagonisti di queste scoperte è Paolo Orsi, celebre archeologo italiano, che nel XX secolo svelò al mondo alcuni dei più importanti tesori di Hipponion, tra cui un tempio dorico e una cinta muraria straordinaria.

Il Tempio Dorico di Hipponion: Un Faro per i Naviganti

Nel 1916, nella zona del Belvedere Grande, Paolo Orsi scoprì il basamento di un tempio dorico periptero in antis, databile tra la fine del VI e l’inizio del V secolo a.C. Questo edificio sacro, posizionato strategicamente su un’altura panoramica, fungeva probabilmente da punto di riferimento per le navi che veleggiavano lungo la costa tirrenica.

Il tempio, costruito con calcare di buona qualità, presentava una struttura complessa e armoniosa. La cella interna era tripartita:

  • Pronaos: l’atrio che precedeva la cella;
  • Naòs: la cella vera e propria;
  • Adyton: una parte retrostante, profonda e sacra.

Tra i pochi resti del tempio spiccano materiali decorativi come la sima, la cassetta e grondaie laterali decorate con gocciolatoi a testa leonina. Questi elementi, risalenti al VI secolo a.C., sono esposti al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Recenti indagini archeologiche hanno rivelato fosse votive e la probabile presenza di un’altra costruzione sacra nelle vicinanze del tempio, suggerendo che l’area avesse una forte vocazione religiosa.

La Cinta Muraria di Hipponion: Un Capolavoro di Architettura Difensiva

Nel 1921, Paolo Orsi scoprì un lungo tratto delle mura di Hipponion, già descritte nel XIX secolo dallo studioso Vito Capialbi. Questa cinta difensiva, costruita con grandi blocchi di arenaria tenera locale, è un esempio straordinario di opera isodoma, in cui i blocchi sono giustapposti senza l’uso di leganti.

Le mura, databili tra il VI e il III secolo a.C., presentano almeno quattro fasi costruttive, tra cui:

  • La più antica, realizzata in mattoni crudi (fango e paglia essiccati al sole), una tecnica utilizzata per secoli anche nelle case coloniche calabresi.
  • Le torri circolari su base quadrata, raccordate da lunghi tratti rettilinei, rivelano una progettazione avanzata per l’epoca.

Tra le strutture scoperte, spiccano una porta murata per ragioni di


Paolo Orsi

Nato a Rovereto, tra il 1869 e il 1877 frequentò l’Imperial Regio Ginnasio di Rovereto. Nel 1875, ancora sedicenne, come assistente di archeologia ed entomologia, entra a far parte della Società Museo Civico della sua città, mentre nel 1880 diverrà conservatore per la Sezione Archeologica e Numismatica, carica mantenuta sino alla sua morte. Nel 1877 intraprese gli studi umanistici presso l’Università di Padova, alla Facoltà di Lettere. Fra il 1878 e il 1879 si trasferì a Vienna per seguire corsi di storia antica e archeologia. Nel 1881 frequenta anche il corso di paleontologia all’Università di Roma, seguendo le lezioni di Luigi Pigorini. Nel 1882 si laurea in lettere a Padova. Nel 1884 chiede e ottiene la cittadinanza italiana. Dopo un breve periodo di insegnamento al liceo di Alatri in provincia di Roma, entrò nella direzione generale delle antichità e delle belle arti di Roma e, tra il 1885 e il 1888, lavora come vice-bibliotecario alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze, mentre dal 1888 inizia la sua carriera in Sicilia, presso il Museo Archeologico di Siracusa.

Prime ricerche

L’attività di ricerca di Paolo Orsi inizia già nella seconda metà degli anni settanta dell’Ottocento ed è orientata soprattutto verso l’antichità classica e la numismatica. Fortunato Zeni, uno dei fondatori del Museo civico di Rovereto, è il suo primo ispiratore e maestro. Presso lo stesso museo e presso la Biblioteca civica Girolamo Tartarotti di Rovereto si conservano i suoi primi appunti, che riportano meticolosamente tutte le prime esplorazioni e i suoi studi. Il suo primo lavoro, dedicato alle iscrizioni di epoca romana del Trentino, viene pubblicato quando aveva solo 19 anni.
Le sue prime ricerche sul campo si svolsero tra il 1881 e il 1883 in Trentino. Dopo gli studi romani con il professor Pigorini, Orsi inizia a dedicarsi soprattutto alla paletnologia e i suoi primi scavi, con i quali introduce i primi concetti di stratigrafia archeologica anche in regione, riguardano tre siti preistorici, da lui individuati grazie ad approfondite e capillari ricerche di superficie. Si tratta della Grotta del Colombo di Mori (età del Bronzo Antico), della Busa dell’Adamo di Lizzana (Mesolitico-Neolitico) e di Castel Tierno di Mori (età del Bronzo). A tali interventi fecero prontamente seguito anche le relative pubblicazioni degli scavi.

Lavori in Sicilia e in Calabria

Non avendo superato il concorso per la cattedra di archeologia all’Università di Roma, rimase nei ruoli della pubblica amministrazione, vincendo poi il concorso di ispettore di III classe degli scavi e dei Musei a Siracusa, dove venne inviato nel 1888 sotto la direzione dell’ormai anziano Francesco Saverio Cavallari. Qui, il territorio era sostanzialmente inesplorato e Orsi, forte delle esperienze acquisite, iniziò le sue indagini archeologiche fin dal 1889. Si dedicò allo studio della preistoria con attenzione ai luoghi e alle origini dei Sicani, dei Siculi e degli Itali nonché ai centri dell’età del Bronzo, fra cui Thapsos, e delle colonie greche, quali Naxos e Megara Hyblaea sulle quali uscì una sua monografia nel 1890 edita dalla Reale Accademia dei Lincei. Negli stessi anni eseguì delle ricerche in Calabria, in particolare a Locri, affiancando il direttore dell’Istituto Germanico di Roma Eugen Petersen e portando in luce il tempio di contrada Marasà e il gruppo marmoreo dei Dioscuri (in esposizione ora presso il Museo Archeologico di Reggio Calabria).
Nel 1891 subentrò al Cavallari nella direzione del Museo archeologico di Siracusa, dove si dedicò ad ampliare le sale e a incrementare le collezioni, oltre che all’inventario dei materiali posseduti.
Nel lavoro sui monti Iblei e la relativa valle che porta al mare, nel ragusano, scoprì (assieme al suo assistente Biagio Pace) templi, necropoli, mura, palazzi, monete presso Pantalica, Melilli, Stentinello, Castelluccio, Plemmirio, Cozzo Pantano, Thapsos, Branco Grande e Cassibile. Proseguì inoltre lo studio di Megara Hyblaea e le ricerche a Naxos. Esplorò quindi i vari complessi catacombali e le chiese bizantine, cristiane e giudaiche, fornendo una particolare interpretazione dell’architettura della Basilica di San Foca di Priolo. Nel 1896 avviò lo scavo di Camarina, nel 1889 avviò le indagini su Akrai, identificando Eloro, indi riportò alla luce l’antica città di Casmene. Si interessò anche di Terravecchia presso Grammichele (1890) e Ibla (1892).
Commissario del Museo Nazionale di Napoli per un breve periodo (1900 – 1901), lasciando però un’impronta indelebile. Infatti, gettò le basi per il riordinamento globale dell’Istituto (realizzato poi dal successivo direttore Ettore Pais), individuando dieci grandi raccolte di materiali. Proseguì quindi le ricerche su Camarina, poi Gela, pubblicando relativi saggi fra il 1904 e il 1906. Individuò il centro indigeno di Monte San Mauro a Caltagirone, quindi compì ulteriori scavi su Monte Bubbonia a Mazzarino, presso Centuripe e Licodia Eubea.
socio dell’Accademia nazionale dei Lincei.

Nel 1907 ricevette l’incarico di organizzare la Soprintendenza alle antichità della Calabria con sede a Reggio Calabria nonché contribuì alla nascita del grande Museo Nazionale della Magna Grecia; in particolare, lavorò a Reggio, a Locri, a Crotone, a Sibari, a San Giorgio Morgeto e a Rosarno, dove continuò lo studio sulla Magna Grecia. Scoprì città, un tempio ionico, antiche mura e i siti di Medma, Krimisa e Kaulon. Scavò per diversi anni a Monteleone di Calabria (l’attuale Vibo Valentia). Nel 1908 individuò il Persephoneion a Locri, dove eseguì ulteriori indagini nei dintorni. Promosse anche l’apertura di un locale museo civico nel 1914. Tra il 1917 e il 1921 scavò a Megara Hyblaea e in quegli anni identificò Morgantina.

Fu tra i fondatori della Società Italiana di Archeologia nel 1909. Nel 1920 fondò, con Umberto Zanotti Bianco, la “Società Magna Grecia” destinata a raccogliere fondi per gli scavi, e grazie ai quali poté scoprire un tempio ionico a Hipponion ed esplorare una necropoli a Torre Galli. Nel 1931, Orsi e Zanotti Bianco fondarono la rivista «Archivio storico per la Calabria e la Lucania».
Taccuino di lavoro N. 149 di Paolo Orsi, datato 1º giugno 1931 (scavi di Sant’Angelo Muxaro)
Nel 1907 a seguito del regio decreto che istituiva le Soprintendenze ebbe formalizzata la nomina a Soprintendente per la Sicilia Orientale con sede a Siracusa e competente per le attuali province di Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa, Catania e dal 1915 anche Messina. L’incarico fu reiterato nel 1923: con Regio Decreto gli venne affidata la direzione della Sovrintendenza alle antichità di Siracusa. Mantenne il doppio incarico anche in Calabria fino alla nomina di un nuovo Soprintendente per la Calabria nel 1924, indi si concentrò nell’attività in Sicilia, rifiutando anche la nomina ad una cattedra universitaria. Sempre nel 1924 fu nominato, su proposta di Ettore Tolomei, senatore del Regno d’Italia adoperandosi in favore dell’archeologia e della ricerca di fondi.

Scrisse oltre 300 lavori di fondamentale importanza, che lo portarono a vincere il Gran Premio di Archeologia dell’Accademia dei Lincei. La sua bibliografia fu ricca di opere e di temi, dalla preistoria all’età medievale, con grande attenzione alla Sicilia Orientale e alla Calabria, oltreché al territorio di Rovereto, delle Alpi e dell’Alto Adige.

Restò anche dopo il pensionamento a lavorare a Siracusa, per l’ordinamento del museo aretuseo che oggi porta il suo nome, fin quando, nel 1932, l’incarico alla Sovrintendenza passò a Giuseppe Cultrera. Lasciò Siracusa nell’autunno del 1934, per tornare a Rovereto dove morì l’8 novembre del 1935.

Elenco degli scavi e delle scoperte

1881-1883

Colombo a Mori, la Busa dell’Adamo e Castel Tierno nel Trentino;

1889

Akrai e Eloro

1890

Terravecchia di Grammichele

1892

Ibla

1893

Naxos

1896

Camarina

1900-1905

Gela

1902

Licodia Eubea

1903-1905

Monte San Mauro (Caltagirone)

1905

Branco Grande

1904-1906

Monte Bubbonia (Mazzarino)

1906-1908

Camarina (necropoli di Passo Marinaro)

1908

Locri (Persephoreion)

1910

Crotone (Calabria)

1910-1915

Messina

1912

Identificazione di Hipponion e Medma (Calabria)

1913-1915

Kaulonia (Calabria)

1916-1917

Catania

1917-1921

Megara Hyblaea

1928

Lipari, necropoli di contrada Diana

1928-1930

Monte Casale (Casmene)

1929

Piazza Armerina

1930

Leontinoi

1931-1932

Sant’Angelo Muxaro

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